La guerra culturale esiste e gli americani sono i più bravi a farla. L’espressionismo astratto statunitense, la corrente di Pollock, de Kooning, Motherwell, Kline e molti altri? Un’operazione sotto copertura della CIA. Se non è uno scenario da film Hollywoodiano, poco ci manca: eppure è ormai un fatto pressoché assodato.
La CIA, nella guerra fredda culturale, comprese che questo movimento artistico radicale, di base a New York, avrebbe potuto contribuire a sottolineare la libertà intellettuale degli Stati Uniti del secondo dopoguerra, in opposizione al regime staliniano dell’allora URSS.
La CIA dei liberal
Noi italiani dovremmo ricordare bene come il Comunismo sovietico mostrava allora (e oggi?) di avere una forte attrattiva di tipo “spirituale” nei confronti di molti intellettuali e artisti occidentali.
La neonata CIA, dopo la fine della guerra, decise allora di creare una divisione dedicata alla propaganda, controllando quasi un migliaio tra giornali, settimanali e organi di stampa in genere. Non si pensi però nè a Goebbels né agli agenti CIA hollywoodiani, in abito e occhiali scuri: nell’era del McCartismo e del dominio di Hoover sull’FBI, l’agenzia di Langley era una sorta di oasi liberal.
I giovani neolaureati delle università dell’Ivy League che componevano i primi quadri di questa organizzazione riconobbero nell’espressionismo astratto lo strumento perfetto per combattere i sovietici per due ragioni.
La prima: la sua natura di arte astratta avrebbe evidenziato ancora di più la sua novità e libertà rispetto al dogmatico realismo sovietico.
La seconda: la maggior parte degli artisti di tale movimento avevano simpatie comuniste o quasi e odiavano il governo americano. Questo li rese dei perfetti agenti inconsapevoli del governo americano.
Furono create perciò commissioni e fondazioni ad hoc, con l’aiuto di milionari e miliardari compiacenti che, giurando di mantenere il segreto sull’operazione, ricevevano e giravano i denari della CIA.
Un’operazione quasi simpatica, se comparata a ben altre operazioni condotte dall’agenzia segreta americana, che però fin dal principio mostrò la grande abilità di reclutare i suoi stessi nemici per i propri scopi.
Armi di seduzione di massa
Sebbene in maniera relativa, infine, questo episodio può dimostrare l’importanza pratica della cultura e come persino gli ultraliberal USA abbiano ceduto all’utilizzo di arte, cinema, letteratura come “arma di seduzione di massa”. Fin dalle sue origini, e in tutto il Novecento, il Governo americano seppe utilizzare astutamente la cultura popolare, interna e internazionale, per i propri fini. Senza scadere dunque nel più becero complottismo, possiamo immaginare qualcosa di simile accadere ancora oggi?