Dieci domande al calcio, italiano e internazionale. Anche se c’è silenzio. Soprattutto perché c’è silenzio. Oggi l’ultima.
Poco dopo l’una, l’Ansa ha battuto l’ultima notizia: non ci sono offerte vincolanti, la Salernitana rischia l’esclusione dalla Serie A. Uno scenario che, dovesse avverarsi, sarebbe da campionato post-sovietico. Ma come siamo arrivati fino a qui? Non se ne parla ed è giusto così. Altrimenti il pallone si schiatta. Eppure, qualche domanda, piccola, ce la poniamo noialtri. Dieci, non di più.
Perché si continuano a tollerare, a furia di rinvii, e in Serie A, due squadre riconducibili alla stessa proprietà? Perché rischierebbe di ripartire dalla D solo la Salernitana e non pure la Lazio che allo stesso disponente è da ricondurre?
Come mai si continuano a tollerare fenomeni di multiproprietà, palesi – come il rapporto tra Napoli e Bari di de Laurentiis – e meno, come le galassie di seconde squadre di fatto ma non di nome nel marasma della Serie C?
Perché è stato arrestato un presidente, tale Ferrero sul quale emergono notizie per cui avrebbe utilizzato “la Sampdoria come un bancomat” e nessuno – ma proprio nessuno – ha alzato un dito per chiedere trasparenza al calcio italiano?
Come è possibile che i maggiori club della Serie A, dalla Juventus al Napoli, siano coinvolti nello scandalo plusvalenze, e nessuno, nemmeno per provocazione, chiede di fermare i campionati?
Cosa sono le plusvalenze? E perché sono vent’anni che se ne parla e nessuno fa nulla per estirpare il “doping” amministrativo delle società?
Perché chi detiene i diritti tv non fornisce un servizio adeguato al prezzo (rincarato) che chiede agli utenti, nel silenzio imbarazzato della Lega Calcio?
Per quale ragione Messi e Cristiano Ronaldo, ormai agli sgoccioli di due carriere esaltanti, continuano a vincere trofei e riconoscimenti personali (leggi Pallone d’Oro) mentre vengono snobbati talenti veri, come Lewandoski, Haland, Mbappé oggi e Ibrahimovic ieri? Lo scelgono ancora i giornalisti o si accordano direttamente gli sponsor tecnici?
Perché la Uefa è tanto piena di boria quanto di incompetenti, al punto da non riuscire a portare a buon fine nemmeno un sorteggio nella sua competizione di punta, la cosiddetta Champions League? E perché ha scaricato la colpa sui fornitori esterni?
Da quando un biglietto in curva costa l’ira di Dio e una maglia in materiale sintetico costa fino a 120 euro e nessuna autorità, di quelle che misurano il cetriolo agli altri, interviene a garanzia dei consumatori? Davvero basta il valore del marchio a spacciare a caro prezzo roba che non vale nemmeno un decimo del prezzo chiesto al mercato?
Perché, nonostante sia uscito tutto fuori e qualcuno – come Platini – abbia pagato caro, i mondiali si terranno comunque in Qatar l’anno prossimo? E come mai si pretende di farne un’edizione ogni due anni?
Bonus track: dal momento che nessuno risponderà, facciamone anche un’altra. Che è successo a Sergio Aguero, perché si è ritirato? Che problemi cardiaci ha avuto? Ditelo, fate chiarezza, una volta per tutte: non date spazio di manovra agli imbecilli no vax, già insopportabili di loro cogli elenchi farlocchi di morti e feriti nello sport. Non “regalategli” pure questo. E diteci la verità, non lasciateci ricordare quello che diceva Zeman tanti (troppi?) anni fa. Il pallone – di cose poco chiare – ne ha raccontate fin troppe.
Quando le società sportive erano club sportivi e non Spa le cose andavano meglio.
Aridatece Benito Fornaciari, presidente del Borgorosso Football Club, in uno dei film più divertenti di Sordi.
Le magliette basta non comprarle, non andare allo stadio, non pagare un bajocco a DAZN ecc. Basta la radio come quando ero piccolo…Praticamente tutti hanno speso più di quello che potevano: ma perchè una grande società di serie A deve avere più di 800 dipendenti, pagare milionate a destra e manca come fossero bruscolini? Il più pulito ha la rogna? Bene, non contagiamoci più: ma chi se ne frega di squadre ormai più africane, balcaniche, brasiliane ecc. che italiane?
Tanti anni fa conoscevo una ragazza, Susanna Tre Re, che era la figlia di un grande calciatore, Armando Tre Re. Mi raccontava sempre due cose: che aveva avuto come padrino di battesimo Achille Lauro, perché all’epoca il padre giocava nel Napoli, e che all’epoca del fascismo i giocatori convocati in Nazionale non erano retribuiti, perché l’onore di servire sui campi di calcio la propria Patria era di per sé un premio.Così la squadra di Pozzo aveva vinto i Mondiali. Oggi itutto è cambiato, e non in meglio.
Tre Re.. ‘caspita. Che rimembranze!!!…il mio idolo immaginario da bambinello fanaticosissimo di giocatori del NAPOLI seguendo mio PADRE, e poi di Pesaola,postiglione,di Giacomo etc.Divenni juventino poi””Mattel Castano Sarti””per le grandi delusioni e Disorganizzazioni del Napoli,batteva il Milan e poi perdeva malamente con la Spal,lanerossi Vicenza, è per il suo comportamento inconcludente e che sembrerebbe stia continuando ancora oggi…
Sì, ma nessuno gioca più per la patria…anche perchè la patria non c’è più, poratata via dalla sconfitta nella WWII…
e anche dal Sessantotto e dai preti progressisti alla don Milani
Qualcosa della patria sopravviveva negli anni ’50, fino all’avvento di Moro e del centro-sinistra. Poi cominciò tutto ad andare in vacca… Mia madre diceva che prima comandavano quelli con la camicia nera, poi non era cambiato molto, solo che la camicia si era allungata, diventando tonaca…