“Vestitino a pois e bimbo in braccio, proprio come Diana”. Questo è il (nuovo) tormentone, che ci rende vittime e carnefici allo stesso tempo, che impazza sul web (tra giornali e social network) e che pende come l’ennesima spada di Damocle sulle teste degli sposi più famosi d’Inghilterra. Messo da parte il Royal Baby (scelto il nome: George Alexander Louis), ci si concentra su Kate. Ora, va bene che a chi è dotato di sangue blu è concesso tutto, ma a meno che Kate non abbia partorito un mostro d’eccellenza, solitamente i bimbi, a poche ore dalla nascita, stanno tutti in braccio alle proprie madri.
E se paragone si vuole azzardare, si deve pensare che non c’è nulla di più bello dell’amore di una madre verso il proprio figlio. Anche delle mamme con la corona, in un mondo che a noi, comuni mortali, sembra sempre così surreale e finto. C’è di più: ciò che contraddistingue Kate, è il sorriso vero e sereno che le disegna il viso e le incornicia lo sguardo. Segno evidente che, per fortuna, William non è Carlo. E che anche la corona d’Inghilterra, finalmente, potrà vivere momenti sereni e felici, come ogni famiglia merita. Da quando è salita al trono, Kate è stata vittima di attacchi mediatici. Fa parte del gioco, è vero, ma spesso le parole inventano nuove realtà, arrivano fin dove solo la fantasia può spingersi, e dove la reale natura delle cose non andrebbe mai. Qualsiasi mossa abbia fatto Kate, ancor prima di diventare la moglie del principe William, si è trasformata in notizia.
La foto che ritrae Kate a poche ore dal parto, è solo l’ultima di una lunga serie che mette a confronto due donne diverse. Quindi due vite diverse, due storie diverse, due momenti diversi. A partire dall’anello in zaffiro che Diana indossò trent’anni fa, passando per il vestito blu indossato in occasione del fidanzamento, la personalizzazione delle promesse di matrimonio (entrambe hanno cancellato la parola obbedire), fino alla scelta di partorire nello stesso ospedale dove, nel 1982, Diana diede alla luce William. E ora siamo nel 2013. Più di venti anni dopo. E venti anni sono troppi per tirare fuori spettri dall’armadio, per fare paragoni fuorvianti e pericolosi. Soprattutto se a far rivivere i fantasmi del passato, non sono i protagonisti della storia di cui si narra.
Diana Spencer, “la principessa del popolo”, come la definì Tony Blair, avrebbe apprezzato e stimato Kate, raffinata, elegante. Soprattutto moderna. Così come moderna era Diana, ai suoi tempi. Perché aveva coraggio, aveva sbrinato l’incanto che aveva avvolto fino a quel momento la corona inglese, e si era aperta ai sudditi, lasciandosi amare e amandoli a sua volta.
Tra l’altro, il primo a non voler paragonare mamma e moglie (strano a dirsi per un uomo!) è proprio William. “Nessuno vuole prendere il posto di mia madre. Quello che ha fatto lei è stato fantastico, ma quello che conta nella vita è costruire il proprio futuro e il proprio destino, e Kate farà un ottimo lavoro a riguardo”. E la Duchessa di Cambridge, il suo destino lo sta costruendo, e ha già regalato una nuova era di popolarità alla famiglia reale, diventando il nuovo volto della monarchia inglese, capace di cancellare un passato recente poco roseo. Diana le avrebbe stretto la mano, facciamolo anche noi. O comunque diamole una possibilità, quella che la principessa triste non ha avuto.