Vent’anni. Tanto è durato l’ostracismo del Torino nelle coppe europee: dal pareggio casalingo del 1994, in Coppa delle Coppe, contro l’Arsenal, alla serata di ieri contro i non irresistibili svedesi del Brommapojkarna. Vent’anni. A parte un rapido passaggio dodici anni fa nella defunta e secondaria Coppa Intertoto, c’è un’intera generazione di tifosi del Toro (fachireschi, direbbe un vecchio cuore granata come Gian Paolo Ormezzano) che è cresciuta assistendo alle partite con Sassuolo, Mantova e Frosinone e finora le partite internazionali le aveva viste solo in televisione. Ragazzi che al massimo organizzavano le trasferte a Cesena o Livorno. E adesso, all’improvviso, si trovano proiettati in Europa: da Stoccolma a Spalato, la prossima fermata della Ventura band (non contro lo storico Hajduk bensì per affrontare il più modesto, e si spera abbordabile, Rnk Split).
Ieri sera allo stadio Olimpico la soddisfazione e l’entusiasmo erano palpabili. Ventitremila spettatori paganti a metà agosto per una partita senza storia (i granata partivano da un confortante 0-3 in trasferta) non sono roba da tutti i giorni. A Torino, ma neppure in altre città italiane. Per non perdersi il debutto casalingo in Europa League molti tifosi hanno rinviato la partenza per le vacanze, altri sono hanno lasciato le mogli in spiaggia e sono tornati in città per una sera, altri ancora hanno bruciato un giorno di ferie e si sono assentati dal lavoro. Era troppo forte la voglia di esserci, di poter dire “ero presente”.
I 90 minuti contro i volenterosi svedesoni si sono così trasformati in una passerella di mezza estate per la vecchia guardia (capitan Glik, il nazionale Darmian e Moretti i più acclamati) e per i volti nuovi: l’usato sicuro rappresentato da Nocerino e Molinaro, il regista ispanico Ruben Perez, l’under 21 di scuola interista Benassi e il funambolico attaccante venezuelano Martinez. Ma soprattutto è stata l’occasione per celebrare il ritorno del figliol prodigo Fabio Quagliarella, tornato a rivestire la maglia del Toro (con la quale è cresciuto) dopo nove di “esilio” in seguito al fallimento del 2005. Un rientro trionfante, accolto da un’ovazione seguita dall’abituale coro “Chi non salta bianconero è”, tanto per far capire all’attaccante campano che sulla Torino di sponda granata è benvenuto malgrado l’ultima casacca indossata.
L’unica nube in una serata gioiosa e spensierata (a parte quelle che hanno provocato un acquazzone a metà del secondo tempo) è stata l’incognita sul futuro di Alessio Cerci, tenuto in tribuna perché ancora a corto di preparazione. Il presidente Cairo ha confermato l’intenzione di tenerlo, a patto che la punta sia motivata e convinta di restare; ma a Torino l’impressione è che l’attaccante della Nazionale sia già sul piede di partenza. Destinazione Milano (sponda rossonera) oppure Madrid (Atletico). Purché i potenziali acquirenti si presentino con almeno 18 milioni di euro, in caso contrario è difficile che Cairo lo lasci andare via.
Cerci o non Cerci fra due settimane si torna in campo, a Spalato contro il Rnk Split, parente povero dell’Hajduk e club da sempre considerato di sinistra, in passato vicino ai partigiani titini. Una formazione che sta facendo bene nel campionato croato e in Europa League (ha già superato tre turni), ma che dovrebbe essere ampiamente alla portata degli uomini di Giampiero Ventura. Si gioca il 21 a Spalato, mentre il ritorno sarà il 28 agosto a Torino. Chi vince accederà ai gironi di coppa, quelli che garantiscono più partite, incassi e introiti televisivi.
Le altre italiane in Europa
Nelle stesse date scenderanno in campo altre due società italiane impegnate nelle coppe europee: Inter e Napoli. Se l’urna di Nyon è stata benevola con i nerazzurri di Mazzarri (ai playoff di Europa League affronteranno i modesti e sconosciuti islandesi dello Stjarnan), al Napoli è andata molto meno bene: nei preliminari di Champions League i ragazzi di Benitez dovranno affrontare i sempre rognosi baschi dell’Athletic Bilbao.