Luigi Pirandello diceva che il comico è un avvertimento del contrario e Umberto Eco rafforzava la definizione dicendo che la comicità è la percezione dell’opposto, del diverso; l’umorismo ne è il sentimento. E cosa è più opposto, contrario e contrastante come il surreale laboratorio creativo di Enzo Jannacci. Medico, cantautore, musicista, artista poliedrico, anche attore per Marco Ferreri e Lina Wertmuller, Jannacci, ha segnato il destino e il senso del cantautorato e del cabaret di provenienza milanese.
Milano, infatti, a partire dagli anni sessanta, non è stata solo la frenetica culla del boom economico, in cui ha visto la nascita, al palazzo del ghiaccio, l’importazione e la successiva esplosione del rock ‘n roll che vedeva nella stessa formazione un nascente Adriano Celentano proprio con Enzo Jannacci. In quegli stessi anni, in zona San Siro, viene aperto un ristorante, originariamente chiamato Gi-Go, salvo poi cambiare nome ed assumere quello che lo consegnerà alla storia del cabaret italiano: Il Derby Club.
I fondatori sono Giorgio e Angela Bongiovanni, zii di Diego Abatantuono, che vedrà i suoi esordi artistici proprio lì. Sul palco si alternano tutti i nomi del cabaret della scena milanese, per più generazioni. Basta sgranarne alcuni per capire che il locale si è rivelato una palestra anche per la successiva industria dello spettacolo: Mauro di Francesco, I Gatti di Vicolo Miracoli con Jerry Calà e Umberto Smaila, Giorgio Faletti, Ernst Thole, Diego Abatantuono, Cochi e Renato, Enzo Iacchetti. Al Derby, Massimo Boldi verrà indotto a seguire la propria natura comica e surreale, dando vita ai prodromi di quelli che saranno i personaggi che lo lanceranno nella successiva carriera televisiva.
È proprio con alcuni di loro che il genio di Enzo Jannacci e quello del giornalista e scrittore Beppe Viola trovano l’incastro per dar vita ad un gruppo che darà vita ad uno spettacolo teatrale (anni dopo trasmesso anche in televisione): il Gruppo Repellente. Spumeggiante e grottesco, il gruppo si sostanzia in una compagnia teatrale che alterna sketch comici a brani musicali, scritti e orchestrati da Jannacci (uno su tutti, come non dimenticare il celebre Zan zan zan le belle rane con la voce di Massimo Boldi?).
Una carriera collettiva che sembra una parentesi ma che al tempo stesso consente ai singoli artisti di scavarsi dentro e capire i propri punti di forza. Il cabaret, in quegli anni, è un canale dentro cui inserire le proprie spinte esistenziali, le proprie fragilità, per lavorarci sopra.
La comicità propone un’antropologia nuova, più autentica, vera e verace e la comicità del Derby, inoltre, è geograficamente localizzata. La Milano di quegli anni è turbolenta. Non solo la contestazione e la lotta tra gli opposti estremismi ma anche una scena del crimine dominata da Vallanzasca e Turatello. Sono gli anni della “mala” e spesso fa tappa al Derby.
Sul palco viene mostrata, negli angoli delle esibizioni, una società in perenne mutamento, movimentata da rapporti che seguono le onde del tempo e il Derby, con le sue facce, i suoi personaggi e i suoi tormentoni ha inequivocabilmente lasciato un segno.
Non un graffio, però, un fuoco d’artificio.