L’improvviso ritorno dei talebani in Afghanistan con la conseguente fuga degli americani ha messo a soqquadro la opulenta ed obnubilata società globalizzata impegnata a combattere, seppur confusamente, il micidiale virus Covid-19. Si tratta di una Caporetto storico-politica senza precedenti che segue la disfatta sovietica del 1989. Adesso è la Repubblica comunista cinese a guardare all’Afghanistan. Forse non lo farà con un’invasione – visti i rovinosi precedenti – ma con strumenti di natura economica. È da vedere, nel caso consolidino il proprio potere, se i talebani faranno accordi con la dittatura cinese considerato che l’Islam avversa profondamente il Comunismo.
Ed allora sorgono i tanti quesiti, ci si addentra nelle numerose analisi senza conoscere misteri e segreti di un estremo Oriente vasto e vivace, imperscrutato ed imperscrutabile, suggestivo ed enigmatico.
In proposito, provvidenziale giunge in libreria, per la Iduna Edizioni, «La strada della seta», libro dell’esploratore svedese Sven Hedin (1865-1952), un personaggio che l’estremo Oriente lo ha attraversato, analizzato, meditato, rispettato.
La prefazione di Paolo Mathlouthi è utile per introdurre l’appassionato e curioso lettore in un mondo tutto da scoprire. Già la via della seta, un qualcosa di antichissimo. Il primo a parlarne fu Ferdinand von Richthofen (1833-1905), noto geografo tedesco – di cui si è avuta generica conoscenza nel 2019 allorquando, il Governo 5 Stelle/Lega sottoscrisse con la Repubblica comunista cinese un «Memorandum d’intesa sulla collaborazione nell’ambito della “via della seta economica” e dell’iniziativa per una via della seta marittima del 21 secolo».
Si tratta di una fitta rete di itinerari terrestri, marittimi e fluviali che fin dall’antichità si andò sviluppando per migliaia di chilometri dando vita a scambi commerciali in Asia centrale, Medio Oriente, Mediterraneo fino a giungere a Roma.
«La strada della seta» di Sven Hedin è un diario redatto dal noto esploratore svedese durante uno dei tanti viaggi effettuati in estremo Oriente nei primi anni Trenta. Avendogli il Governo cinese commissionato la costruzione di «due autostrade fra la Cina e lo Sinkiang», territorio quest’ultimo rivendicato dai cinesi ma controllato dall’URSS, Hedin si avvale di collaboratori di varia nazionalità, tecnicamente competenti, consapevoli dei rischi che l’impresa comporta. Annota ogni evento facendo emergere quanto di specifico ruota attorno a «La strada della seta»: conflitti religiosi, scambi e battaglie economico-commerciali, rivendicazioni territoriali, disordini interni ad alcuni paesi; una miscela esplosiva ancora oggi attiva ed operante.
Nel percorrere strade impervie ed imprevedibili con i paesaggi che mutano repentinamente, Hedin e la sua spedizione devono fare i conti anche con le temperature in alcuni casi sotto lo 0. Ma l’indomito viaggiatore è temprato a tali sfide visto che, fin dalla giovane età, avendo deciso di votarsi alle esplorazioni, era solito rotolarsi nella neve e dormire con le finestre aperte sfidando i rigori dell’inverno nordico. La spedizione ebbe carattere scientifico ed Hedin si guadagnò la fama di massimo esperto mondiale di quell’area. Ammirato in Patria, conseguì lusinghieri riconoscimenti a livello internazionale. L’Italia gli rese onore fin dal 1910 allorquando giunse nella capitale per tenere il 30 gennaio, al Collegio Romano, presente Re Vittorio Emanuele III, una conferenza sui viaggi effettuati nella regione del Tibet. Nella circostanza venne insignito di una medaglia per i grandi successi conseguiti nel campo delle scienze geografiche.
Anche la Germania di Hitler corteggiò Hedin cercando di capire e carpire i segreti di quel mondo dal quale era attratta. Ciò avvenne nel 1936, vigilia delle Olimpiadi, troppo tardi per guardare all’estremo Oriente viste le fosche nubi che si andavano addensando in Europa e non solo nel vecchio continente. Proprio il rapporto con la Germania di Hitler venne contestato ad Hedin nel secondo dopoguerra, accusato di aver subito una certa fascinazione della Germania nazional-socialista. Hedin in pieno conflitto – la sua Svezia era neutrale – pare abbia pronosticato la vittoria dell’Asse contro il Bolscevismo. È comunque opportuno sottolineare che i rapporti fra Hedin e la Germania intercorsero ben prima dell’avvento di Hitler al potere.
Gli oltre settanta volumi tradotti in una trentina di lingue testimoniano la grandezza di Sven Hedin, peraltro riconosciutagli a livello mondiale. «La via della seta» è un documento essenziale della sua opera.
Per prenotare il libro Info:
associazione.iduna@gmail.com