Apprendo la notizia che la tenente di Vascello che nell’estate del 2020 aveva terminato il giuramento degli allievi sottufficiali della Scuola di Taranto improvvisando una coreografia sulle note di Jerusalema è stata assolta dall’accusa di disobbedienza per cui era stata inquisita dalla Procura militare. Il fatto in sé non deve meravigliare: più che un reato, l’ufficiale aveva commesso una sciocchezza, per la quale avrebbe meritato magari gli arresti, o magari una multa, per non aver pagato il borderò alla Siae. Ora c’è il rischio che il proscioglimento in sede penale comprometta anche l’azione in sede disciplinare. E la completa impunità per l’improvvisatrice del fuori programma, la cui eco è stata amplificata ovviamente dalla circolazione attraverso i social, costituirebbe un pericoloso precedente oltre che un pessimo esempio.
Da sempre nell’Esercito (e presumo anche in Marina) gli ufficiali hanno amato scherzare con i subalterni, magari nel corso dell’adunata. Ricordo un simpatico – quando voleva – tenente di fanteria che, leggendo una circolare per la prevenzione della pediculosi alla truppa schierata, cominciò a grattarsi ostentatamente il cuoio capelluto, suscitando ovviamente ilarità. Lo stesso rituale delle “presentazioni”, demonizzato come una pratica sadica in pellicole come “Marcia trionfale”, oltre a far tirar fuori la voce alle reclute costituiva un divertimento per gli anziani, che si compiacevano di vedere le “scimmie” impappinarsi a declinare le loro generalità, come dieci mesi prima era toccato a loro.
Ma il giuramento, no. Il giuramento non è solo una festa, in occasione della quale, prima della pandemia, si aprivano le caserme ai parenti delle reclute. Il giuramento è un qualcosa di sacro, come l’alza o l’ammainabandiera, durante il quale chiunque passi deve fermarsi, qualsiasi cosa faccia, e rimanere impalato sull’Attenti. Per rispettare il giuramento ci sono persone che sono morte in battaglia o che hanno accettato durissime condizioni di vita nei campi di concentramento. Ridicolizzarlo, o magari “sdrammatizzarlo” con un happening da villaggio turistico, vuol dire ridicolizzare le forze armate e i sacrifici che la condizione militare comporta. E anche “sdrammatizzarlo” non ha senso, perché vi sono momenti all’interno di un percorso di vita in cui non bisogna perdere di vista la dimensione tragica dell’esistenza.
Non posso fare a meno di ricordare come, quando ero un ragazzo, il motto che induceva ad arruolarsi in Marina molti giovani, compreso un mio carissimo amico, fosse l’iscrizione “Patria e Onore” che campeggia sulla facciata interna del palazzo dell’Accademia di Livorno. In seguito si scelse di attrarre i giovani col furbesco slogan “Entra in Marina, sarai un tecnico, girerai il mondo”, più adatto per un operaio delle piattaforme petrolifere che per un ufficiale o sottufficiale. In futuro dovremo aspettarci l’invito “Entra in Marina, diventerai un animatore del Club Mediterranée”?
Un marziano da Fazio?
Le disgrazie non vengono mai sole, e nemmeno le cattive notizie. Dopo l’assoluzione della tenente tic-toc, arriva l’annuncio che papa Francesco sarà ospite della trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Può darsi che fosse eccessivo il pathos della distanza che circondava i pontefici di una volta, e che induceva il giardiniere vaticano a nascondersi quando camminava per i viali Pio XII, per non imbarazzarlo con la sua presenza. Ma che il Vicario di Cristo condivida lo share con Luciana Litizzetto, questa Arabella del terzo millennio che si diverte a dire le parolacce come una attempata enfant terrible, non mi fa piacere. Fazio è un presentatore senz’altro bravo, capace come pochi altri di interpretare il volkgeist, e a volte anche il bivolkgeist. Ma non è il papa a trarre vantaggio dal recarsi da lui, piuttosto il contrario. Qualcuno ha scritto che Bergoglio con questa iniziativa cerchi di “convertire la Rai”, ma dubito che ci riesca. L’unico che ci provò seriamente fu Filiberto Guala, amministratore delegato dell’azienda di Stato dal 1954 al 1956, ma gli andò male, fu estromesso con una congiura di palazzo e si fece prete.
A costo di peccare di presunzione (tanto di peccati ne ho già tanti che uno più, uno meno…), mi permetto di suggerire a Sua Santità la lettura di un breve racconto satirico di Ennio Flaiano, o meglio ancora la visione di un film per la Tv che ne fu tratto nel 1983. È la storia di un alieno che arriva a Roma e sulle prime suscita in tutti interesse e curiosità. Ma dopo poco tempo l’effetto della novità è svanito, la sua presenza è inflazionata e nessuno più se lo fila. La prima volta che il Papa va in Rai può darsi che l’indice di gradimento si alzi, ma poi la gente ci si abituerà e comincerà a mugugnare: aridateci la Litizzetto!
Il titolo del racconto, e della pellicola, è Un marziano a Roma. Con la zeta, non con la x, mi raccomando.
Il Paese di Pulcinella. Ci eravamo illusi per un po’ di essere meglio, ma non è vero. Con l’apertura delle Forze Armate alle donne, altrove gestita neglio, da noi ha significato ulteriore svaccamento…
Don Lasagna è un cialtrone e non perde occasione di dimostrarlo.
Quella ragazza é riuscita a tirar fuori il vero “spirito di corpo” …cosa che manca da secoli nelle forze armate.I tempi son cambiati …Sveglia…
Figurarsi..e La Russa che continua dire che abbiamo l’esercito uno dei migliori(sciovinismo becero che si continua purtroppo a destra) in realtà è per sistemarsi..il posto.Perche non si dice quanto ammontava la busta paga dei militari Italiani in Afghanistan!!? Ormai la politichetta della sinistra è patologicamente endemica e coinvolge tutta indistintamente la nostra società..
Gatto: spirito di corpo ballicchiando come scemi?
Nelle Forze Armate USA le donne erano ammesse da tempo, anche in reparti combattenti. Però per passare le prove di valutazione erano soggette a sforzi uguali a quelli degli uomini (vedi Ufficiale e gentiluomo); non so se sia ancora così. Resta il fatto che nel periodo della seconda guerra del Golfo ci sia stato un boom di soldatesse in maternità…
Si diceva che, non essendoci ‘donne pubbliche’ in Irak, gli americani erano stati obbligati a portarsele da casa…
…si sa, il ‘morale della truppa’ passa anche di lì, forse soprattutto da lì…