«Eppure – chissà – / là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia / la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo»
Questi versi tratti da Elena, un poemetto in forma di monologo drammatico del poeta greco Ghiannis Ritsos (1909 – 1990) pubblicato nel 1970, sembrano interrompere d’un tratto le amare riflessioni che la protagonista svolge. Ma chi è l’Elena del poemetto? È, sì, la donna del mito, ma anche una nostra contemporanea, è la splendida donna per cui si mossero gli eserciti l’un contro l’altro sotto le mura di Troia, ma anche quella che s’incontra quotidianamente, che seduce e infiamma gli uomini. L’Elena di Ritsos, dall’età indefinibile, è il simbolo della bellezza e della sua caducità. Lamenta il passare del tempo che tutto travolge: ricordi, affetti, eventi; rimpiange l’amore perduto; rievoca l’antico splendore; si duole della inevitabile perdita di senso delle cose: «a poco a poco le cose hanno perso senso, si sono svuotate; /d’altronde ebbero mai alcun senso?».
Ma ecco apparire in questa sorta di naufragio esistenziale una speranza fuggevole e nello stesso tempo tenace, come le piantine che rompono la dura crosta d’asfalto o le erbacce che, malgrado tutto, crescono sulle rovine e le ricoprono. C’è qualcosa che si salva dalla distruzione di cose ed eventi e storie. Ed è quella volontà indomita dell’uomo di combattere per il suo sogno, quel resistere alle ingiustizie e ad un potere opprimente (sociale o naturale) che forma il nucleo eterno della storia umana e ne attesta la bellezza.
«La storia è una nobile guerra contro la morte», scriveva il filosofo Ortega y Gasset in quel magnifico saggio del 1933 che è Intorno a Galileo. E lo scrittore francese Drieu La Rochelle, dal suo canto, in uno scritto non pubblicato del 1928, Robinson, dal sapore autobiografico, notava: «E quel che captava l’interesse degli uomini intorno a me non aveva alcun potere sul mio cuore; è solo la loro passione che m’interessa […] l’entusiasmo degli uomini che si lanciano all’assalto». Sono le passioni degli uomini a fare la storia e donarci la sua bellezza.
Sandro Marano