Vabbè che l’importante è partecipare. Ma togliersi qualche soddisfazione, sognando di ripetere “notti magiche” passate alla storia, ha un altro sapore. Aroma di caffè, quello buono, e sapore di Paesi lontani, affogati nel mezzo di un continente oltreoceano. Prendete una squadra piccola, tosta e orgogliosa come il Costa Rica, dategli un Mondiale nella patria del samba e le danze possono cominciare.
I Ticos sono finiti nel girone dell’Italia. La squadra centroamericana affronterà gli azzurri il 20 giugno. E sarà di sicuro una partita speciale per il Costa Rica. C’entra poco un italiano come Cristoforo Colombo che, girando a zonzo per le Americhe, scoprì quella terra lontana nel 1502. Il Belpaese è nel destino anche calcistico dei Ticos. La prima volta che si qualificarono a un Mondiale fu a Italia 90. Mente esplodeva la fiaba di Totò Schillaci, i costaricani allenati da quella vecchia volpe di Bora Milutinović raggiunsero gli ottavi di finale, vincendo nel girone con Svezia e Scozia. Poi si arresero alla Cecoslovacchia, perdendo 4-1 con una tripletta del bomber Tomáš Skuhravý, vecchia conoscenza del Genoa. Da quelle “notti magiche” i Ticos si sono qualificati altre due volte ai Mondiali: nel 2002 in Corea e nel 2006 in Germania. Ma non sono mai andati oltre la fase a gironi.
Oggi arrivano in Brasile con le stimmate della comparsa. Troppo forti le avversarie di un girone di ferro in cui, oltre l’Italia, affronteranno Uruguay e Inghilterra. Difficile possano andare oltre. Nel Costa Rica giocano qualche buon calciatore e tanti gregari. I punti di forza sono il veloce attaccante Joel Campbell, di proprietà dell’Arsenal ma in forza all’Olimpiacos, e il compagno di reparto Ruiz del Psv Eindhoven. Esterno destro gioca uno che si chiama Borges ma lasciate perdere lo scrittore.
L’unica perla è il portiere, Keylor Navas, che si è affermato come rivelazione della Liga di quest’anno difendendo i pali del Levante. Uno che chiamano “il gatto” e che, in campionato, è riuscito a stregare persino la pulce Messi. E sul quale ha messo gli occhi mezza Europa, Atletico Madrid e Napoli comprese. Un altro portiere in ritiro con la nazionale è Esteban Alvarado. Se Navas è il gatto, lui potrebbe essere la volpe. Ma con il carattere di una tigre: difende i pali dell’Az Alkmar, in Olanda. Nel 2011 fu accusato di violenza carnale da una donna. Ed è riuscito pure a farsi espellere nella finale di coppa nazionale con l’Ajax per aver preso a calci un tifoso che aveva fatto invasione. E’ una delle 4 riserve convocate dal ct Pinto, che ancora deve diramare la lista definitiva dei convocati. Nella pacifica “Svizzera delle Americhe”, uno come Alvarado è una mosca bianca.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=ScLaIh30Mwg[/youtube]
L’unico precedente del Costa Rica con gli azzurri risale a un’amichevole di preparazione ai Mondiali di Usa ’94: l’Italia si impose con uno striminzito 1-0, rete di Beppe Signori. Ma c’è un altro precedente, in realtà. Risale al 1984, Olimpiadi di Los Angeles: gli azzurri sono una squadrone di giovani e fuori quota che detteranno legge di lì a poco in Italia e in Europa. In porta c’è Zenga, in difesa Baresi e Vierchowod, davanti Serena e Massaro. Ma i centroamericani riescono a strappare una vittoria storica, grazie a una rete di Riversare nel primo tempo. Dopo la scoperta di Colombo, il Costa Rica fu conquistato da un certo Vásquez de Coronado, che fondò la città di Cartago, capoluogo del Paese fino al 1823. Cartagine si può giocare la rivincita delle guerre puniche con Roma. Didone non c’è più, Enea è scappato da millenni. Ma ai Ticos sognare altre “notti magiche” non costa nulla.