Zingaretti, Conte premier e Di MaioAbusando di una frase retorica, se abbiamo visto che la Sparta del centrodestra piange l’occasione fallita in Puglia e la figuraccia in Campania, dobbiamo costatare l’ovvio dell’Atene democratica (nel senso di Pd) che non ha nulla da ridere. Figurarsi la Tebe pentastellata di Pelopida Grillo ed Epaminonda Conte, fuori da ogni ipotesi anche solo di poter ambire alla conquista di una Regione sola.
Talora è meglio non dare per scontate le cose, altrimenti si rischia – come in queste ore – che si trasformi in un successo quella che è una disfatta uguale e contraria a quella patita dal centrodestra al Sud.
Resa in Veneto, disfatta in Liguria
In prima battuta il Nord: qui i dem si rivelano inconsistenti. Il Veneto, è vero, non è mai stata terra “rossa” però c’è modo e modo di perdere: farlo chiedendo la carità del voto disgiunto al cospetto del doge Luca Zaia, come in tanti candidati della sinistra hanno pur fatto (qualcuno addirittura in maniera scoperta) non è una resa. È peggio.
Il fatto vero e fragoroso è in Liguria. Che, invece, terra anticomunista non lo è stata mai. Anzi. Qui Giovanni Toti, che pur non riesce a esportare il suo modello fuori dagli angusti confini della splendida Regione che è stato richiamato a governare, ha stracciato l’allegra alleanza Pd-M5s benedetta dal Fatto Quotidiano con l’impegno diretto di un suo importante esponente, Ferruccio Sansa. Non c’è stata partita né scuse (ricordate la querelle Paita di cinque anni fa e la sinistra divisa che spiana l’autostrada al giornalista Mediaset?). E c’è (davvero) tanto da riflettere.
I conti (sbagliati) sulle Marche
Dunque le Marche. Un tonfo, senza se e senza ma. Zingaretti s’era affrettato – complici gli exit poll – a dire che se fossero andati insieme Pd e M5s non ci sarebbe stata storia per il neogovernatore Acquaroli. Invece la matematica delle percentuali racconta un’altra storia: per l’esponente del centrodestra ha votato poco meno del 50% dei marchigiani, il Pd si è fermato al 37% e il M5s non è andato oltre l’8%. Applicando il criterio della sommatoria sbandierato dai vertici dem, Acquaroli avrebbe vinto 49 a 45. Un altro paio di decimali se si fossero aggiunti i Comunisti. Ma nulla di più.
Il trappolone toscano
La Toscana è stata mantenuta, un successo. Invece no. Quel volpone di Pietrangelo Buttafuoco li aveva già sgamati: occhio alla sinistra, fanno credere alla forza irresistibile dei loro avversari per poi sbandierare una vittoria di civiltà contro l’onda nera. Eugenio Giani, fortemente voluto da Renzi, non era un candidato d’assalto. Confermava, per di più, il centralismo fiorentino e a Firenze qualcuno gli rinfacciava i natali empolesi e provinciali. Tutto l’imponente apparato burocratico e della propaganda della sinistra s’è mosso. Come era ed è giusto che sia. Non s’è mai visto un generale che va in guerra per buscarle. Tranne, forse, qualche vecchio ammiraglio di tanti anni fa ma questa è un’altra storia. La candidatura della Ceccardi è stata funzionale a un aumento dei consensi del centrodestra. La sfida, dopo i toni alti, è quella della costruzione di un progetto di amministrazione e di governo antitetico e alternativo a quello della sinistra. Non abbiamo notizie della Bergonzoni in Emilia Romagna. Speriamo di averne di sue.
Al Sud vittorie nonostante Pd e alleati
Nel Sud, per Zingaretti e i dem, non è stata una festa. De Luca ed Emiliano hanno vinto nonostante il Pd e le forze della loro coalizione di governo. Prima del Covid, infatti, De Luca non era certo il candidato principe della coalizione che, anzi, stava studiando una grosse koalitionen col M5s campano sotto l’egida del ministro all’Ambiente Sergio Costa. In Puglia, invece, Emiliano ha dovuto subire gli attacchi dei Cinque Stelle, che non hanno ceduto di un millimetro di fronte alle pressanti richieste di ritirare il candidato Laricchia e persino alla “coltellata” renziana che ha presentato la candidatura di Ivan Scalfarotto.
Indubitabile un fatto: De Luca ed Emiliano hanno vinto perché la loro persona ha, evidentemente, convinto gli elettori. Il Pd è rimasto, sostanzialmente, a guardare per poi sventolare il successo. Che, peraltro, se era annunciato in Campania non lo era altrettanto in Puglia.
La sinistra ha solo mantenuto tre regioni, Campania, Puglia e Toscana, ma di fatto non ha vinto nessuno. Se per loro questo è vincere, allora vuol dire che sono proprio bolliti.
La sinistra non avrà vinto, ma il centro-destra neppure, purtroppo. Perdere in Toscana e Puglia è stato grave. Lì si giocava la capacità di crescere veramente, che non c’è stata.