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Der Arbeiter 4.0. Perché raccontare la trasformazione del Lavoro

La rubrica di Mario Bozzi Sentieri: partendo da Jünger, un approfondimento settimanale su come cambia il rapporto tra Uomo e Tenica

by Mario Bozzi Sentieri
20 Novembre 2020
in Politica
0
Il lavoratore postmoderno

In “Der Arbeiter” Ernst Jünger, nel 1932, preconizzava la venuta di un’era in cui il protagonista sarebbe stato l’Operaio, giunto a trasformare il mondo. L’Operaio per Jünger rappresentava una forza totalmente nuova e altra, antitetica a quella borghese ed in grado di scardinare radicalmente il sistema sociale. In questo senso l’Operaio non si definisce sul piano economico non si concepisce come classe, ma piuttosto come forza elementare che agisce nella storia, portavoce di un’esigenza di lavoro, intesa come esigenza di libertà: nell’operaio non dobbiamo vedere né uno dei tre Stati nel senso antico della parola, né una classe nel senso caro alla dialettica del XIX secolo. 

Le rivendicazioni avanzate dall’Operaio oltrepassano tutte le esigenze di stato o di classe. Nel  lavoratore dell’industria – secondo Jünger – dobbiamo scorgere un tipo d’uomo particolarmente indurito e temprato, la cui esistenza ha reso più chiara che mai l’impossibilità di continuare la vita alla vecchia maniera, fissata intorno  ai principi del  mondo borghese, primi tra tutti individualismo e libertà borghese. 

Ernst Junger

Il mitico Arbeiter di Jünger riconosce, nelle radici profonde del suo essere, “la vocazione a una libertà totalmente diversa dalla libertà borghese, e le esigenze che egli è pronto a rivendicare sono di gran lunga più ampie, più importanti e più temibili di quelle che una classe sociale potrebbe far proprie”. Vale a dire: il cittadino lavoratore immaginato da Jünger  crede che le regole e gli obblighi coincidano con la sua libertà, perché in ogni sua azione egli è onesto, leale, patriota e solidale; il suo bene coincide con il bene del suo popolo, perché altro bene non può esistere; ben venga un nuovo ordine, solo apparentemente gerarchico, in realtà – a ben vedere – iperlibertario, in questo senso.

Quanti di questi principi identificativi dell’ Arbeiter possono essere oggi declinati ? Quanti di essi possono traguardare il mondo del lavoro nell’era della tecnica ? 

Il lavoratore

E’ questa la sfida che lanciamo con questa rubrica che all’idea dell’Operaio jungeriano affianca il termine (Industria) 4.0, che indica la tendenza in atto dell’automazione industriale, la quale, integrando le nuove tecnologie  produttive, modifica le condizioni di lavoro, crea nuovi modelli di business, aumenta la produttività e la qualità produttiva degli impianti. E’ una tendenza rispetto alla quale ci avviciniamo consapevoli dell’importanza del passaggio epocale nel quale siamo già immersi e della necessità di dare risposte adeguate e nuove alle trasformazioni in atto. Trasformazioni  rispetto alle quali la scuola partecipativa può dare il suo contributo sulla via della costruzione – utilizziamo l’immagine jungeriana – dello “Stato del Lavoro”, nel quale il senso dell’appartenenza comunitaria (di luogo e di categoria), l’organicità delle competenze, la meritocrazia, la nuova giustizia distributiva, una più matura forma di democrazia possono svolgere un ruolo determinante. Particolarmente oggi, in una fase di passaggio le cui diverse fasi debbono essere valutate con attenzione, documentate, portate all’attenzione del più vasto pubblico. Senza chiusure preconcette, ma con la chiara determinazione di andare oltre la tecnica per porre in risalto reali processi ricostruttivi. 

Mario Bozzi Sentieri

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Tags: 4.0Barbadillodas arbeiterlavoromario bozzi sentieri

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