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Home F1 e corse

Formula 1. Cosa abbiamo imparato dopo il giro sulla giostra azera delle emozioni

Il cittadino ricavato nella vecchia Baku è stato spesso foriero di sorprese, con risultati non sempre pronosticabili

by Lorenzo Proietti
10 Giugno 2021
in F1 e corse
1

E invece, l’edizione 2021 del Gran Premio di Azerbaigian era sembrata piuttosto lineare, con un solo ritiro, quello di Ocon al terzo giro, per noie al turbocompressore: certo, a far vibrare gli animi c’era stata la pole di Leclerc al sabato e in gara le due Red Bull, sfruttando al meglio la tattica, avevano sopravanzato Hamilton ma nulla lasciava presagire quello “0-0” finale, tra l’inglese e Verstappen.

 

Capitolo Ferrari

Già che ci siamo, restiamoci sulla Rossa di Maranello: al sabato Leclerc è stato ancora una volta magistrale, mentre in gara le Ferrari, che pure sul giro secco e a maggior ragione sui tracciati più tortuosi danno un ottimo sfoggio di sé, hanno pagato lo scotto della mancata competitività sul passo gara alla distanza (emersa chiaramente già nelle libere), come anche un motore che non sembra ancora, in quanto a potenza, al livello dei Mercedes e degli Honda, deficit evidente in occasione dei duelli tra Leclerc e Hamilton, tra Leclerc e Perez, tra il monegasco e Gasly; in ogni caso, la quarta piazza rappresenta comunque un ottimo risultato, che rafforza il terzo posto in classifica costruttori.

Purtroppo però, a mancare a Baku è stato Sainz, penalizzato dall’errore dopo la prima sosta, rimasto troppo a lungo invischiato a centro gruppo e soltanto ottavo alla bandiera a scacchi.

Come detto, in ogni caso, i diretti avversari delle rosse, le McLaren, non hanno lo stesso impressionato in terra azera, con Norris quinto e Ricciardo nono, dopo aver sbattuto in qualifica ed esser scattato solo dalla settima fila, ancora lontano dalla simbiosi con la nuova vettura.

 

Formula gomme, mini gare e nuovi podi

Cosa accomuna Stroll e Verstappen sulle rive del Caspio?

Molto poco, quasi nulla, se non che stessero disputando una grande gara, di rimonta per il canadese, verso un successo autorevole l’olandese (il che avrebbe significato un bel passo in avanti nella classifica) ma soprattutto che ad entrambi, il primo al giro 31, il secondo a poco più di cinque tornate dalla fine, esplode la gomma posteriore sinistra, in pieno rettilineo e ad oltre 300 km/h (Verstappen, per la precisione, a 325), con conseguente effetto pendolo e schianto contro il muro.

Lo sconforto di Verstappen è stato rimarcato da un gesto all’apparenza quasi irrispettoso ma a conti fatti il più umano di tutti, un calcio contro la copertura afflosciatasi, fonte di un ritiro clamoroso.

Ora, va detto che la Pirelli abbia subito aperto delle indagini e che la prima tesi presa in considerazione sia stata quella del detrito, anche perché sulla pista azera lo pneumatico che più di tutti è sollecitato, quello che va in appoggio, è in verità l’anteriore destro; da rimarcare, il fatto che sia l’alfiere dell’Aston Martin, sia quello della Red Bull, siano stati abilissimi a capire immediatamente la situazione e a muovere leggermente il volante a sinistra, anticipando il contraccolpo dell’effetto pendolo ed evitando conseguenze ancora peggiori.

Presa la decisione di esporre la bandiera rossa, in seguito al secondo incidente, alla fine si è scelto di ripartire da fermi, per una mini gara di soli due giri: nulla che il regolamento non permetta, per quanto la ricerca esasperata dello spettacolo, come in questo caso, non sempre faccia rima con la parola sport ; a quel punto, l’occasione “da gestire” per Hamilton era divenuta colossale, dicendo egli stesso via radio, quasi a voler autoconvincersi e a voler rassicurare gli uomini al muretto, che si trattasse di una maratona e non di uno sprint; eppure, spentisi per la seconda volta i semafori, legittimato da un perfetto stacco frizione tradottosi nel primato, Hamilton è tornato quel purosangue di dieci anni fa, velocissimo ma incredibilmente incline all’errore, facendosi ingolosire dalla porta lasciata aperta da Perez, pertugio che a conti fatti si sarebbe rilevato una trappola.

Lunghissimo alla prima staccata, il 44 non può far altro che sprofondare al 15° posto finale, senza ottenere alcun punto.

Anche in questo caso le illazioni si sono sprecate ma la ragione tecnicamente più valida potrebbe essere un bottone sul volante che Hamilton avrebbe toccato per sbaglio, squilibrando totalmente il proprio impianto frenante.

Via libera agli outsiders, a Vettel secondo, a Gasly terzo, ad Alonso sesto, protagonista di bellissimi affondi agli avversari alla ripartenza, dove era scattato decimo.

Soprattutto però, giù il cappello di fronte al vincitore Sergio Perez, assai efficace, bravissimo a finalizzare il risultato, aiutando la Red Bull a prendere il largo nella classifica costruttori, vista anche la scialba domenica di Bottas, soltanto dodicesimo all’arrivo (negli ultimi due Gran Premi a Stoccarda hanno messo in cascina soltabto sette punti).

Che la gara ventura in Francia possa stravolgere quanto fin qui visto, ecco, non v’è certezza e dunque non ci resta che aspettare.

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

Tags: formula 1gp azerbaigianlorenzo proietti

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Comments 1

  1. Guidobono says:
    2 anni ago

    In questo momento siamo solo meno peggio della Renault, giacché sono 4 i propulsori montati sulle monoposto. L’Honda rispetto ad anni fa ha progredito, la Ferrari ha fatto il persorso inverso, purtroppo…

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