Silverstone, lì dove tutto era cominciato nel 1950: una pista mitica, realizzata connettendo le strade perimetrali di un vecchio aeroporto della RAF costruito nel 1943 e che nel corso degli anni, nonostante il circuito originale sia stato grandemente rallentato, ha saputo regalare delle vere e proprie pietre miliari, come la prima vittoria in Formula 1 della Ferrari, correva l’anno 1951, commemorata da Leclerc con uno speciale casco celebrativo e con una parata a bordo della Ferrari 375 F1, che quello storico risultato aveva conseguito.
Ed è ancora a Silverstone che la categoria regina dello sport a motore si rifà il trucco, rivoluzionandosi nel format e proponendo di fatto una doppia gara, affiancando quella di qualifica al canonico Gran Premio della domenica.
Le prove libere e la qualifiche del venerdì
Verstappen inaugura la tre giorni britannica conquistando subito le FP1 in 1’27”035 e prendendosi poi la Q1 (1’26”751); la Q2 va invece ad Hamilton (1’26”023), che primeggia anche nella Q3, grazie al perfetto primo run in 1’26”134.
Alle sue spalle, staccato di soli 75 millesimi, è Max Verstappen, il quale a sua volta si mette dietro l’altra Mercedes di Bottas e la prima delle due Ferrari, quella di Charles Leclerc: completano la Top 10 Perez, Norris, Ricciardo, Russell, Sainz e Vettel; per ciò che concerne le libere di sabato mattina, davanti a tutti s’instaura ancora Verstappen, in 1’29”902, poi Leclerc e Sainz.
La Qualifica Sprint
L’enorme attesta per la “Sprint Qualifying” vedrà partire con le morbide solamente Bottas, Alonso, Ocon e Raikkonen; tutti gli altri optano per le medie.
Al via Verstappen brucia subito Hamilton ed è poi bravo a difendersi dal ritorno dell’inglese, mentre a centro gruppo Russell e Sainz si toccano leggermente alla staccata della curva Brooklands, con lo spagnolo che sprofonda nei bassifondi della classifica, fino al 18° posto (ritenuto colpevole, Russell verrà penalizzato di tre posizioni); splendido è lo scatto di Alonso, che alla fine di un primo giro da incorniciare, da undicesimo sulla griglia, è addirittura quinto.
Al quinto passaggio, ecco il primo colpo di scena, con il testacoda di Perez alla curva Chapel: nonostante il messicano rischi seriamente di andare a muro, alla fine riesce a controllare la vettura ma scende in diciottesima posizione, dovendosi in seguito addirittura ritirare prima della fine (per lui dunque ultimo posto della griglia nel Gran Premio della domenica).
Dopo aver subito il sorpasso di Norris, Alonso è sopravanzato anche da Ricciardo; non succede più molto, così Verstappen vince e si prende la pole position (anche secondo le statistiche), nonché i tre punti correlati, chiudendo davanti a Hamilton (suo il giro più veloce, fatto segnare alla bandiera a scacchi in 1’29”937), Bottas, Leclerc, Norris e Ricciardo.
Grande settimo Alonso, poi Vettel, Russell, Ocon e Sainz, risalito fino all’undicesima piazza, poi tramutatasi in decima per la penalità di Russell: sulla base di questi risultati, viene stilata la griglia di partenza della domenica
La gara
Il primo giro è per cuori forti e farà a lungo discutere.
Allo spegnimento dei semafori, Verstappen fatica a contenere Hamilton, rintuzzandolo alla prima curva, come pure sul rettilineo di Wellington e alla Brooklands ma poi l’inglese ha una migliore accelerazione in uscita dalla Woodcote e gli si affianca nell’allungo successivo, arrivando a farsi vedere all’interno della Copse, una veloce curva a destra (e non certo una violenta staccata) pur rimanendo tutt’altro che “abbottonato” al cordolo.
