Le donne, i cavalier, la racchetta e gli amori. Una bella e interessante intervista a Nicola Pietrangeli è stata pubblicata dal Corriere della Sera e rilanciata da Dagospia. Un monumento dello sport italiano che ripercorre la sua storia intima e pubblica. Dalla sua nascita, svelando di essere di madrelingua russa e francese. Alla sua famiglia, originaria dell’Abruzzo, era emigrata in Tunisia dove il nonno aveva avuto successo come costruttore. La guerra, poi, impose l’esilio. E il ritorno in Italia dove ha imparato la lingua della sua famiglia “ascoltandola” in giro.
La grande impresa sportiva a cui è associato Pietrangeli è, chiaramente, la conquista della Coppa Davis nel ’76. In Cile, alla faccia di Pinochet e della sinistra che costrinse lui e i suoi compagni di squadra a partire scortati dalla polizia. E che, dopo il trionfo, tentò di salire sul carro del vincitore. Pietrangeli ha dichiarato.
“La difesa del viaggio a Santiago per giocare la finale è la cosa di cui vado più fiero, l’unica che non sono disposto a dividere con nessuno, perché di quel trionfo hanno cercato di impossessarsi in troppi. Il merito sportivo è solo dei tennisti, ma a giocare laggiù li portai io. Contro tutto e tutti. Mi rifiutai di regalare la coppa a Pinochet.
Con Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli partimmo scortati dalla polizia, le minacce di morte non le scordo. Capisce perché non posso avere simpatia per la sinistra?”.
La vita di Pietrangeli è scandita dall’amore, dalle donne. Ma gli amori veri, quelli profondi, si contano come sempre sulla punta delle dita
«In vita mia, ho amato quattro volte: Susanna, la madre dei miei tre figli, Lorenza, che mi ha lasciato perché non la sposavo, Licia, con cui ancora non ho capito perché è finita, e Paola, 60 anni, con cui ci frequentiamo. Non vorrei passare per maschilista ma vestito di bianco, sullo sfondo rosso o verde di un campo, facevo la mia figura…».
Tra i flirt di Pietrangeli, anche quello con un’autentica dea del cinema italiano. Una donna che ha scolpito di sé l’immaginario pop di un’intera nazione. E il cui mito di bellezza, di freschezza e di seduzione non accenna a diminuire.
«In un periodo in cui ero libero, e lei era libera, sono uscito con Edwige Fenech. La porto a cena, al tavolo accanto c’è Luca di Montezemolo, glielo presento. Mi sono dato la zappa sui piedi da solo ma che facevo, finta di non conoscerlo?».
Ed i comunisti de noantri se la pigliarono proprio lì!