“Si deve fare un passo oltre”: Marcello Veneziani ci ha visto bene e queste sei parole dovrebbero essere scolpite nella mente di tutti gli amanti immortali della destra nazionale. L’appello, lanciato qualche settimana fa dalle colonne del Secolo, risuona come un mantra nella testa di chi crede, davvero, che con il berlusconismo non si sia concluso quel percorso culturale che ha alimentato i sogni di gloria e rivoluzione di centinaia di imberbi adolescenti, su e giù per lo Stivale.
Berlusconi e Gianfranco Fini non possono aver chiuso nel baule del passato le esperienze e le tradizioni cresciute in decenni di confronto passionale; non possono aver distrutto le nostre “cassette da Londra”; né possono aver scarabocchiato i libri sui quali in molti hanno lasciato i loro gradi di miopia. Hanno cavalcato tutte queste passioni, hanno guidato per un pezzo questa storia: ora è il momento dei ringraziamenti e nessuno è così maleducato da negarglieli.
Voltare pagina, fare quel passo “oltre” invocato da Veneziani, è l’unica via che può farci riscoprire il piacere di tornare a casa, non più imberbi, per ristrutturarla proprio come piace a noi. Tante grazie a chi ha permesso a queste passioni di diventare azione politica; tante grazie a chi ha regalato alla mia generazione il piacere di poter vivere l’essere di destra in libertà, senza doversi guardare le spalle, senza aver paura del compagno di banco. Grazie, anche, a chi ha continuato a coltivare sogni di rivoluzione lontano dal Parlamento; a tutte le ragazze che hanno raccolto la nobile tradizione delle donne rivoluzionarie, marcianti festose su quella precisa sponda del fiume. Tutti, davvero tutti i protagonisti di questi ultimi anni, meritano un ringraziamento perché hanno contribuito, a torto o a ragione, a scrivere un pezzo di quella storia che, comunque vada, è e resterà la nostra storia.
Oggi, però, va compiuto quel passo invocato da Veneziani o, se preferite, va gettato il cuore più in là, “al di là della luna”. Marcello Veneziani vorrebbe spacchettare il Pdl tra popolari, destra e liberali, io dico di sì, si spacchetti pure, purché Itaca diventi l’isola di tutti, l’isola sulla quale tutti possono portare i sentimenti e le aspirazioni di una destra che ha bisogno di aggiornare il suo nobilissimo Panteon per essere in grado di intercettare le emozioni di chi nasce oggi. È il futuro che abbiamo davanti e se si vuole scrivere un’Altra Storia, se si vuole credere nella rivoluzione conservatrice, bisogna tener ben presente quello che è la Storia adesso, senza cadere nella trappola del passato.
E quindi, bisogna leggere e parlare; credere e sognare; ma, soprattutto, bisogna guardare e toccare. Incamminiamoci per le strade d’Europa e lasciamo che le nostre idee si intreccino per dar forza alla nostra rivoluzione, per dar coraggio alle nostre parole. Bisogna innamorarsi della Grecia, commuoversi a Belfast e sognare a Berlino: per sentire le sensazioni di questo terzo millennio, bisogna dire addio alle paure e mettersi in viaggio. Mettere alla prova le nostre idee è la strada vincente che farà tornare Itaca, guarda un po’, la capitale del Mediterraneo. Il centro del Mondo.