Se c’è un supereroe dell’universo marvelliano che può essere considerato patriottico fin nelle midolla, questi è senza dubbio il vecchio Capitan America. Certo, quelli della concorrente DC hanno Superman il quale specie in passato si è spesso lasciato ritrarre accanto alla bandiera stelle e strisce. Ma il figlio di Krypton è un alieno in trasferta, un profugo spaziale, un supereroe col permesso di soggiorno e non un americano verace.
Vengono poi gli altri, l’allegra combriccola degli eroi calzamagliati d’ogni risma, superpotere e perché no? appartenenza politica. Così gli X-Man e l’Uomo Ragno danno l’idea d’esser democratici e progressisti, mentre i magnati Bruce Wayne , Tony Stark e rispettivi alter ego, sembrerebbero propendere per i repubblicani. Ma e Capitan America per chi parteggerebbe? Semplice e disarmante: per la patria. E si, Steve Rogers è uomo d’altri tempi (finì ibernato tra i ghiacci polari durante la seconda guerra mondiale, per poi venir decongelato in tempi moderni), patriottico,altruista, indenne d’ogni paura.
Insomma una sorta di John Wayne palestrato con scudo e mascherina, cui fanno schifo i nemici della nazione, siano essi i feroci nazisti alla Teschio Rosso, o perfidi maoisti in stile Fu Manchu. Ma ecco che nel secondo capitolo della saga hollywoodiana del nostro eroe (negli Stati Uniti deve ancora uscire), tutte le sue granitiche certezze vengono a cozzare contro un muro d’inganni e d’ambiguità.
Benvenuto nel ventunesimo secolo capitano! Un’epoca incomprensibile per un purista del tuo stampo; tutto Dio, Patria e famiglia: cose un po’ desuete nell’America della crisi, guidata da un presidente pacifondaio (ma non troppo), con i nemici esterni ridotti a qualche sparuto dittatore asiatico, orfana del suo nemico numero uno, e incapace di ritrovare il suo ruolo di sceriffo del mondo. Un supereroe il nostro capitano sull’orlo d’una crisi di nervi: che proprio non comprende chi sia il vero nemico, confuso dalle trame misteriche e dai sotterfugi di un’intelligence poco allineata coi suoi ideali di giustizia e libertà.
Sarà anche per questo che gli sceneggiatori di questa nuova avventura dell’eroe dallo scudo hanno orchestrato una trama che lo vede a disagio nell’eseguire gli ordini sibillini ricevuti dallo S.H.I.E.L.D. Lo stesso Nick Fury dopo d’aver scoperto che l’organizzazione è stata infiltrata da agenti nemici dell’Hydra né farà dolorosamente le spese.
Toccherà quindi a capitan America svelare il mistero e castigare i traditori: un compito arduo per chi come lui è abituato a guardare il mondo con un’ottica alla John Ford, che vede ben distinti gli schieramenti dei buoni e dei cattivi. A complicare il tutto un nuovo e più terribile avversario: Il Soldato d’Inverno, un super mercenario dell’ex concorrenza sovietica in vena di rivincita post comunista.
Il temibile figlio della steppa (che colla maschera sembra tal quale il misterico e vaticinante Adam Kadmon), e che con i venti spiranti dalla Crimea appare di grande attualità,darà del filo da torcere all’invitto americano, nel corso di alcune scene di lotta davvero ben riuscite. La regia affidata ai fratelli Antony e Joe Russo appare abbastanza curata, mentre la sceneggiatura opera dell’accoppiata Stephen Mac Feely e Christopher Markus è decisamente sotto tono rispetto a quella de Capitan America Il primo Vendicatore.
Tra gli interpreti, a parte il nerboruto Chris Evans, abbiamo un Samuel L. Jackson in discreta forma, e una sempre fascinosa Scarlett Johansson cui però non s’addice proprio la rossa capellatura; infine l’inossidabile Robert Redford che veste con la consueta disinvoltura i panni del segretario Alexander Pierce.
Un film questo cui sembra toccare il compito (neppure troppo velatamente), di preparare il terreno, o meglio lo schermo, al prossimo episodio di Avengers, nello stile ormai consolidato di casa Marvel destinato a portare a compimento i vari cicli narrativi, in una sorta di telenovela supereroica dal retrogusto seriale. Il risultato però non pare all’altezza del primo lungometraggio, che brillava per una trama più aderente al fumetto, e quindi al personaggio. Perciò Capitan America: Il Soldato D’Inverno, pur divertendo (soprattutto per gli effetti speciali d’alto profilo e le belle sequenze d’azione), non ha lo stesso spessore narrativo e l’originalità del primo film,di cui verrà considerato con ogni probabilità un sequel incolore.