«Canto i ragazzi che hanno fatto il Risorgimento con slancio ideale; gli alpinisti di Ardito Desio che si sono aggrappati alle pareti assassine del K2 per piantarci il tricolore; dell’originalità del futurismo; di Paolo Borsellino e di chi, come lui, si è sacrificato dimostrando che un sol uomo con la schiena dritta vale più di una moltitudine piegata ad ogni compromesso.»
È perentorio Skoll, l’artista milanese che oscilla tra il cantautorato e il rock aggressivo, parlandoci di “Eroica”, il suo nuovo album uscito in aprile. È un disco dai suoni crudi, dalle atmosfere cupe e dagli arrangiamenti essenziali: alla presenza continua e predominante dei distorsori fanno da contrappunto il pianoforte e il violoncello.
Tra i suoi dischi infatti c’è il duro e ruvido Sole e acciaio, concept album dedicato a Yukio Mishima e al Giappone tradizionale, e l’acustico Il segreto di Lacedemone per chitarre, pianoforte e campionature elettroniche, senza contare uno dei suoi primi lavori (è sulla scena dal 2000), Evita, destinato a raccogliere fondi per i poveri dell’Argentina e il recente Armilustri absinthium, intenso album di ballate per chitarra e pianoforte. «La musica pop si rivolge ad un pubblico enorme – dice Skoll – per questo deve parlare un linguaggio comprensibile alle masse. Inevitabile quindi la banalizzazione del linguaggio musicale) oltre che l’inutilità di una autentica espressione artistica».
Da vero artista autarchico, è curioso di ciò che lo circonda e ama Battiato («un genio»), Ruggeri, Van De Sfroos, il folk rock del musicista ceco Daniel Landa e la potenza sonora di gruppi come i Rammstein. Skoll tiene decine di concerti all’anno non solo in Italia ma anche in tutta Europa spingendosi persino in Canada e si esibisce ora da solo, ora con i fedeli Fabio Constantinescu alle chitarre e al basso e Davide Picone alle tastiere.
*da Il GiornaleOFF