“Io sono Giorgia”. E – aggiungiamo – “sono anche la più letta scrittrice italiana”. Altro che Teresa Ciabatti, Michela Murgia, Lidia Ravera, Silvia Avallone…
Giorgia Meloni, leader del primo partito italiano (il sorpasso nei sondaggi sulla Lega èimminente) oltre a superare ogni record di consensi della precedente esperienza di Alleanza nazionale, ha violato il santuario della sinistra culturale: è ormai da settimane in testa (o sul podio) in tutte la classifiche di vendite dei libri. I radical chic possono solo rosicare e sfogare la frustrazione capovolgendo la copertina del libro best seller. Si accontentano di poco…
La cultura s’è destra? Non esageriamo ma gli italiani hanno riconosciuto la genuinità del racconto della Meloni, l’autenticità della sua biografia, una caparbia coerenza e un “patriottismo dolce”, con le parti però decisamente acuminate sull’immigrazione e sull’identità patriottica da difendere. E così in tanti hanno acquistato il suo libro nonostante patetici tentativi di boicottaggio.
Giorgia è dunque “entrata a spinta” nell’immaginario nazionale, non solo come capo politico che conserva la freschezza e la brillantezza dei tempi in cui, giovanissima studentessa, guidava i cortei degli Antenati, ma ha intercettato il sentire comune, il buon senso, dell’Italia borghese, ferita da governanti chiacchieroni, interessati solo ad agende per ricchi come nel caso del Pd. Le priorità di Letta – ius soli, patrimoniale, ddl Zan – sono i cardini di una proposta distante dalla realtà quotidiana degli italiani “normali”, quelli che non vivono tra tartine e Ztl. La Meloni è diventata così interlocutore privilegiato del blocco sociale della piccola borghesia che cerca riscatto al tempo della globalizzazione e del mondo imprenditoriale che vuole uno stato agile, generoso e non solo riscossore di balzelli.
Nel cuore degli italiani Giorgia Meloni si è stabilmente posizionata ribaltando stereotipi (quelli triti e ritriti proposti dalla politologa ex finiana Sofia Ventura), e soprattutto con un coraggio unico nel “Palazzo”, ovvero guidando una traversata nel deserto del centrodestra.
Adesso deve completare il percorso governista dotandosi di strumenti per incidere, aprendo al dialogo con accademia, cultura (anche quella di destra che è per formazione disorganica), alta burocrazia e managerialità. “Aprendo” troverà sulla sua strada inattesi compagni di un nuovo possibile itinerario di rigenerazione patriottica.
Ps L’ultimo libro della Meloni si intitola “Io sono Giorgia”. Per caso vi ricordate – senza cercarlo su google – il titolo dell’ultimo libro di Michela Murgia o di Lilli Gruber?
Bravissimo Gerardo..
Concordo..