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Cultura. Si è fermata la corsa dell’ex soprintendente del San Carlo Purchia al Piccolo di Milano

Le assenze in consiglio d'amministrazione frenano la nomina mentre si sfila anche il sindaco Beppe Sala: "Attendiamo altre autorevoli candidature"

by Paolo Isotta*
6 Agosto 2020
in Cultura, Rassegna stampa
0

   La rag. Rosanna Purchia è stata a lungo soprintendente del San Carlo di Napoli. Non sapeva nulla di Bach e di Beethoven, di Rossini e di Richard Strauss. Nella primavera di quest’anno è stata sostituita da Stéphane Lissner, sostituzione ancora più funesta: costui, già alla Scala e all’Opéra di Parigi, è ignorante quanto lei e ancora più arrogante. Lo ha voluto quell’allocco del sindaco De Magistris, pagandogli uno stipendio stratosferico: poi voglio vedere come finirà di fronte alle spese eccezionali alle quali il Comune dovrà far fronte. Nel maggio 2019 il Presidente della Repubblica, con un’iniziativa che definire improvvida è un eufemismo, la nominò Grande Ufficiale della Repubblica. Io gli scrissi una lettera aperta, pubblicata sul “Fatto Quotidiano” e ripresa da molti organi, nella quale dichiaravo che non avrei accettato alcuna onoreficenza mi venisse eventualmente offerta (finora, in settanta anni di vita, non ne ho ricevuta alcuna): meglio essere un quivis de populo che essere decorato con la Purchia.

 

Un caso a Milano

Adesso ci siamo trovati di fronte a un altro enorme scandalo. La Purchia è in posizione favorita per la nomina a direttore del Piccolo Teatro di Milano; o magari, speriamo, lo era. Costei ha già lavorato al Piccolo: come dattilografa e poi come contabile. Ma è successa una cosa imprevedibile. A onta delle fortissime spinte che le dava Franceschini, la Purchia non è stata nominata. Due consiglieri di amministrazione che rappresentano la Regione Lombardia per ben due volte non si sono presentati alle riunioni del Consiglio, così facendo mancare il numero legale e perciò impediendo la nomina. Beninteso, la Purchia, così come sconosce Bach e Beethoven, ignora chi siano Eschilo, Shakespeare, Calderòn e Schiller, poi anche Pirandello e D’Annunzio. Or è accaduto che, dovendo i candidati presentare un programma scritto che configurasse la loro eventuale azione da direttore, la Purchia ha presentato una pagina piena di errori di italiano: nemmeno dirò di sintassi, di grammatica. Questo ha ulteriormente offeso il Consiglio. Peraltro ci si domanda come potrebbe costei essere nominata quando la legge Madia fissa un limite di età per i dipendenti pubblici, e il Piccolo, viste le erogazioni di Ministero, Comune e Regione, è un teatro di Stato a tutti gli effetti.

 

Il disimpegno di Sala

Pochi giorni fa un fatto impreveduto: il Sindaco di Milano, Sala, si è sfilato dal mazzo dei sostenitori della ragioniera napoletana. Ha rimandato la riunione del Consiglio “in attesa che vengano esaminate altre autorevoli candidature”. Se la Purchia non passasse, sarebbe una tremenda cattiva figura per lei (che a quel punto diventerebbe impresentabile e politicamente morta) e per i suoi dante causa. Dal ministro Franceschini non mi attendo nulla; ma il Segretario generale del Ministero, Salvo Nastasi, è un uomo intelligente e spregiudicato: sono certo che in cor suo l’abbia abbandonata al suo destino, e che presto lo farà pubblicamente. Una sconfitta alla Purchia passi, ma non una sconfitta personale. A questo punto mi auguro sia per valere il detto “Ognuno per sé e Dio per tutti”!

 

www.paoloisotta.it

*Da Il Fatto Quotidiano del 4.8.2020

Paolo Isotta*

Paolo Isotta*

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Tags: beppe salapaolo isottapiccolo milanorosanna purchiateatro piccolo

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