La domenica pomeriggio ogni tifoso di calcio non vede l’ora di accendere la televisione e vedere, sdraiato sul divano, le partite della Serie A, cercando di combattere il sonno che troppo spesso cerca di arrivare a funestare i desideri di sport.
Nel contesto caloroso del salone di casa, tuttavia il calcio diventa asettico, non sembra altro che una sceneggiatura improvvisata, in cui 22 giocatori inseguono un pallone su uno sfondo verde. La bellezza e la purezza intrinseca della partita, lo spettacolo del gesto tecnico, la caparbia attenzione alla minuziosa giocata, sono sopiti dal numero incredibile di replay propinati sullo schermo che fanno perdere il concetto principale: il calcio è un gioco. E come tale è fatto di situazioni, di attenzione e di meticolosità. La più grande problematica al giorno d’oggi sarebbe poter tornare allo stadio, questo ancor di più perché ormai assuefatti da un anno intero di sguardo rivolto verso uno schermo, in cui ci è stato concesso di porre contemporaneamente il focus su altre cento mila attività o dettagli, perché tanto sarà sempre poterlo rivedere in differita.
Quando invece si potrà tornare a respirare l’odore dei campi, il calore di uno stadio percepito come il salone di casa, non sarà più facile riuscire a godere dello spettacolo fagocitati dalla discrepanza tra quello che era stato e quello che sarà: i giocatori sembreranno andare a velocità differenti, magari notevolmente più basse, le giocate non saremo più abituati ad apprezzarle e riconoscerle, saranno obnubilate dietro il velo dell’indifferenza o dell’incomprensione.
Sì, perché riuscire a godere esteticamente ed anche, se vogliamo, eticamente, di un cambio di gioco al volo, di uno stop di tacco, di una rabona, di un uno-due nello stretto, è una questione non solo di abitudine e predisposizione al bello, ma anche di cieca attenzione, cura dei dettagli ed immedesimazione. Ma come è possibile immedesimarsi se ogni volta il nostro sguardo è abituato a vedere il cartellone pubblicitario, che vestito indossa Balzaretti o la Leotta, che velocità di reazione ha avuto il portiere? Una scomposizione tanto minuziosa del calcio, adoperata dalle televisioni per scientificizzare e accrescere lo spettacolo e la comprensione di quello che è un gioco ma anche uno show, ha portato ad annichilire la vera essenza dello sport e ad allontanare sempre più il tifoso dalla conoscenza del calcio stesso.
E’ sempre più facile che ormai si sappia la storia di ogni singolo giocatore sceso in campo piuttosto che si riesca ad apprezzare la bellezza e la scelta di tempo di un gol al volo. Anche la stessa partita, non è più centrale, siamo entrati nella fase del “tanto lo posso rivedere” e così ci si perde e ci si distacca anche dai più solidi elementi di ogni cosa: il divertimento ed il piacere.