Seguo ormai da alcuni mesi le schermaglie tra i diversi rappresentanti dei partitini di Destra venuti fuori dalla diaspora di Alleanza Nazionale e sono sempre più convinto che il dibattito sul futuro della Destra politica italiana non può essere marginalizzato, con tutto il rispetto, a delle piccole sigle elettorali dell’1 o del 2 %. Ritengo, invece, che un largo consenso (almeno attorno al 10 % dell’elettorato) si possa tranquillamente raggiungere attraverso un unico contenitore di riferimento.
È evidente tuttavia che bisogna, come adesso dicono un po’ tutti, ripartire da quelle idee-valori che il nostro patrimonio identitario esprime da sempre. Del resto proprio la loro messa in discussione, negli ultimi anni di Alleanza Nazionale, ci ha portato lentamente alla scomparsa dallo scenario della politica italiana. Oggi però c’è un fatto nuovo. La rinascita di Forza Italia ci impone, infatti, una seria riflessione su cosa dobbiamo concretamente fare nei prossimi mesi.
È evidente che c’è, ed è sotto gli occhi di tutti, tutto un movimentismo di Destra, in particolare sui blog o sui social network, che conferma una frenetica attesa di un momento di sintesi che sappia catalizzare, da Bolzano a Trapani, tutto un mondo, che della propria militanza ne ha fatto una bandiera di vita. Se non si riesce a cogliere a pieno l’entusiasmo di questa spinta dal basso, per delle mere logiche personalistiche, si rischia di continuare ad essere ininfluenti per molto tempo ancora. Il problema degli ex-colonnelli non si pone se in questo nuovo contenitore l’elettore, legge elettorale permettendo, sarà chiamato con il suo voto a fare la selezione alla nuova classe dirigente. In ogni caso appare sensato predisporre delle primarie di base obbligatorie per tutti. Riprendere, pertanto, i temi tradizionali della nostra militanza, quali la riforma dell’assetto costituzionale, in senso presidenziale, della Repubblica, la sacralità della vita, la tutela alle fasce più deboli della società ed il problema dell’immigrazione clandestina, che, devono essere i punti di partenza del nuovo partito, è un dato indifferibile.
Per inciso non escludo a priori la validità di riprendere il vessillo di Alleanza Nazionale della prima ora. Ovvero un moderno partito neoconservatore di respiro europeo. È necessario, infine, ripartire dalle cose che ci uniscono, perché la passione, la militanza della gente comune per la Destra non è stata certamente casuale o fortuita, ha invece delle profonde radici. E questo sentimento, fondato sul convincimento della diversità di essere di Destra, ha rappresentato nella sua accezione positiva un unicum, una qualità, un modo di essere e di stare assieme all’interno di una grande comunità, differente dalle altre perché ricca di una sua storia e di una sua tradizione; ma al contempo aperta a chiunque volesse indirizzare la propria vita politica e sociale sui binari della probità, della correttezza e della coerenza, solo così si è riuscito a creare quel meraviglioso ambiente umano che ha scritto delle pagine indimenticabili della politica italiana e che oggi abbiamo il dovere, a tutti i costi, di preservare dall’oblio e di rilanciare per il futuro.
*Fabrizio Fonte, Vice-Presidente Vicario del Centro Studi Dino Grammatico