Andrea Tremaglia, consigliere comunale a Bergamo per Fratelli d’Italia, parla delle prospettive del partito in occasione del congresso di Trieste che si svolgerà il 2 e 3 dicembre.
Fratelli d’Italia va a congresso. Che prospettive per il partito, da un punto di vista locale?
Abbiamo davanti settimane e mesi decisivi per il partito e per la nostra Nazione. I sondaggi ci dicono che il centrodestra potrebbe governare l’Italia e la realtà economico-sociale che ci si troverebbe a governare è delicatissima: occorrono interventi netti, ideati senza attenzione al bilancino elettorale, ma al futuro dell’Italia. Il mondo sta cambiando radicalmente. L’immigrazione incontrollata va arrestata, il rapporto con l’Europa ripensato drasticamente, le garanzie sociali ripristinate, la questione giovanile e quella demografica affrontate. Di questi temi dobbiamo parlare a Trieste per fornire a Giorgia Meloni pienissimo mandato per azioni decise. Credo che una dialettica interna a Fratelli d’Italia, gestita con intelligenza, potrebbe solo aiutare in questo senso.
Fdi sembra proporre, più che autonomie regionali, il federalismo municipale. Da consigliere comunale, cosa ne pensi?
La sfida è pratica ed è quella dell’efficienza di Stato ed enti locali. I cittadini davanti a un consigliere comunale non parlano di diritto amministrativo, ma di problemi pratici. Siamo gli operai della politica. Le formule possono essere tante e differenti, ma i cittadini riconoscono subito quali enti funzionano per loro e li preferiscono a quelli inefficienti, non è questione di essere statalisti, regionalisti o municipalisti.
È ovvio che la bussola politica di Fratelli d’Italia sia quella dell’unità nazionale: questa però prescinde dai diagrammi amministrativi. L’Italia è storicamente terra di campanili, le distinzioni locali sono parte dell’italianità. L’orgoglio e il significato dell’essere italiani oggi però non si possono demandare a (pur necessarie) politiche culturali o formule amministrative: si tutelano mostrandosi credibili nei rapporti con le altre Nazioni ed essendo efficienti nella macchina pubblica. La remissività internazionale e la disorganizzazione burocratica sono sfide all’unità nazionale molto più urgenti dei secessionismi.
Quali sono i problemi che il partito può affrontare in un consiglio comunale come quello di Bergamo?
A Bergamo la destra è sempre stata presente e protagonista: la prima sfida è anzitutto essere all’altezza di questa tradizione. L’ultimo sindaco di centrodestra della città, Franco Tentorio, è nato e cresciuto nel MSI. Buona parte dei consiglieri di centrodestra oggi in consiglio hanno origini in quello stesso mondo. Incredibile, se si pensa che Bergamo è sempre stata una città moderata, democristiana. Al tempo stesso, proprio la matrice cristiana della nostra città e al contempo l’etica del lavoro bergamasca hanno mantenuto sempre alta l’attenzione sui temi etici, sulla sicurezza, sulla legalità. E anche sull’italianità: Bergamo è la Città dei Mille, protagonista del Risorgimento e della Grande Guerra. Tutti temi storicamente di destra. Sintetizzare e presidiare queste sensibilità, accompagnandole a un’azione amministrativa efficace, è la sfida attuale di Fratelli d’Italia in consiglio comunale.
Il sindaco Gori lascerà Bergamo per andare a candidarsi in Regione. Pensi possa farcela?
Anzitutto non ha lasciato Bergamo e neppure ha ancora chiarito se in caso di sconfitta alle regionali si rimetterà a fare il Sindaco come se nulla fosse. Gori è molto ambizioso, molto intraprendente e ha un grande potenziale in termini di risorse. Sarebbe un errore darlo per sconfitto in partenza, anche se tutti i sondaggi indicano un buon margine per il centrodestra in Lombardia. Anche la sinistra sembra aiutarci, frammentandosi: ma non è quello il mondo a cui guarda Gori, le sue dichiarazioni concilianti nei confronti di Formigoni e Berlusconi fanno capire che vuole pescare soprattutto nel centro moderato. E il desiderio di farcire anche le liste civiche con amministratori locali della provincia lombarda dimostra che ha capito che il centrosinistra vince solo se prende tanti voti nelle valli e nella Lombardia orientale.
Sei pronto per un impegno regionale o parlamentare?
Non è una cosa alla quale penso in questo momento. L’impegno comunale mi piace moltissimo, questi anni di opposizione a un comunicatore scaltro come Gori mi hanno insegnato tanto, ma mi hanno anche fatto capire quanto ci sia ancora da imparare. Non voglio essere ipocrita, per tutti coloro che fanno politica è un grandissimo onore rappresentare la propria regione e a maggior ragione la propria Nazione: ma i ruoli politici sono lo strumento, non il fine, dell’azione politica. Preferisco ragionare in termini di obiettivi: contribuire a rendere Fratelli d’Italia Lombardia uno dei motori politici e organizzativi del partito e riportare il centrodestra alla guida di Bergamo nel 2019 sono due impegni che mi stimolano molto.