Lo Shakhtar di Mircea Lucescu ha fermato sullo 0-0 il Bayern Monaco di Pep Guardiola nell’andata degli ottavi di finale di Champions League e resta in corsa, a sorpresa, per la qualificazione. La squadra di casa non giocava una partita ufficiale da dicembre (ha svolto una tournée in Brasile) e, a causa del conflitto in corso in Ucraina, è stata costretta a disputare la sfida nello stadio di Leopoli, al confine con la Polonia, a più di mille chilometri da Donetsk.
Nonostante le difficoltà, con i tedeschi c’è stata partita eccome, contro i pronostici della vigilia: in ombra Robben, Goetze e Ribery, male Xabi Alonso, espulso nella ripresa. Mercoledì 11 marzo, all’Allianz Arena, il ritorno. Per gli uomini allenati da Guardiola lo 0-0 è un risultato pericoloso, perché con un pareggio con gol sarebbero eliminati.
Lo Shakhtar Donetsk, tra tutte quelle interessate da questi recenti disordini, è la squadra più famosa e quella con la più lunga tradizione di vittorie: ha vinto gli ultimi sei campionati e ha ottenuto risultati significativi anche nei tornei europei, ai quali partecipa regolarmente dalla stagione 2008’09, anno in cui vinse la Coppa Uefa.
Il miglior risultato ottenuto in Champions League fu la qualificazione ai quarti di finale ottenuta nella stagione 2010-‘11 battendo la Roma. L’allenatore da dieci anni è il rumeno Mircea Lucescu (noto in Italia perché allenò brevemente l’Inter alla fine degli anni Novanta). Dal 2009 lo Shakhtar gioca le partite di casa alla Donbass Arena, uno stadio da circa 52 mila posti, molto apprezzato a livello europeo. Da circa un mese, però, la situazione è notevolmente cambiata.
Il 23 agosto scorso due forti esplosioni hanno danneggiato una parte dello stadio, e al momento è molto improbabile che lo Shakhtar possa tornare a giocare alla Donbass Arena in tempi brevi. Il 3 settembre scorso, inoltre, alcuni uomini armati hanno temporaneamente occupato la sede della società, in circostanze ancora oggetto di indagini. I giocatori, i preparatori e tutto lo staff dello Shakhtar hanno vissuto anche in un albergo a poca distanza da piazza dell’Indipendenza, a Kiev, e si sono allenati nella piccola palestra dell’albergo.
“Non è facile per noi svegliarci la mattina, aprire i giornali e le televisioni”, ha detto il capitano della squadra, il 32enne difensore croato Darijo Srna, allo Shakhtar da undici anni.
“È casa mia. Sono felice lì. Il giorno in cui la guerra finirà, ritorneremo a Donetsk e bacerò la strada”, ha aggiunto Srna.
Dalla metà degli anni Novanta il presidente dello Shakhtar Donetsk è Rinat Akhmetov, un ricco imprenditore del settore minerario con un patrimonio che secondo Forbes si aggira intorno ai 12,5 miliardi di dollari. Negli anni, grazie ai soldi investiti da Akhmetov – che hanno peraltro reso possibile la costruzione del nuovo stadio nel 2009 – lo Shakhtar è riuscito ad acquistare calciatori di grande fama internazionale che difficilmente si sarebbero trasferiti a Donetsk se non motivati dalla promessa di ingaggi molto elevati. Allo Shakhtar Donetsk, inoltre, è emerso in anni recenti il talento di alcuni calciatori brasiliani come Willian (Chelsea) e Fernandinho (Manchester City).
Da grande scopritore di talenti qual è sempre stato (fu lui a Brescia a lanciare Andrea Pirlo), Lucescu ha sempre puntato molto sul mercato brasiliano, prelevando giocatori giovanissimi in stock per poi farli maturare e rivalutarli tantissimo. Oggi i pezzi più pregiati sono il centrocampista Fred, che ha anche esordito nella Selecao, gli attaccanti Luiz Adriano (corteggiato a lungo anche dalla Roma) e Dentino (scuola Corinthians), gli altri centrocampisti Fernando, che ha disputato la Confederations Cup, e Douglas Costa (anche lui nazionale).
In Ucraina il presidente Akhmetov è soprattutto noto per gli ottimi rapporti di amicizia che per anni ha avuto con l’ex presidente dell’Ucraina Viktor Yanukovich, deposto.
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Secondo Orysia Lutsevych, una ricercatrice del centro studi britannico Chatham House intervistata dal New York Times, Akhmetov ha beneficiato a lungo – anche sul piano finanziario – dei rapporti con Yanukovich. Ancora oggi, sebbene Akhmetov abbia espresso posizioni favorevoli verso il nuovo governo ucraino, in molti dubitano che si tratti di opinioni sincere, sostiene Lutsevych.
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