Buona fortuna, Ringhio! Ne hai bisogno. La Dea del caso non ha occhi dolci per i mediani. Lei ama i numeri dieci. Ama i figli creativi della Sfera. Ai corridori di buona volontà del centrocampo, a quei guerrieri che pugnano anche per gli altri, Lei consegna solo pochi sguardi.
Buona fortuna, perché la tua panchina, quella del Palermo, non sarà – per te ex mediano – una historia facilis.
Te ne sei già accorto con la prima partita ufficiale: Palermo – Hellas Verona, sconfitta bugiarda, sconfitta e tanti pali colpiti dai tuoi volenterosi armigeri rosa, sconfitta dopo un partita generosissima, sconfitta perché il calcio è una limpida ingiustizia, un’ingiustizia proprio per te, buon cavalier calabro antico!
Lo sai. Chi allena e sta in panchina mica corre e salta nell’allegro massacro! L’allenatore non calpesta il campo fangoso ma tu vorresti ancora farlo. Contro il Verona volevi buttarti nella mischia e mutar così le sorti; ma non è più questa la tua vicenda.
Ti aspetta, allora, la sorte della razza di chi rimane a terra. Ti aspettano giorni in cui pensare, attendere, dubitare, scegliere, senza salir in campo. Per soffrire, tu ultimo discepolo di J. P. Sartre. Per comprendere così la fenomenologia della scelta. Cioè, una piccola e mediocre scelta modificherà ogni tua robusta consapevolezza. Basterà scegliere solo una posizione alla punta. Basterà cambiare l’esterno di difesa. Basterà poco, sul rettangolo erboso, e le tue certezze saranno già ansie e sconfitte. E non lo meriti tu che hai battagliato per disfangar armate (F. Acitelli).
Tu non meriti la ‘fragilità della panchina’, tu che eri Votato al sacrificio… che … mostravi una generosità antica. (F. Acitelli)
Per te, quindi, Ringhio, uomo benevolo, questo è il tempo per guardar il campo di battaglia con gli occhi astuti e bugiardi. Con gli occhi gelidi osserva la sconfitta e la vittoria. Dimentica un poco il tuo vecchio fuoco magnanimo. O considera – consenticelo – che la vittoria non è della generazione robusta e dura che forma i valorosi squadroni, ma è del giovane taciturno che su la carta col compasso alla mano sceglie un crocicchio fatale di strade che diverrà campo famoso di battaglia. (C .Cattaneo)