Il centrodestra s’è arreso (anche) sul fronte della diplomazia. Un errore da penna blu perché è proprio sullo scenario internazionale che si decideranno gli equilibri e le possibilità di sviluppo per il Paese, tra Recovery, Mediterraneo in fiamme e nuove rotte verso Oriente. Il dato emerge dall’elenco dei sottosegretari nominati dal premier Draghi, e fa il paio con l’improvvisazione ricorrente nell’analisi degli scenari globali.
Al di là della scelta di Fratelli d’Italia di collocarsi all’opposizione del governo dell’ex banchiere Bce, la scelta delle forze dell’area – praticamente berlusconiani e leghisti si sono (auto)esclusi dalla Farnesina – si risolverà nell’ennesimo boomerang. In prima battuta sul versante squisitamente economico: dal Ministero degli Esteri dipende, in toto, l’Ice ossia l’agenzia deputata allo sviluppo e all’internazionalizzazione delle imprese italiane. Se è vero che il rilancio economico del Paese passa dalla proiezione delle aziende nazionali sui mercati esteri, lasciar sguarnito il fronte produce un vulnus all’interno di una coalizione che proprio dell’imprenditore, in special modo quello piccolo e medio che sente maggiormente la sfida dell’internazionalizzazione, ha fatto suo modello e interlocutore privilegiato. E
La Politica è quella estera
Ma il tema vero è ancora un altro. E cioè la resa, o meglio, il disimpegno su un fronte decisivo sulla politica. Che senso ha propugnare teorie differenti dal globalismo tout court degli “altri” se poi si rimane fuori dagli uffici che contano, se si lascia che a dirigere gli uffici siano sempre gli avversari? Che, beninteso, perseguono legittimamente il loro gioco. E lo fanno, a quanto pare, senza avversari. Se ne riparlerà a crisi finita quando, per l’ennesima volta, il centrodestra si ritroverà a lamentarsi dell’assenza dei “suoi” dai posti che contano. E, probabilmente, tenterà di utilizzare questo alibi domani per giustificare la sostanziale inconsistenza di un’azione politica. Cose già viste, errori (marchiani) già fatti, sperando di poter incontrare la (solita) comprensione degli elettori a cui sottoporre lamentosamente il vetusto quadro di un mondo “colonizzato” dalla sinistra. Che avrà anche cannibalizzato tutto ma, sicuramente, se c’è riuscita è perché ha trovato sulla sua strada dei vuoti (imbarazzanti…) che non ha dovuto fare altro che riempire.
Da anni la politica estera non la detta e neppure la fa (tranne la minutaglia organizzativo-alberghiera) la Farnesina, ma Palazzo Chigi. Con Draghi ancora di più.
Racconta l’Ambasciatore Luciolli che quando entrò al Ministero degli Esteri (allora a Palazzo Chigi), negli anni ’30, prima di Ciano, c’era Mussolini in persona a salutare uno per uno, il primo giorno, i nuovi addetti. Quando entrai io non solo non c’era il Ministro degli Esteri, Forlani, a riceverci, ma solo l’ultimo giorno del periodo di prova, sei mesi dopo, venne per un frettoloso saluto collettivo un sottosegretario… Poi la situazione è peggiorata…Da decenni la politica (di destra, centro o sinistra) snobba e disprezza la Carriera Diplomatica, che, ovviamente, è andata svilendosi ed avvilendosi. Fino a sentirsi o un maggiordomo (per non dir di peggio) o una sorta di funzionario d’una ONG….E, altrettanto ovviamente, di pari passo, il nostro Ministro degli Esteri ha contato sempre meno…
La promozione economica oggi non la fanno né il MAE, né l’ICE. La fa il Sistema Italia. E la capacità delle imprese, ovviamente, non lo Stato.