Un piccolo miracolo ignorato dalla maggior parte dei media Italiani si sta svolgendo in suolo Britannico durante queste settimane. La squadra italiana di Rugby League (la versione a tredici del più diffuso Rugby a quindici) ha compiuto due imprese storiche nel quadro della Coppa del Mondo che si sta svolgendo in Gran Bretagna battendo prima i padroni di casa dell’Inghilterra (15-14) e poi il Galles al Millennium Stadium di Cardiff (32-16) e pareggiando infine con la Scozia. Il Rugby League considerato uno degli sport più fisici e brutali nel mondo nasce proprio tra le classi proletarie inglesi della fine del XIX secolo come risposta al Rugby Union (Rugby a 15) tradizionalmente giocato dalla aristocrazia e dalla ‘upper class’ Britannica. Il Rugby League introduce regole più semplici e un gioco più fisico e spettacolare allo scopo di attrarre grandi folle e raccogliere profitti che assicurino la copertura finanziaria per gli infortuni dei rugbisti proletari.
Il League si diffonde nelle regioni industriali di Inghilterra e Francia e poco più tardi nei principali centri urbani di Australia e Nuova Zelanda. Proprio in Australia il Rugby League diventa lo sport nazionale che unisce le varie comunità australiane: la maggioranza anglosassone, e la minoranza aborigena, ma anche le popolose comunità di emigranti quali quella italiana, greca e libanese.
Il sogno australiano è entrare nella NRL (il campionato nazionale di League) e giocare per i Kangaroos, la squadra nazionale Australiana che ha dominato la coppa del mondo di Rugby League per gli ultimi cinquanta anni. Eppure quando le qualificazioni per la coppa del mondo hanno preso inizio grandi star della League Australiana come Anthony Minichiello e Aidan Guerra (vincitori della NRL con i Sydney Roosters) non hanno esitato a schierarsi con la Nazionale italiana. Nonostante questi campioni siano pagati profumatamente in Australia nessuno si è lamentato dell’umile rimborso spese di 200 sterline (300 euro) a settimana offerto dalla piccola federazione di Rugby League Italiana. Questi campioni non scendono in campo per denaro ma per l’orgoglio dei loro nonni e genitori, per l’attaccamento alla madre patria e a un italianità che è riflessa nelle loro facce e nei loro cognomi: Minichiello, Guerra, Mantellato, Tedesco, Napolitano.
Nel panorama sportivo italiano sempre più spesso corrotto dal materialismo e popolato da icone di dubbia moralità, i guerrieri del Rugby league rappresentano una rinfrescante alternativa. I campioni italo-Australiani insieme ai compagni di squadra nati e cresciuti in Italia or all’estero rappresentano l’attaccamento alla terra e al sangue. Un attaccamento a una patria a volte ingrata ma che non si dimentica. Mai.
*professore ordinario di cinema alla Victoria University of Wellington – New Zeland