«Virgen de la Caridad / Patrona de los cubanos / Con el machete en la mano / Pedimos la libertad» (strofa popolare)
Dagli albori della storia, ogni popolo ha sempre invocato i propri dei e i propri santi al momento di combattere. Non fa eccezione il popolo cubano, che più volte, nel corso dell’Ottocento, insorse contro il dominio coloniale spagnolo, guidato dai propri uomini migliori e dalla fede nella Vergine della Carità.
Si tratta di una statuetta della Vergine Maria con il Bambino in braccio e la luna sotto i piedi, ammantata di giallo, che sarebbe apparsa miracolosamente nella Baia di Nipe a tre raccoglitori di sale (due fratelli indios e uno schiavo negro), nel 1612 o nel 1628. Secondo storici laici, come Fernando Ortiz, invece, sarebbe probabilmente opera di un artigiano spagnolo alla fine del XVI secolo. Da quattrocento anni, essa si trova nel santuario del Cobre, a una ventina di chilometri da Santiago, ma il suo culto si è diffuso per tutta l’isola sia da parte della Chiesa Cattolica, sia delle religioni afrocubane, che la sincretizzano con Ochún, oricha (divinità) dell’amore, del matrimonio e della maternità.
Un aspetto particolarmente rilevante della sua storia, come vedremo, è il suo culto da parte degli indipendentisti cubani, diffuso non solo a livello popolare, come testimoniato da varie coplas (strofe), ma anche tra gli stessi capi rivoluzionari. Non è il caso del deista José Martí, refrattario al culto cattolico, ma già il suo amico fraterno, Fermín Valdés Domínguez, scriveva che «la miracolosa e cubana Vergine della Carità è santa e merita tutto il mio rispetto, poiché fu un simbolo nella nostra guerra gloriosa», raccontando poi come la madre gli raccomandasse di portarne la medaglia al collo, come protezione dalle pallottole nemiche.
Un altro preclaro esempio è quello del generale Antonio Maceo, che nel corso della sua vittoriosa campagna per liberare la parte occidentale dell’isola, indossava lo scapolare della Vergine della Carità. Ma già, durante la guerra dei Dieci Anni (1868 – 1878), Carlos Manuel de Céspedes, dopo essere entrato vittoriosamente nella città di San Salvador de Bayamo, faceva celebrare nella chiesa principale una Messa di ringraziamento alla Vergine della Carità. Addirittura si raccontavano casi di apparizioni miracolose in cui Ella incitava i combattenti rivoluzionari, detti mambises, addirittura combattendo armata di machete, la loro arma prediletta.
Questa devozione mariana dei patrioti non è un’eccezione cubana, ma ricorre anche negli altri Paesi latinoamericani. In Venezuela, gli antenati di Chávez, nel corso delle guerre bolivariane, avevano indossato uno scapolare della Madonna del Carmelo, ereditato dal Presidente venezuelano. In Argentina, uno degli atti della presidenza di Perón fu la consacrazione della Vergine di Luján come Patrona della Nazione. In Messico, durante la rivoluzione del 1810, il sacerdote don Hidalgo elesse la Virgen de Guadalupe, originaria dell’Estremadura, a Patrona degli indipendentisti, mentre le forze colonialiste spagnole si affidavano alla Virgen de los Remedios, che fu raffigurata in uniforme da generale spagnolo. Dopo la sconfitta di queste ultime, essa fu espulsa dal Messico repubblicano, in quanto “compromessa” politicamente.
Del resto, anche la Spagna aveva una lunga tradizione al riguardo, dall’asturiana Virgen de Covadonga, paladina della Reconquista contro i Mori, fino alla Madonna del Rosario, fautrice della vittoria di Lepanto, per arrivare all’aragonese Virgen del Pilar, ispiratrice della lotta contro l’invasione napoleonica. Anche la guerra contro Cuba, quindi, fu combattuta anche sul piano celeste. Ad esempio, la Virgen de los Desamparados da Valencia fu portata a Santiago con grande sfarzo e solennità da parte delle autorità civili ed ecclesiastiche. Un foglio rivoluzionario del 1871 irride gli appelli del cappellano del Cobre (spagnolo) a pregare la Vergine della Carità, affinché termini l’insurrezione, ricordando che l’attuale Re di Spagna (Amedeo di Savoia, che regnò dal 1870 al 1873) era figlio minore di Vittorio Emanuele II, lo stesso di Porta Pia.
In effetti, dal punto di vista iconografico, la Vergine della Carità non aveva particolari motivi per essere considerata cubana, anche se la canoa e i tre scopritori, possono rappresentare rispettivamente l’isola di Cuba e la sua popolazione mista. Nondimeno, la devozione popolare La raffigurava spesso con il viso scuro, o vestita dei colori nazionali bianco e azzurro – mentre la lealista Virgen de Covadonga era vestita di oro e cremisi –, o con in fronte la stella solitaria mambí. Si arrivò a rileggere i colori nazionali in chiave religiosa: il bianco per la Sua purezza, l’azzurro per il Suo manto e il rosso per la Sua carità.
Nel 1899, un anno dopo l’indipendenza cubana, mutilata dall’intervento e dall’occupazione statunitense, anche la statua fu sacrilegamente rubata e danneggiata per asportarne le pietre preziose, ad opera di uno straniero. Tuttavia, fu restaurata e ricollocata in luogo, oggetto del culto e della venerazione di tutti i Cubani, compreso il clero, parte del quale – specie le alte gerarchie – aveva precedentemente sostenuto il dominio spagnolo. Addirittura fu chiesto a Roma che fosse concesso per la Vergine della Carità un ufficio proprio, che cadesse il 20 maggio, data dell’indipendenza cubana, anziché l’8 settembre, giorno della Natività di Maria, come la Virgen de Covadonga.
L’iniziativa per chiedere però che fosse consacrata come Patrona di Cuba venne da parte di un gruppo di veterani mambises, che il 24 settembre 1915 si riunirono presso il Santuario del Cobre, e scrissero a Benedetto XV, che li esaudì il 10 maggio successivo. Vent’anni dopo, Pio XI concesse la Coronazione della Vergine della Carità, mentre, tra il 1926 e il 1932, fu costruito l’attuale edificio del santuario, elevato a Basilica nel 1977 da Paolo VI. In questo modo, anche le massime autorità della Chiesa Cattolica hanno sancito ufficialmente quella speciale relazione che il popolo di Cuba ha sempre avuto con la sua protettrice celeste, la Virgen Mambisa.