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Il critico Cabona: “Sean Connery, icona dello 007: uno squadrista in smoking”

Il dialogo con lo scrittore e giornalista cinematografico sul popolare attore scozzese, scomparso a 90 anni

by Michele De Feudis
1 Novembre 2020
in Cinema
0
Sean Connery, squadrista in smoking

Maurizio Cabona, critico cinematografico de “Il Messaggero”, Sean Connery è stato un protagonista del cinema della seconda metà del ‘900. In che cosa eccelle?

“Quando Connery comincia la carriera, per la critica eccelle solo in statura, col suo 1,90, quattro centimetri meno che il suo coetaneo Clint Eastwood”.

Connery non è preso sul serio agli inizi?

“No e nemmeno dopo il successo della serie 007, tra il 1962 e il 1965”.

Che cosa si scrive di lui, per esempio?

“Che nei primi film, quelli in bianco e nero, si sia fatto rasare i capelli sulla fronte per ampliarla”.  

Qual è il primo film con Connery che lei ha visto? 

“007 Licenza di uccidere di Terence Young (1962). Al cinema Lux di Genova arriva solo nella primavera 1963. Lo vedo al primo spettacolo, nel primo giorno”.

Cinema affollato?

“No. Ci siamo mia nonna io e, qualche posto più in là, un altro signore… Il successo verrà dopo un paio di settimane. Solo dal 1964, con Agente 007. Missione Goldfinger di Guy Hamilton (già regista dei Due nemici con Alberto Sordi e David Niven)”, Bond diventa leggenda”.

Perché la maschera attoriale di Connery è unica?

“Direi che unico sia soprattutto la natura del suo personaggio”. 

Continui…

“Impressiona l’amoralità di James Bond, fin dalla qualifica che, almeno in Italia, gli deriva dal titolo del primo film della serie. Ammettere che un agente, segreto o no, abbia licenza di uccidere è davvero trasgressivo”. 

C’è chi in Bond vede, allora, un fascista…

“Bond è uno squadrista in smoking, privo di rimorsi. Ciò urta allora e urta oggi la critica, sempre e ovunque cristiana o marxista”.  

Perché Connery si trova così bene come agente segreto?

“Bond è un personaggio semplice: uccide e seduce, seduce e uccide. Per un attore prestante, ma ancora acerbo, è il ruolo ideale. Col tempo, però, Connery assume spessore di interprete”. 

Nel 1988 vince l’Oscar con Gli intoccabili. Altri film che registrano una sua partecipazione memorabile?

“Gli 007 sono seriali, ma il volto di Connery resta per eccellenza quello di Bond, più di quello di Roger Moore o Daniel Craig. Solo Pierce Brosnan è una scelta indovinata quanto quella di Connery. Quanto agli Intoccabili di Brian De Palma, è un bel film, ma lo sarebbe anche senza Connery”.

Dunque?

“I film inimmaginabili senza Connery sono I cospiratori di Martin Ritt, L’uomo che volle farsi re di John Huston, Robin e Marian di Richard Lester. Prima ancora, La collina del disonore di Sidney Lumet: qui Connery tiene testa ad attori più esperti di lui: Harry Andrews, Ian Bannen e Ian Holm”.

Le idee politiche? Connery è stato un irredentista scozzese…

“La politica di Connery è una singola testimonianza, la politica di Bond è propaganda di massa e ha contribuito alla Guerra fredda. E non solo: si pensi anche a Ransom di Casper Wrede e a Caccia a Ottobre rosso di John McTiernan. Non so se l’anticomunismo fosse nelle intenzioni di Connery. E’ però nelle sue realizzazioni”.  

Lei lo ha incontrato?

“Sono stato presentato a Connery nel 1999 all’Hôtel du Cap Eden Roc di Antibes per l’apertura del Festival di Cannes con Entrapment di Jon Amiel. Connery ha una cicatrice sulla gola e dice poche parole di cortesia. Lascia capire che i ruoli che gli sono proposti gli piacciono sempre meno…”.

Michele De Feudis

Michele De Feudis

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Tags: Barbadillomaurizio cabonamichele de feudissean connerysquadrista in smoking

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