Lo scrittore tedesco Ernst Jünger ha un pubblico di lettori fedeli che aumenta sempre e lo dimostra il numero di ristampe delle sue opere ma anche la ricerca, da parte delle case editrici, di scritti da tradurre e pubblicare. Proprio di recente sono stati editi tre volumi che mostrano l’importanza di questo autore giustamente definito “sismografo della sua epoca”: Autunno in Sardegna (Le Lettere), Le api di vetro (Guanda) e Mantrana. Un gioco (Mimesis). Il primo volume ripercorre le esperienze di viaggio di Jünger in Sardegna, visitata più volte: gli scritti compresi nel libro furono ispirati dal primo viaggio nell’isola, nel 1954. Le sue impressioni furono poi edite nel 1957: San Pietro e Serpentara, mentre Autunno in Sardegna, pubblicato nel 1965, riguarda un soggiorno che gli fornì l’occasione di analizzare quel microcosmo vicino al tramonto a causa della modernità che avanzava a grandi passi. Lo scrittore tedesco usa toni profetici nel descrivere un mondo patriarcale in dissoluzione e misura la rapidità con la quale la modernità avanza, in tempi più brevi di quanto ci volle per “modernizzare” la Germania. Lo scrittore sottolinea che la felicità è legata alla memoria e così offre dell’esperienza in terra sarda una lettura “archetipica”, tanto da richiamare la concezione della Madre terra, alla semplice vista di uno splendido giardino. E’ un richiamo pagano alle energie del cosmo. E tutto questo mostra come il viaggio, più volte ripetuto in Sardegna, ha lo scopo di affermare una vera e propria fuga dalla civiltà moderna per giungere in un posto dove la presenza della tecnica non era affatto invasiva. Ma comprende bene, come detto, che l’isola è prossima a essere annessa alla “tecnica planetaria”. Per i tempi in cui visitava l’isola, l’autore viveva la pienezza della vita rappresentata dalla natura, dalla ricchezza di animali, piante, colori, odori. Per un altro verso, il trasferimento in Sardegna è vissuto da Jünger come una sorta di “Passaggio al bosco”, un allontanamento dalla società caotica, tecnologica, materialista, nichilista, tipica dell’Operaio (forma antropologica dell’età della tecnica, lontana da ogni trascendenza), nei termini illustrati nei suoi libri. Un immergersi nella natura che veniva cercato sin dal 1911, quando il giovanissimo Ernst aderì ai Wandervogel. Insomma, un autoesilio grazie al quale l’uomo può attingere alle proprie risorse interiori per trarne forza e salute. Lo scrittore tedesco si sente vicino a una visione archetipica quando è immerso nella natura, da cui scaturisce una nuova soggettività pagana che si richiama alla “pienezza dell’essere”. Un sentire che si riflette non solo nei diari di viaggio ma anche in alcuni romanzi. E’ il caso di Le api di vetro.
La tecnica e i valori
Il protagonista, Richard, dopo la fine della seconda guerra mondiale vede il prevalere della tecnologia, lui che credeva in una cultura e in valori molto differenti da quelli moderni. La società è molto cambiata e la partecipazione allo sviluppo e alla grandezza del proprio paese si sostanzia solo con il lavoro. Trova, grazie a un amico, la possibilità di impiegarsi in un’azienda che realizza robot, il cui titolare, Giacomo Zapparoni, è un imprenditore di livello internazionale. Il giorno del colloquio Richard nota che le api che circolano negli spazi aperti dell’azienda sono dei piccoli robot. Ne rimane molto colpito e comprende che si tratta di un passaggio che ha come scopo il perfezionamento della natura. Il fine dell’azienda è di ridisegnare la natura e l’uomo, e questo avviene attraverso l’innovazione tecnologica messa a punto dagli scienziati. Richard non ha parole in merito ma pensa che è “Tutta gente che non montava a cavallo e si nutriva di cibo crudo con dentature artificiali. Un cretino matematico provocava in un secondo maggiori sciagure del grande Federico nelle tre guerre di Slesia”. Prevale l’aspetto utilitaristico ed economico. Insomma, il presente svela parte del futuro: il sopraggiungere del materialismo e la tecnocrazia, la tecnologia, con prevalenza dell’opinione confezionata dai media e dal regime “perfetto”. Gli esempi di coraggio, di nobiltà d’animo, di autodisciplina e di richiamo ai valori sono tutti cancellati, esiste solo la programmazione, l’innovazione e soprattutto il profitto. La copia è preferita all’originale, come nel caso delle api (più efficienti le tecnologiche): è il paradigma della modernità, dove il limite fra reale e artificiale sfuma. Così, salta la vita, la natura, il tempo stesso non osserva più i ritmi biologici. Ma non è tutto. Emerge un dato: l’obsolescenza programmata dei robot e delle api. Il rischio è che del programma faccia parte anche l’uomo, prossima vittima. Da cittadino, l’uomo, diventa isolato, solitario fra miliardi di consimili.
Le api di vetro non è un romanzo luddista, reazionario, ma molto di più: una lucida raffigurazione di un uomo che con la tecnica persegue il potere e annulla la vita, lo spirito, le credenze, i valori nel nome del profitto. Jünger immaginò tutto questo già nel 1952. E oggi si delinea quel mondo narrato quasi settanta anni fa… Si può definire questo romanzo distopico o profetico?
Mantrana, sfida con se stessi
E’ in libreria Mantrana. Un gioco scritto da Jünger insieme con il naturalista Klaus Ulrich Leistikow e pubblicato la prima volta nel 1984. Si tratta di una collezione di aforismi che formano una sorta di “magica enciclopedia” ordinata tematicamente, come sottolinea il curatore Michele Cometa. Il mantra, nell’induismo, è una formula che si ripete continuamente per favorire la meditazione e la preghiera sfruttando il livello evocativo delle parole e delle vibrazioni sonore. E Mantrana qui è una sorta di luogo dove ogni lettore-giocatore può disporre come preferisce i singoli mantra, cioè gli aforismi, cercando di definire un proprio percorso di pensiero. Ci sono scritti, nel Mantrana, di Jünger, di Leistikow ma anche di autori come Cioran, Abelardo, Gide, Benn, Freund, Bloy, Bachofen, Machiavelli, Montaigne, Schopenhauer ecc. Nelle prime pagine i due autori invitano il lettore ad allinearli differentemente, rimetterli in ordine e cambiare ancora quante volte si vuole. E’ un gioco che cela una sfida con se stessi.
Ernst Jünger, Autunno in Sardegna, a cura di Mario Bosincu, Le Lettere ed., pagg. 99, euro 14,00
Ernst Jünger, Le api di vetro, traduzione di Henry Furst, Guanda ed., pagg. 245, euro 19,00
Ernst Jünger, Klaus Leistikow, Mantrana. Un gioco, a cura di Michele Cometa, Mimesis ed., pagg. 69, euro 6,00