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Il punto (di M.Tarchi). Benvenuti nell’era del multirazzismo

L'editoriale del politologo fiorentino per l'ultimo numero di Diorama Letterario

by Marco Tarchi
18 Luglio 2020
in Politica, Scritti
6
Jen Reid, icona dei nuovi soloni totalitari

«Può il battito d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?». Se non fosse stato citato fino all’abuso nei quasi cinquant’anni che ci separano dalla sua formulazione, l’interrogativo posto dal matematico e meteorologo Edward Lorenz si presterebbe a meraviglia per prospettare lo scenario aperto dalla morte di George Floyd. Dal movimentato arresto dell’afroamericano finito in tragedia, uno dei tanti esempi della brutalità della polizia statunitense — a sua volta riflesso di un’abitudine alla violenza che scorre nelle vene della società nordamericana ed esplode periodicamente in una sequela ininterrotta di omicidi e massacri, a volte di proporzioni clamorose —sono infatti scaturiti un gran numero di episodi che lasciano intravedere lo scoppio di un’epidemia potenzialmente non meno pericolosa di quella con cui abbiamo tuttora a che fare.
Le reazioni alla vicenda di Minneapolis, con manifestazioni spesso culminate in attacchi teppistici e sommosse, con lo sbullonamento delle statue di reali o presunti razzisti di varia epoca, da Cristoforo Colombo a Winston Churchill a… Indro Montanelli, con la propagazione al di là degli oceani della moda dell’inginocchiamento commemorativo, con i cortei moltitudinari in dispregio delle disposizioni anti-covid per rivendicare “l’onore” di delinquenti pluricondannati deceduti nel corso di azioni di polizia (come nel caso di Adama Traorè in Francia, non l’unico della serie), benché le si faccia passare nei media mainstream come un’insorgenza di spirito antidiscriminatorio ed egualitario e una rivendicazione di comportamenti civili da parte delle forze dell’ordine — obiettivi di cui pochi (e non certo noi) negherebbero la legittimità —esprimono contenuti ben più inquietanti.

Una scena de I Miserabili di Lady Ly

In coincidenza con l’uscita su piattaforme e schermi italiani di un film di impressionante realismo qual è I miserabili del franco-maliano Ladj Ly, ambientato in una delle tante banlieues della regione parigina abitate in massiccia prevalenza da africani, sono altrettanti segni di un futuro (che si sta facendo presente) dominato dalla disgregazione delle identità nazionali che hanno forgiato l’età moderna. Sono sintomi della volontà di disconoscimento della storia comune che la formazione di quelle identità aveva tenuto a battesimo ed accompagnato nei suoi processi di sviluppo e della sua sostituzione con una memoria fittizia, disegnata ad hoc per cancellare ogni traccia di quel percorso e sovrapporle frammenti scelti, selezionati e mistificati allo scopo di costruire una giustificazione degli odierni agglomerati multi-etnici e multiculturali.
Sotto il paravento dell’aspirazione ad un mondo di eguali, traspare la realtà di città popolate da tribù, ognuna delle quali rivendica il diritto ad un’esistenza separata, ostenta i propri codici di riconoscimento per coagulare i simili e contrapporli agli altri, esige dalla popolazione autoctona dei luoghi di accoglienza l’obliterazione di qualunque simbolo che possa ricordarle l’originaria estraneità e punta all’indebolimento degli strumenti dell’autorità statale — la polizia in primo luogo, ma anche altre istituzioni amministrative, le cui sedi sono spesso oggetto di devastazioni — per garantirsi, al di fuori della legalità, spazi sempre più vasti di autogestione secondo le proprie regole. La nascita di sempre più numerose «zone di non diritto» dove la popolazione immigrata è prevalente, sparse in tutta l’Europa, era già un indicatore significativo di questa tendenza. I recenti fatti di Digione — tre giorni di scontri di estrema violenza, con uso di armi da guerra, tra bande di ceceni e di maghrebini, nati per questioni di controllo del mercato della droga ma poi estesi a faida tra gruppi etnici che non si sopportano — forniscono una prova ancor più evidente. E il fatto che la battaglia si sia conclusa con un armistizio fra le due «comunità» (che così sì sono volute definire) sancito all’interno della locale moschea ha impresso un sigillo definitivo alla extraterritorialità di questi gruppi autogestiti. Tanto più se si considera la sostanziale autoesclusione dalla vicenda delle autorità francesi, ridotte al ruolo di spettatrici del conflitto.
Quella a cui stiamo assistendo è di fatto l’espropriazione del potere dei popoli di decidere dei propri modi di vita, di ricollegarsi alla propria storia e alle tradizioni che ne sono scaturite, di vivere entro le mura psicologiche protettive di un’identità condivisa ed esclusiva. Il ricatto della compassione e della commozione verso i “derelitti”, i “dannati della terra”, la denigrazione dell’orgoglio di un’ identità a profitto di una visione che nel cosmopolitismo vede il trionfo del Bene e della Pace universale, la ideologia dell’accoglienza incondizionata, l’odio per le frontiere e l’aspirazione all’omologazione planetaria stanno partorendo, tramite l’ennesima eterogenesi dei fini, un mondo in cui gli egoismi e gli odi etnici, a lungo compressi, affiorano sempre più vigorosamente in superficie. E in cui, dietro le invocazioni alla giustizia, si fa strada il desiderio di vendetta.
Vendicare la schiavitù, il colonialismo, la subordinazione economica è la parola d’ordine che apre la strada a una catena di reazioni il cui unico veicolo è l’attivazione della guerra civile. I tumulti che hanno terrorizzato Stoccarda per un’intera notte il 21 giugno, con una simbiosi tra immigrati, militanti dell’ultrasinistra no border e delinquenti comuni, così come gli attacchi di “lupi solitari” jihadisti o suprematisti, ne sono ‘semplici abbozzi. Molti segnali lasciano presupporre che molto di più, e di peggio, seguirà. Le società multirazziali sono sempre state, in potenza, società multirazziste. Ora iniziano ad esserlo anche in atto. (Editoriale di Diorama letterario, n. 356, luglio-agosto 2020)

