“Il nostro intento è di contribuire per quanto possiamo a fornire gli strumenti culturali e concettuali idonei ad affrontare gli scenari presenti e a breve termine e quindi a ridefinire tanto la micro- quanto la macro-fisica del potere” Così il filosofo Alessandra Colla descrive Krisis, blog di approfondimento culturale e geopolitico online da ottobre.
Un prodotto editoriale che si pone come alternativa all’informazione tradizionale: un laboratorio in cui operano autori di diverse provenzienza e formazione, tutti sotto pseudonimo affinché “il lettore non venga mediato dall’identità del soggetto che scrive ma dall’oggettività dello scritto” e convinti che “la mappa non è il territorio”. Più chiaro di così…
Dott.ssa Alessandra Colla cos’è Krisis?
Krisis è prima di tutto un esperimento o, se vogliamo, un laboratorio. Più precisamente, come si legge nella presentazione del blog, «è scelta, giudizio, interpretazione; dove c’è krìsis c’è chiarimento, scelta di campo, analisi del reale; dove c’è krìsis si chiariscono le posizioni, si frantumano i pregiudizi, si elaborano progetti».
Un progetto che nasce in quale contesto?
Diciamo che negli ultimi mesi è accaduto che entrassero in contatto (nel reale, nel virtuale o in entrambe le situazioni) persone di provenienza e formazione diverse, accomunate però dalla convinzione che mai come oggi si stia giocando la partita più importante per il futuro assetto planetario: l’alternativa è fra un mondo unipolare americanocentrico (un pericolo che incombe dal 1989 e che si è fatto più concreto con l’11 settembre) e un mondo multipolare in cui ci sia almeno la possibilità di scegliere. Così, io e altri abbiamo avuto l’idea di cooptare queste persone invitandole a condividere le loro analisi e i loro punti di vista in uno spazio comune — il blog di Krisis. Nasce da qui l’opzione di far firmare gli articoli con pseudonimo, perché vogliamo che il lettore non venga mediato dall’identità del soggetto che scrive ma dall’oggettività dello scritto.
Come è maturata l’idea di un blog geopolitico?
Per la verità Krisis vuole occuparsi non soltanto ma anche di geopolitica: disciplina basilare per una corretta comprensione delle dinamiche planetarie in corso. Purtroppo è ancora diffusa un’errata percezione del potere, della sua collocazione e dei suoi meccanismi: benché gli studi di Michel Foucault sulla microfisica del potere risalgano ormai a 40 anni fa, si continua a coltivare una concezione del potere antecedente alle rivoluzioni francese e russa. Il nostro intento è di contribuire per quanto possiamo a fornire gli strumenti culturali e concettuali idonei ad affrontare gli scenari presenti e a breve termine (compatibilmente con la complessità della situazione mondiale, che rende impossibile perfino l’identificazione di tutti i fattori in gioco, figuriamoci fare previsioni sul lungo periodo), e quindi a ridefinire tanto la micro- quanto la macro-fisica del potere.
Quali saranno gli argomenti principali delle vostre analisi e quale il taglio che darete ad esse?
Intendiamo trattare qualunque argomento da una prospettiva antimondialista — ovvero da una prospettiva radicalmente opposta a quella dell’uniformazione planetaria sostenuta oggi soprattutto dal blocco ideologico che va sotto il nome di Occidente, e il cui braccio armato è rappresentato dagli Stati Uniti — senza mai perdere di vista il motore immobile della politica (e dei disastri) di oggi: l’economia. Al mondialismo — progetto basato comunque su una struttura gerarchica al vertice della quale sta l’Alta Finanza, con posizioni di prestigio riservate ai gangli bancari, alle Borse e alle alchimie dei cambi monetari — c’è chi risponde con soluzioni “liquide”, cioè con l’assenza di qualsiasi prerogativa dello Stato politico, e chi con un ritorno al vecchio modello di stato-nazione. A nostro avviso occorre prima di tutto partire dal dato oggettivo della trasmutazione antropologica che rende impossibile un ritorno ai modelli passati, e poi offrire spunti per formulazioni autenticamente altre. L’Italia è sempre stata il laboratorio che ha proposto al mondo nuovi modelli politici: noi abbiamo la presunzione di contribuire alla formazione del probabile modello politico prossimo venturo, alternativo e opposto rispetto a quello mondialista.