C’è da chiedersi se esista ancora il diritto in questa ottusa Europa. Ieri per la gara Legia Varsavia-Lazio, a rischio scontri dopo le scintille tra supporter nella partita d’andata, circa duecento tifosi italiani sono stati fermati prima del fischio d’inizio. Una decina – come mostrano alcuni filmati diffusi dalla polizia polacca – avrebbero compiuto atti di vandalismo, lanciando pietre contro una camionetta delle forze dell’ordine. Ma gli altri centonovanta, tra cui giovanissimi, donne e anche un disabile, erano semplicemente in attesa di andare allo stadio partendo da un caffè centrale, utilizzato come punto di raccordo per il raduno. Tutti sono stati oggetto di una “retata” preventiva che non si può non definire indiscriminata e incivile. Perché se è legittimo fermare dei facinorosi, altrettanto discutibile – usiamo un eufemismo – è bloccare sostenitori italiani preventivamente.
Molti laziali sono stati già rilasciati dopo l’identificazione, ma non c’è ancora chiarezza sui nomi dei fermati, presso la sede della polizia municipale di Varsavia.
Questa la ricostruzione del responsabile comunicazione della Lazio, Stefano De Martino: “La polizia locale ha deciso di fermare preventivamente i tifosi per evitare disordini”. Igli Tare, direttore sportivo della Lazio, a SkyTg24: “Ieri mattina abbiamo ricevuto un gruppo di nostri tifosi che era preoccupato per la propria sicurezza e, tramite noi e l’Ambasciata italiana, cercava di garantirsela. Di conseguenza abbiamo avuto un contatto con la polizia polacca per far scortare i nostri tifosi allo stadio, ci hanno garantito questo sostegno dando come punto di ritrovo un noto locale di Varsavia. All’arrivo degli agenti, però, i tifosi non sono stati scortati allo stadio, ma portati nei vari commissariati. Noi ringraziamo l’Ambasciata italiana che ha cercato in tutti i modi di aiutare questa gente che non ha fatto nulla. Erano a Varsavia solo per vedere una partita di calcio, qualcosa è successo ma non c’è stata nessuna violenza, né nulla di particolare.”. Dura la presa di posizione del presidente della Lazio Claudio Lotito: “Dobbiamo accertare come sono avvenuti i fatti, altrimenti rischiamo di criminalizzare le persone. Dalle notizie che abbiamo noi di ieri, i nostri tifosi sono stati aggrediti dai tifosi polacchi e c’è da dire che anche il loro comportamento all’andata non era stato proprio così corretto. Poi che alcuni dei nostri si siano attrezzati con mezzi di offesa lo apprendiamo dai giornali”.
In serata la Lazio ha diffuso sul sito ufficiale una nota con le utenze dell’ambasciata italiana in Polonia per le comunicazioni urgenti e la rassicurazione per i famigliari dei fermati: “Tutti i trattenuti hanno ricevuto cibo e sono reclusi nei vari commissariati cittadini. A tutti loro è stato garantito il diritto di difesa in lingua italiana e pertanto le deposizioni sono effettuate in lingua madre con ausilio di traduttori”.
L’ambasciatore italiano a Varsavia, Riccardo Guariglia, fotografa così la situazione: “La magistratura polacca, ha dovuto distinguere tra chi si era reso protagonista di episodi più gravi e chi invece – come hanno detto le forze dell’ordine – ‘a titolo preventivo è stato trattenuto e fermato’. Comunque abbiamo un funzionario fisso alla questura di Varsavia per monitorare la situazione. I ragazzi sono trattati bene, alcuni sono spaventati e disorientati, ma vengono nutriti e c’è assistenza medica per chi ne avesse bisogno. Hanno parlato di un’azione preventiva, che si è rivelata piuttosto decisa. Il fermo di così tante persone non è una cosa da poco. Bisogna tenere in conto che nulla sarebbe successo se non ci fossero state delle scintille. Il messaggio deve essere quello di mantenere la serenità, la Polonia è un paese civile”. Di sicuro un paese civile, in Europa, organizza un servizio d’ordine accurato per una gara internazionale e non ferma indiscriminatamente decine di tifosi. E tutto questo non è successo a Varsavia.