Brutte notizie per i cattolici tradizionalisti. Papa Bergoglio limita l’utilizzo dell’antico messale pre Vaticano II ai Frati Francescani dell’Immacolata. È scritto, infatti, nel decreto che commissaria l’ordine religioso, firmato l’11 Luglio dal cardinale focolarino Joao Braz de Aviz, che “il Santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l’uso della forma staordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata dalle competenti autorità per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta”.
Una decisione che rimette in discussione il motu proprio di Benedetto XVI Summorum Pontifucum, che liberalizzò l’utilizzo dell’antica liturgia romana. Un provvedimento che, come ha notato il vaticanista dell’Espresso, Sandro Magrister, vale come una smentita ufficiale rispetto ad uno dei nodi più controversi del pontificato di Joseph Ratzinger, il primo Papa emerito della storia moderna. Un segnale di netta discontinuità tra i due pontefici. Se con l’uscita della Lumen Fidei, la prima enciclica di Papa Francesco, ma anche l’ultima di Benedetto XVI, era stata fissata una sostanziale unità teologica tra loro, con questo provvedimento ne vengono però marcate irrimediabilmente le linee pastorali.
Quella dei Frati franscescani dell’Immacolata è, a suo modo, una vicenda paradigmatica che segna i limiti della coesistenza di due messali ufficiali all’interno della Chiesa Cattolica. Se con il Summurum Pontificum, nella sostanza, era stata fissata l’inedita coesistenza di un rituale ordinario, quello di Paolo VI, e una straordinario, quello di San Pio V; la vicenda dei religiosi appena commissariati ha avuto un esito che, nei fatti, ne aveva ribaltato la gerarchia. Appunto perché, tra i frati francescani, la cosiddetta messa in latino, era divenuta quella preminente. Una tendenza che ha portato non poche lacerazioni tra i consacrati dello stesso ordine. E non pochi imbarazzi nei Sacri Palazzi.
Il punto è che due messali romani non possono convivere assieme. Dettaglio che lo stesso Benedetto XVI aveva ben chiaro sin dalla promulgazione di quel motu proprio che aveva suscitato non poche polemiche tra i teologici progressisti. Appunto per questo aveva fissato l’obiettivo programmatico, mai portato a termine, di una “riforma della riforma” liturgica. Una prospettiva che resta ancora come l’unica percorribile al fine di evitare ulteriori frizioni all’interno del mondo cattolico.
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