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I tanti voltagabbana che passarono dal fascismo alla schiera degli anti: da Bobbio a filosofi e registi

Un filo rosso: negli elenchi di questa generazione fascista si trova la futura classe dirigente del Paese ed anche gli avversari del domani

by Gianfranco Andorno
17 Aprile 2021
in Cultura
3
I voltagabbana

1926, VI congresso nazionale di filosofia. Roberto Forges Davanzati: “Il fascismo è una creazione comprensiva, ed è soprattutto un atteggiamento dello spirito, un’interpretazione religiosa, etica, artistica della vita, intesa come missione.” E nella discussione: distruggere le caserme per creare le scuole? No, perché le caserme sono una grandissima scuola. 

Ci fu una cultura fascista? Nell’Aprile del 1930 nasce a Milano la scuola di mistica fascista. Fondatore e direttore Niccolò Giani, studente di ventun anni. La sua prolusione: la Mistica rivoluzionaria. Si annunciano nuovi ideali di vita destinati a improntare una nuova civiltà. La parola rivoluzione viene ripetuta molte volte.

La scuola viene riconosciuta dal Ministero della Cultura Popolare sette anni dopo. Un ritardo da imputarsi sicuramente alla diffidenza per quella ventata giovanile, a un dovuto e severo filtraggio. Infatti i collaboratori, i membri militanti, erano tutti giovanissimi. Per la storia il Giani, partito volontario, morirà nel 1941 sul fronte greco-albanese.

Ma il nocciolo della cultura voluto e molto considerato dal regime sono i GUF. Ovvero i gruppi universitari fascisti, descritti e raccontati da Zangrandi nel suo: “Il lungo viaggio attraverso il fascismo.” Tutti i giovani che studiavano ne facevano parte e i migliori partecipavano ai Littoriali di arte e cultura. I prescelti vi giungevano tramite gli agonali. Esisteva un certo condimento di agevolazioni e riconoscimenti ai vincitori delle gare chiamate concorsi e convegni. 

A spulciare gli elenchi di questa generazione fascista si trova la futura classe dirigente del Paese ed anche gli avversari del domani.  

Ahimè la guerra volge al peggio e ci sono le strane conversioni. Esempio per tutti Davide Lajolo, segretario federale del PNF di Ancona sino al 1943. Per diventare poi Ulisse e nel 1949 il direttore de L’Unità, arrivando ad autocelebrarsi con il romanzo “Il voltagabbana.”

La pace comporta una resa dei conti feroce e arbitraria, senza processi. Dopo un periodo di scellerata macelleria con tragici assassinii, Togliatti divenuto ministro di giustizia, guardasigilli, proclama l’amnistia. E da buon pragmatico recluta gli intellettuali che volentieri abbandonano la barca affondata da loro decantata, esaltata, glorificata e afferrano il salvagente che viene loro offerto. Agevolati dalla complicità dell’alibi compiacente di passare da una rivoluzione all’altra, dalla fascista alla comunista, rivoluzioni naturalmente mai compiute. 

Giovanni Gentile non rientra nel salvataggio, dev’essere ucciso: troppo sagace, geniale. Sua la riforma della scuola.

Ma nel dopoguerra anche se involontariamente l’humus della cultura fascista germoglia nel nuovo giardino del sapere. Un traghettamento di uomini e intelligenze. Ci sono gli scrittori con libri del deprecato ventennio che conservano e proiettano il loro valore. Alberto Moravia con “Gli indifferenti” del 1929, Vittorini con “Conversazione in Sicilia” del 1941, Corrado Alvaro nel 1938 con “L’uomo è forte”, Dino Buzzati, nel 1940, “Il deserto dei Tartari” e altri. “La struttura dell’esistenza” di Nicola Abbagnano ed ecco l’esistenzialismo, discusso su “Primato” nel 1943. E con Ludovico Geymonat il positivismo logico. Religioni di gran moda che domineranno gli anni cinquanta e avanti.

E nel cinema? Un cenno alla proficua produzione di film durante la Repubblica di Salò, che malgrado le difficoltà e i pochi mezzi sono ben 17. Il Cinevillaggio con sede a Venezia sostituisce Cinecittà. Da ricordare più avanti l’eccidio degli attori   Luisa Ferida e Osvaldo Valenti su ordine di Pertini. Mentre l’onnipresente Amedeo Nazzari, il Luciano Serra pilota, continuerà a recitare con la sua voce cavernosa. 

Ma i prodromi del neorealismo? Ci sono, sono qui.  Vittorio De Sica e Zavattini con “I bambini ci guardano” del 1943. E “Tragica notte”, 1942, di Mario Soldati che in seguito affermerà che non era iscritto al partito e che a livello di regia non c’era controllo. 

Rossellini dalla Trilogia guerra fascista (la Nave bianca ecc.) creata insieme a Vittorio Mussolini tranquillamente trasborderà alla Trilogia antifascista e poi neorealista. Il regista non spiegherà la trasmutazione mentre l’amico Malaparte si dannerà a obliare la sua poesia: ”Sorge il sole canta il gallo, Mussolini monta a cavallo.” Luchino Visconti con il film “Ossessione” del 1943 solennizza il battesimo del neorealismo.  I crismi della trasmigrazione artistica ci sono e avvengono.

Alcuni dati li ho attinti da un pamphlet di Norberto Bobbio, deputato PD, PDS e poi senatore a vita. Nel 1935 scrisse a Mussolini: “La denuncia di ammonizione…  offende la mia coscienza fascista.  Rinnovo le scuse a Vostra Eccellenza… Le esprimo il sentimento della mia devozione.” Questo a conferma del gran bailamme esistente, avvenuto. Un abbraccio blasfemo o incestuoso? Nel 1921 Mussolini: “Conosco i comunisti. Li conosco bene perché parte di loro sono miei figli spirituali.” Dunque.

Gianfranco Andorno

Gianfranco Andorno

Gianfranco Andorno su Barbadillo.it

Tags: fascismogianfranco andornomussolininorberto bobbiopci

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Comments 3

  1. Guidobono says:
    1 anno ago

    A 21 anni si possono avere intelligenza, determinazione e coraggio. Difficile avere le doti per una ‘Scuola di Mistica’, che, voluta da Arnaldo, fu un errore. La mistica è per le religioni, per diffondere l’irrazionale. La politica è un mestiere assai concreto, altrimenti la mistica t’illude e ti ritrovi nel 1943 con un pugno di mosche…

  2. Guidobono says:
    1 anno ago

    I voltagabbana ci sono ovunque. Forse che Mussolini non fu rivoluzionario e socialista, poi uomo d’ordine, nazionalista, militarista ed imperialista per finire repubblicano e socialisteggiante un’altra volta?

  3. Guidobono says:
    1 anno ago

    Giovanni Gentile non fu assassinato perchè troppo sagace, geniale, né per una riforma della scuola già mandata in soffitta dalla Riforma Bottai. Ma perchè aveva aderito alla RSI.

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