In tempi hi-tech anche la droga viaggia su internet che diventa un canale privilegiato per la vendita di ogni tipo di sostanze stupefacenti, soprattutto per hashish e marijuana. Ma se calano i consumi di droghe pesanti (leggi cocaina ed eroina) sull’Italia, e in modo particolare il Nord ed il Centro, soffia il vento dell’Est che porta con sé ben 250 nuove droghe chimiche. E la vera droga, regina della crisi, si conferma il gioco d’azzardo.
I dati presentati al Parlamento dal dipartimento antidroga del governo presentano la classica ‘empasse’ del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Per gli ottimisti è un grosso successo il fatto che i giovani abbiano smesso di farsi di coca ed eroina (ma è un trend che negli anni si è mantenuto costante) però non va nemmeno sottovalutato il fatto che, al posto di ‘piste’ e ‘pallini’ hanno subito un netto incremento le vendite di ‘erba’ e ‘fumo’ e, soprattutto, le pasticche. Insomma, è la legge del mercato: quando un bene diventa sempre meno accessibile, a causa dei costi, i consumatori iniziano ad acquistare i cosiddetti ‘succedanei’, ossia cose, strumenti, oggetti che, con un costo nettamente inferiore sono in grado di rispondere all’esigenza (nel nostro caso di sballo) della ‘domanda’. Leggere però l’aumento del mercato delle droghe leggere come un semplice effetto del mercato è fuorviante. Infatti se l’eroina è ormai legata – e questo da anni – a consumatori abituali e tossicodipendenti storici con una bassissima soglia di ‘nuovi iniziati’ ogni anno, la cocaina non può essere sostituita da sostanze che provocano, a chi le assume, effetti completamente differenti da quelli cercati. Perciò impazza la vendita di sostanze di sintesi. Pasticche, Shaboo, Ecstasy ed altri prodotti da laboratorio garantiscono prezzi popolari e sensazioni forti. In più ‘fidelizzano’ il cliente che, ben presto, comincia ad assuefarsi ai benefici della droga iniziando a chiederne dosi sempre maggiori. Secondo il dipartimento governativo anti-droga l’Italia ne è stata colonizzata: insieme alle formule tradizionali sono in circolo ben 250 nuove molecole che ballano sul consueto filo della legalità border-line delle smart-drugs.
In fondo, cambia poco: anzi, aumenta il numero dei cosiddetti ‘poliassuntori’, ossia dei tossicodipendenti che assumono abitualmente più sostanze diverse. Come se, facendo un paragone alimentare al limite della blasfemia, non potendosi permettere sempre la carne ci si concede una sola bistecca alla settimana ma più pasta e fagioli rispetto al solito.
Inoltre il dato sulle ‘preferenze’ dei giovani verso hashish e marijuana va integrato alla luce di alcune, forse indigeste e banali, osservazioni avvalorate dai team di ricerca sulle tossicodipendenze. Erba e fumo, seppur non sempre, sono state, da sempre, considerate droghe d’ingresso. In pratica un’iniziazione all’utilizzo di stupefacenti. Solo il tempo dirà se, la nuova generazione si fermerà all’erba oppure tracimerà nella ‘solita’ trafila.
Infine il dato più impressionante, la vera droga, regina della crisi, si conferma il gioco d’azzardo. Macchinette, siti on-line, lotterie istantanee, schedine, pokerate: tutto fa brodo e, con la speranza di guadagni milionari, infonde in chi ne subisce il fascino, una scarica di benessere legata alla speranza di farcela, aiutati dalla fortuna. Una situazione di momentaneo sollievo dagli affanni quotidiani, legata pure a tutta una ritualità differente per gioco e giocatore, che alimenta ben presto una dipendenza invincibile.
Insomma, altro che il crack: è sempre il gioco la vera e propria droga dei nuovi poveri.