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Fare sistema: è questa la sfida che sta di fronte al nostro sistema produttivo. Una sfida che rende palese, in premessa, i limiti della narrazione liberale e la logica capitalistica del libero mercato, l’assolutismo individualista ed il livellamento egalitarista. Oggi non è il tempo del laisser faire laisser passer (“lasciar fare, lasciar passare”), espressione attribuita all’economista J.-C.-M.-V. de Gournay (1712-1759), in grado di riassumere il principio secondo il quale lo Stato non deve imporre alcun vincolo all’attività economica, allo scopo di affermare il postulato della libertà individuale, con la convinzione che l’interesse personale, se libero di agire, possa condurre l’individuo a inserirsi nell’ordine naturale e a ricercarvi ciò che è vantaggioso sé e per la collettività.
La necessità di una rete organica
Oggi la ricerca più avanzata invita, di fronte alle impellenti trasformazioni tecnologiche, a costituire una rete organica per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico. L’idea di fondo è di costruire una rete governata a partire dai soggetti che hanno già dimostrato di saper fare ricerca applicata e trasferimento di capacità tecnologiche e organizzative alle imprese, soggetti con ruoli diversi, ma tutti dotati di capacità di tenuta economica e di sviluppo autonomo. In sintesi, un sistema organizzativo policentrico la cui governance sia leggera e condivisa, una rete che nel complesso costituisca un grande soggetto collettivo in grado di aiutare le medie e piccole imprese a fare il grande balzo nell’innovazione e nella trasformazione digitale.
I profili individuati operanti nell’ambito del trasferimento tecnologico sono:
- I Centri di innovazione e le relative reti, impegnati in attività quali progetti di innovazione per le imprese, formazione post-laurea e post esperienza.
- i Competence center, dei partenariati pubblico-privato che erogano attività di orientamento, formazione e supporto (anche finanziario, per conto del Ministero dello Sviluppo Economico) ai progetti di innovazione.
La rete proposta si avvarrà inoltre di soggetti incaricati di promuovere la connessione tra questi due ambiti, come:
- Incubatori e acceleratori, che favoriscono la nascita di nuove imprese e hanno il compito di trasformare la ricerca in innovazioni da presentare sul mercato;
- strutture territoriali, che si occupano di intermediare e di favorire la comunicazione tra imprese e i soggetti che si occupano di fare ricerca;
- i distretti territoriali, che favoriscono l’insediamento sul territorio di realtà imprenditoriali, favorendo l’incontro fisico tra imprese, centri di ricerca e altre realtà innovative.
Soggetti che costituiranno i nodi della rete, ciascuno con la propria autonomia e organizzazione, ma alimentati da valori e culture condivise, capaci di creare processi di innovazione, sviluppo, supporto alle imprese e di condivisione della conoscenza, in grado di propagarsi trasversalmente a tutto l’ecosistema innovativo della rete stessa e generare valore lungo tutta la catena di fornitura.
Rispetto a queste “griglie” organizzative, centrale appare il tema dell’integrazione tra competenze e decisione politica. Particolarmente in un Paese dove è la presenza di tante piccole e medie aziende a richiede un ecosistema in grado di creare connessioni (scientifiche, economiche, politiche e culturali), sia al suo interno (e quindi tra i vari nodi) che con le altre strutture simili presenti in Europa e nel mondo. Nodi autonomi ma connessi, che si avvalgono di infrastrutture comuni e di una governance delineata, formata da soggetti pubblici e privati che perseguono gli stessi obiettivi, animati dagli stessi valori e dalla stessa cultura.
Una nuova stagione
E’ facendo sistema che si può non solo superare la fase emergenziale quanto soprattutto costruire una nuova stagione di crescita e sviluppo. Guardando tutti nella stessa direzione, individuando gli strumenti in grado di “governare” il cambiamento, attivando forme di collaborazione tra i diversi soggetti in campo. Dalle aziende ai territori, dalla Ricerca alla pianificazione produttiva, dalla formazione alle infrastrutture: una partita a tutto campo che va ben oltre il formalismo gestionale corrente, mirando ad un’organicità tra le parti, riconosciute nella loro specificità e rispettate sulla base di una reale dignità sociale.