C’è una petizione che gira in rete. Una delle tante, create da gente che non ha granché da fare. Come noi, che le commentiamo pure. Ma è una petizione da firmare. Chiede alla Federazione Italiana Gioco Calcio di trasformare la Coppa Italia sul modello della FA Cup inglese, la Football Association Challenge Cup, in buona sostanza, la vecchia Coppa d’Inghilterra. Perché?
Beh, per capirlo basterebbe dare uno sguardo al numero degli spettatori della FA Cup e compararlo con quello della Coppetta Italia. Ma non è solo questione di numeri. C’è un fascino sottile che la FA Cup esercita su tutti i veri appassionati di calcio. E non solo su di loro.
LA MAGICA ALBIONE, La FA Cup è nata nel 1872 (la Coppa Italia solo negli anni Venti del secolo scorso); negli ultimi anni la competizione inglese ha avuto oltre 750 club iscritti ad ogni edizione. La Coppa Italia ha solo una settantina di partecipanti. Come mai? Perché il principio della Coppa d’Inghilterra è semplice. La Coppa la vince la squadra più brava (e magari la più fortunata) di tutto il panorama calcistico inglese. E se dicono tutto, vuol dire proprio tutto. Alla FA Cup, ancora oggi, può partecipare ogni squadra, anche quelle iscritte alle categorie più infime, a condizione – appunto – che disputi un campionato e che abbia uno stadio sicuro, seppur minuscolo. E il fascino è tutto qui. E’ nell’archetipo di Davide contro Golia. Nell’idea, nella fantasia-bambina di ognuno di noi che il più debole possa per una volta affrancarsi e mettere sotto il più forte. Succede nelle leggende popolari, come quella di Robin Hood, ma perfino nella narrativa sportiva. Basti pensare al divertentitissimo “Come gli SS Wanderers vinsero la Coppa d’Inghilterra”, romanzo di James L. Carr, ispirato proprio al trofeo del quale stiamo parlando.
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IL CORAGGIO DEI NANI. Ma succede anche nella realtà. Tanto che nello scorso fine settimana le cronache sportive di tutta Europa hanno osannato le imprese delle squadre di serie inferiore, tra cui il Bradford (terza serie) e il Middlesborough (seconda serie) capaci di eliminare ai sedicesimi di finale il Chelsea e il City. Che è successo? E’ il calcio, ha risposto semplicemente Mourinho. Anzi, è il bello del calcio. Del calcio diverso da quello italiano. Quello che in Italia non avviene mai (o quasi), succede invece perfino in Francia, dove il Guingamp, squadra di seconda categoria è stata capace di vincere nel 2009 la Coppa allo Stade de France di Parigi strappandola, in un derby bretone, ai cugini del Rennes che militano in massima serie. E sempre in Francia tutti ricordano la splendida cavalcata del Calais, dalla quarta categoria fino alla finale di Coppa scippata dal Nantes solo grazie ad un rigore inesistente. E da noi? Intanto che ci organizziamo per firmare la petizione, non resta che ricordare qualche caso isolato di David contro Golia in Coppa Italia. Coppa che, per la verità, in un’occasione è stata anche vinta da una squadra di serie B, ma si trattava del Napoli, nel lontano 1962. Poi, poche sorprese dalle squadre di categoria inferiore: chi fu ad un passo dal mettere le mani sulla Coppa partendo dalla serie B, in effetti, fu solo il Palermo del ‘74, allenato niente meno che da Corrado Viciani.
All’Olimpico, a pochi minuti dal fischio finale, i rosanero erano in vantaggio grazie al gioco corto del Maestro e ad un gol di Magistrelli. Ma proprio al 90’ l’arbitro Gonella s’inventò un rigore per il Bologna. E alla fine Viciani e il Palermo, dopo i supplementari e i tiri dal dischetto, dovettero lasciare ancora una volta la coppa nelle mani di giocatori di serie A.
A pochi passi dalla finale si fermò invece la Ternana di Santin e Andreani, proprio nell’anno della retrocessione dalla serie B alla C1, nel 1980. Nonostante il campionato deludente, i rossoverdi furono capaci di eliminare Verona, Fiorentina e Napoli. In semifinale si trovarono di fronte la Roma di Roberto Pruzzo e al Liberati stavano per compiere il miracolo, fin quando, a pochi minuti dal termine vennero gelati dal gol del pareggio dell’odiato Romeo Benetti, reo d’aver stroncato la carriera di uno dei calciatori più amati a Terni, Franco Liguori e – da quel giorno – anche i sogni della finale di Coppa Italia.
Un altro calcio, un’altra epoca. Non resta che firmare la petizione, con l’illusione di riaccendere la passione di uno sport diventato sempre più freddo e privo di sogni capaci di ridare un po’ di speranza ai vecchi tifosi-bambini.