@barbadilloit

Marco Tarchi

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Tags: Barbadillodiorama letterarioeditorialemarco tarchimultirazzismo

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Comments 6

  1. Werner says:
    3 anni ago

    Bellissimo articolo. Se lo legge un sinistroide, non solo non ci capisce nulla, ma dà pure del razzista al suo autore. Il vero razzismo é di chi vuole l’immigrazione, non di chi é contrario al fenomeno. E questo razzismo é chiaramente indirizzato verso i popoli e le identità etnorazziali e culturali dell’Europa. Il multiculturalismo tanto sostenuto ed enfatizzato dai liberalprogressisti e dai massmedia a loro collegati, valorizza e tutela le identità degli immigrati a danno di quella della popolazione autoctona. D’altronde, sono anni che ci dicono che siccome non facciamo più figli, non bisogna fare politiche che stimolino la nostra ripresa riproduttiva perche é “fascista” e costa allo Stato, ed é secondo loro necessario che li facciano gli immigrati, meglio se afroislamici, a dimostrazione di come il vero problema é l’odio verso sé stessi, non verso il “diverso”. Che poi lo Stato dà molte agevolazioni agli immigrati che fanno figli che gli italiani si sognano.

    I fatti di Minneapolis hanno solo messo in evidenza il fatto che dilaga l’odio verso le persone di razza bianca. Odio e invidia, perché non é suprematismo dire che noi bianchi siamo coloro che più hanno contribuito in tutti gli ambiti rispetto agli altri nella storia del mondo. Che poi tutti i popoli di tutte le razze e colori, possono manifestare orgoglio di appartenenza, noi bianchi no e se lo facciamo siamo “razzisti” e “suprematisti”.

  2. guidobono says:
    3 anni ago

    Werner lo sappiamo, ma non è che la passività e rassegnazione bianca (per non dir di peggio) lasci margini di speranza…

  3. Werner says:
    3 anni ago

    @Guidobono
    No, non lascia margini di speranza. Ma la speranza è sempre l’ultima a morire, anche se i bianchi che ci opponiamo a questo schifo in maniera esplicita siamo minoranza. Penso che la maggioranza è silenziosa e timorosa, che vorrebbe schierarsi con la minoranza “anticonformista” ma che per timore di ritorsioni e accuse di razzismo si allinea alla minoranza “conformista”, quella liberalprogressista del più immigrazione e no ai confini. Questa minoranza “conformista” è formata da persone moralmente deviate e depravate, e va combattuta con la forza delle idee.

  4. Stefano says:
    3 anni ago

    Ottimo editoriale, analisi profonda…

  5. guidobono says:
    3 anni ago

    Grande editoriale, concordo.

  6. Fernando says:
    3 anni ago

    Perfetto, encomiabile, finemente analizzante di una deriva di civiltà sociale che è ormai anche in casa nostra e che potrebbe esplodere in qualsiasi momento.Si stanno solamente rafforzando velocemente mentre le autorità preposte latitano nell’ipocrisia più insensata.Giovanni Vasso cos’è anche questa monnezza disonestà!!!

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