Da vent’anni i tifosi del Toro guardavano le partite di coppa alla televisione. Fatta eccezione per una parentesi nell’Europa di secondo piano, il defunto torneo Intertoto che serviva come preliminare di Coppa Uefa, disputato senza troppo successo nel 2002 dalla squadra allora guidata da Camolese, l’ultima partita internazionale dei granata fu quella per i quarti di finale della Coppa delle Coppe al leggendario stadio Highbury di Londra, nella primavera del ’94: sconfitta 1-0 con l’Arsenal e fine dei sogni europei per i ragazzi di mister Mondonico.
Sono passati vent’anni, ma sembra un secolo. Basti dire che quell’Arsenal, che poi vincerà la Coppa, era ancora a tutti gli effetti una squadra inglese: da Seaman a Dixon, da Alan Smith a Tony Adams, da Paul Merson a Nigel Winterbourn, con George Graham in panchina. Ora trovare un suddito di Sua Maestà nelle file dei Gunners, è un’impresa. Due decenni dopo il Torino si ripresenta alla ribalta di un calcio europeo completamente trasformato dai soldi delle pay-tivù, dai rubli degli oligarchi russi e dai petrodollari degli emiri arabi. E lo fa entrando dalla porta di servizio per via dell’estromissione del Parma, che sul campo aveva conquistato l’ultimo posto utile per ottenere il passaporto europeo. Salvo poi scoprire di non avere tutte le carte in regola (leggi ritardi nei pagamenti Irpef) per ottenere la licenza Uefa, indispensabile per partecipare alle competizioni internazionali.
Il Toro quindi torna in Europa e il merito principale è di Giampiero Ventura, che nel club del presidente Cairo è ormai qualcosa di più di un allenatore. Da quando sulla panchina granata si è seduto l’ex trainer di tante “provinciali” di successo (Bari in primis, ma anche Pisa, Udinese, Lecce, Cagliari), dopo sei anni di improvvisazione un po’ dilettantesca si è finalmente passati a una programmazione seria (grazie anche al lavoro del Ds Petrachi) e i risultati si sono visti: primo anno promozione in A, secondo anno salvezza quasi comoda e terzo anno 7° posto e qualificazione Europa League, sia pure in modo rocambolesco.
Ma c’è un altro risultato raggiunto da Ventura, forse persino più importante del biglietto per l’Europa. Un obiettivo che lo stesso allenatore genovese aveva posto fin dal primo giorno della sua avventura a Torino, in un clima di depressione e contestazione per via di annate inconcludenti, fallimenti, saliscendi fra la serie A e la B e promesse mai mantenute. “Dobbiamo ridare ai tifosi l’orgoglio di tirar fuori le bandiere granata e riportarli allo stadio”, era stato l’imperativo del mister. E in effetti c’è riuscito. Non solo con i risultati, ma anche facendo giocare bene la squadra, lanciando un buon numero di giovani, rivitalizzando alcuni “senatori” e soprattutto ricostruendo due talenti che rischiavano di smarrirsi, prima Cerci e poi Immobile.
Ora il bomber napoletano, primo granata a rivincere la classifica marcatori dopo Pulici e Graziani, andrà via. L’offerta del Borussia Dortmund era troppo allettante, per tutti. Ma a Torino nessuno si è stracciato le vesti. Si è capito che nel calcio contemporaneo le “bandiere”, purtroppo, hanno un prezzo. E che il progetto Ventura andrà avanti anche senza Immobile, purché il presidente Cairo reinvesta i soldi della plusvalenza dell’attaccante della Nazionale e Petrachi continui a scovare giovani talenti in Italia e all’estero.
I preliminari di Europa League, però, costringeranno ad anticipare l’avvio della preparazione e ad ampliare la rosa. Il rischio di un flop è sempre in agguato, così – seguendo il solco tracciato da Ventura – per rinforzarsi il Torino ha già preso un difensore svedese a parametro zero, il nazionale Jansson; e il valido laterale del Santos Bruno Peres. Ha prolungato i contratti di Glik, Moretti, Padelli e al serbo Maksimovic e Radio Mercato dà come probabili gli arrivi del giovane venezuelano Martinez, di Gabbiadini, Zaza, forse l’argentino Lanzini del River Plate.
Scottati da vent’anni di delusioni, i tifosi del Toro stanno preparando il tour europeo con gioia ma anche con un certo distacco. Essere arrivati in EL solo per i guai del Parma, oltretutto, non dà soddisfazione e li ha privati dei grandi festeggiamenti in programma se Cerci avesse messo dentro quel maledetto rigore di Firenze, al 93° minuto dell’ultima partita di campionato. Infine, strano a dirsi, la prima partita di Coppa di fine luglio sarà anche il debutto internazionale di mister Ventura, un “capitano di lungo” corso che all’età di 66 anni non ha mai assaggiato i tornei europei, dopo aver sfiorato la qualificazione nel 2010 con il pirotecnico Bari di Gillet, Ranocchia, Bonucci e Barreto. Una sfida nella sfida, per Mister Libidine.