A quel punto, l’olandese chiude la curva per impostarla, con mezza macchina davanti: è una questione di centimetri, la cui soluzione è che l’anteriore sinistra della Mercedes e la posteriore destra della Red Bull si toccano, con l’olandese che vola contro le barriere, subendo una decelerazione, al momento dell’impatto, calcolata in 51 G; dalla confusione trae giovamento Leclerc, che avendo sopravanzato Bottas nei primi metri, si ritrova in testa.
In ogni caso, la direzione gara decide per la bandiera rossa e la sospensione del Gran Premio, situazione che Hamilton (cui saranno comminati 10” di penalità per il contatto) può sfruttare per riparare i danni al cerchione, al deviatore di flusso e all’ala, danneggiamenti che potevano costringerlo a dover abbandonare; nel contempo, Verstappen (dopo essere comunque uscito con le sue gambe dall’abitacolo) dovrà addirittura essere portato al centro medico per accertamenti, rimanendovi per tutta la giornata: in effetti, lo scontro, avvenuto lateralmente contro le protezioni, letteralmente divelte, avrebbe potuto avere delle conseguenze peggiori, vista soprattutto la dinamica dell’impatto così cruenta.
Riparate le protezioni, il nuovo via (da fermo) vede Leclerc tenere bene la testa su Hamilton e Bottas perdere la posizione su Norris; molto bello è anche lo scambio, con sorpasso e contro sorpasso tra Alonso e Ricciardo.
Leclerc davanti sembra poter controllare Hamilton, nonostante debba risolvere un calo di potenza del proprio propulsore; Bottas intanto approfitta del problema al pit stop di Norris (giro 21) per rirendersi la posizione, dopo aver effettuato il proprio al giro 22, mentre Hamilton, avendo pure accusato del blistering sull’anteriore sinistra, si ferma per cambio e penalità al giro 27, rientrando in pista in quinta posizione alle spalle di Norris.
Via, via arrivano gli altri cambi gomme: il turno di Sainz (che in quel momento sta correndo in terza posizione) è al passaggio 28 ma la fermata dura ben 12”.3 per un problema sulla pistola anteriore sinistra, il che si traduce in un rientro nel tubo di scarico di Ricciardo, dietro il quale di fatto si plafonerà fino alla fine della corsa; per Leclerc il passaggio alle dure avviene al 29, confermandosi capofila.
Al 31 Hamilton infila Norris all’interno della Copse issandosi terzo, per divenire secondo al quarantesimo, quando Bottas gli lascia la posizione: a quel punto l’inglese si getta a capofitto alla caccia del capogruppo Leclerc, infilando una serie di giri molto veloci e coronando la propria rincorsa al terzultimo giro.
Decisiva è ancora una volta la migliore trazione in uscita dalla Woodcote, che gli permette di prendere la scia della Ferrari e di passarla all’interno della “mitica” Copse, senza che il monegasco possa andare oltre un’appena accennata resistenza, troppa la differenza tra i due mezzi.
La gara di fatto si decide in quel momento ed Hamilton può amministrare fino alla bandiera a scacchi che sublimata dai boati del pubblico, saluta la vittoria del 44, che chiude di fronte ad un eccezionale Leclerc, ad un passo da un’impresa che sarebbe stata epica ma che in ogni caso significa un magistrale ritorno sul podio, podio sul quale il monegasco che gareggia con il numero 16 non saliva dal Gran Premio di Gran Bretagna del 2020; il gradino più basso lo conquista invece Bottas con l’altra Mercedes.
I punti iridati vanno a Norris, Ricciardo, Sainz, Alonso, Stroll, Ocon e Tsunoda, con Gasly 11° costretto in extremis ad un’altra fermata a causa di una foratura che lo estromette dalla zona punti.
Il giro più veloce lo fa segnare Sergio Perez, in 1’28”617 ma non essendo arrivato il messicano tra i primi dieci (per lui una mesta 16° piazza sotto la bandiera a scacchi), il punto bonus non viene assegnato.
Prossimo appuntamento, tra due settimane, in Ungheria, per un’altra fondamentale tappa di un campionato sempre ricco di contenuti e in continua evoluzione.
Hamilton è un potenziale killer con licenza d’uccidere…
… penalizzato di 10 secondi!!!! Aha, aha, aha!!!!