Caro Salvini, annunciando che la Lega prenderà la sede storica del Partito Comunista alle Botteghe Oscure, lei ha detto che la Lega “ha ereditato i valori del Pci di Berlinguer”. La sinistra è insorta indignata e non so darle torto. O meglio, capisco due cose. Una, che gli eredi del Pci, i piddini, hanno tradito la tradizione comunista e socialista italiana, non sono neanche l’unghia della vecchia storia, tremenda ma a suo modo gloriosa, della sinistra comunista. Sono passati dalla difesa dei ceti proletari a guardia bianca del capitalismo globale, sono diventati gli asinelli di troia – cavalli sarebbe troppo – della troika europea; sono l’espressione della neo-borghesia radical; e alla difesa del Quarto stato preferiscono la difesa del Terzo sesso, trans inclusi. L’altra, che la Lega ha raccolto molti consensi proletari e operai un tempo del Pci, e ha fatto battaglie popolari che un tempo erano dei comunisti.
Riconosciuta questa doppia verità, le dico: lasci stare il Pci e Berlinguer. Per rispetto della storia, dell’italocomunismo e, se permette per rispetto della destra popolare e nazionale che è dalla sua parte.
Differenze inconciliabili
Se a muoverle questa obiezione fosse solo un intellettuale in disparte, come io sono, avrebbe ragione di fregarsene e fare le sue boutade elettorali, anche per generare scompiglio tra gli eredi traditori della sinistra. Ma quel che le sto per dire, mi creda, esprime l’opinione dei due terzi del suo elettorato e la stragrande maggioranza dell’area sovranista.
I valori del Pci non sono, non possono essere i valori della gente che la vota. Perché il Pci era un partito legato a doppio filo a Mosca, da cui prendeva soldi, ispirazione e ordini, fino agli anni Settanta. Perché il Pci sognava un modello di società egualitaria e collettivista che non sono certo i riferimenti, e tantomeno gli ideali, degli italiani che la votano e delle partite Iva. E se non sono di destra, sono ex-democristiani e anticomunisti, in conflitto aperto non solo col vecchio Pci di Togliatti ma anche col Pci di Berlinguer.
Perché quel Pci era antifascista dopo il fascismo, cioè usava l’antifascismo per delegittimare ogni destra e perfino ogni partito conservatore, nazionale, cattolico non progressista. E un antifascismo che esaltava la lotta partigiana anche nelle sue pagine peggiori come le stragi del triangolo rosso, le foibe, l’odio verso chi, senza essere fascista, era fieramente legato alle tradizioni nazionali, cattoliche e spirituali del nostro paese. Forse non le dice niente Marx, e nemmeno Gramsci. Ma il loro progetto era la dittatura del Partito Comunista, l’avvento dei soviet nelle fabbriche, l’egemonia marx-leninista, la cancellazione, lo sradicamento di tutto ciò che rappresentava la storia e la tradizione della nostra civiltà. Perché quel Pci non fu mai sovranista per la semplice ragione che fu sempre, coerentemente, internazionalista. Perché quel Pci era collegato alla Cgil e alle lotte sindacali che fecero danni enormi al paese e all’economia. E che oggi sarebbero, e sono, coerentemente dalla parte dei migranti e non certo dei confini della patria e mai avrebbero detto prima gli italiani; mai avrebbero agitato il rosario e invocato la Madonna. Non si può un giorno imbarazzare i cattolici agitando quei simboli sacri e santi della religione cristiana e un altro giorno agitare il poster di Berlinguer e del Pci.
Basta coi complessi d’inferiorità
Quanto a Berlinguer vorrei ricordare che fu un onesto e rispettabile segretario, dignitoso e serio, moralmente impeccabile. Ma Berlinguer non aveva la statura di Togliatti e quanto a svolte fu più ardito Occhetto, seppur col favore dei muri crollati. Berlinguer era modesto, come stile ma anche come capacità, per lunghi anni allineato anche ai più sordidi eventi, come le invasioni militari; fu mestamente comunista, considerò il Partito come l’Assoluto, non lasciò tracce importanti, si oppose alla socialdemocrazia e la storia gli dette torto. Quando Craxi lanciava il socialismo verso la nazione, l’Europa, la modernità, la libertà e il mercato (e le tangenti), Berlinguer era dalla parte opposta.
Fu una persona per bene, ma basta la sua decorosa mediocrità per farne un santo con relativa agiografia? Da anni Berlinguer è un pretesto narrativo per santificare gli eredi. Ma il comunismo non fu quella cosa light di cui si può appropriare. E non c’entra nemmeno con lo spirito comunitario. Il comunismo sta alla comunità come la polmonite sta ai polmoni: la comunità è un organo naturale, storico, sociale, il comunismo è la sua patologia, la sua infezione.
La sua dichiarazione di sentirsi erede di Berlinguer e dei “valori del Pci”, dimostra oltretutto una pericolosa subalternità culturale, un complesso d’inferiorità e una piccola furbizia che si ritorcerebbe contro di lei. Perché è da quel complesso che un nuovo governo dovrebbe invece liberarsi se non vuol rimanere succubo del nuovo Pc, che è il Politicamente Corretto. Quel nuovo Pc che oggi esalta Berlinguer. Perché se si riferisce ai valori, alla questione morale, alla dignità della politica c’era un altro testimone molto più scomodo ma più compatibile col sovranismo e l’italianità. Si chiamava Giorgio Almirante. Ora non pretendo che lei, ex-comunista padano, scopra i valori del Msi e di Almirante, sarebbe imbarazzante il retrogusto fascista e la concorrenza alla sua alleata Giorgia Meloni, o Giorgita Melòn, per declinarla alla Evita Peròn.
La politica è una cosa seria
Ma se arriva ad appropriarsi dei valori del Pci e di Berlinguer, i suoi elettori, perlomeno i due terzi di loro, preferirebbero Almirante e il Msi. Se il richiamo invece, oltre che furbo e tattico, è alla politica seria di un tempo, allora bisognerebbe onestamente dire che quella stagione, coi suoi vizi e le sue virtù, è assai lontana dalla sua.
Ci ripensi, Matteo. Se la politica è una cosa seria, eviti di passare col carrello della spesa tra gli stand storici e prendersi quello che più funziona per l’uso immediato. Ci sono due modi di denigrare il passato: uno è quello di abbattere le statue; l’altro è quello di farle parlare con le convenienze del momento. Quelle bandiere rosse meritano rispetto e avversari che vogliano affrontarle, non imitarle. Non può scambiarle daltonicamente col verde leghista. È tutta un’altra storia…
*Da La Verità del 11.7.2020
E’ sempre una grande botta piacevolissima seguire VENEZIANI.Le sue analisi sono sempre condivisibili,scevre di qualsiasi forma speculativa per fini fasulli,falsi.Mi piacerebbe vederlo con un suo programma in prima serata inTV.magari confrontandosi con i vari..Formigli.Floris Berlinguer.M.Giannini,Gruber,Merlino e copagnia bella tutti vergognosamente one way!! Su Salvini e’ meglio sorvolare,sono questioni interne alla lega..E’ evidende che sta’ perdendo steam..
Bell’articolo.
Salvini ha sparato una castronata micidiale. I sinistroidi che sono insorti dopo le sue affermazioni se lo tengano pure al Cavaliere Nobile Enrico Berlinguer, nessuno glielo ruba. Anzi, è parecchio strano che chi proviene da famiglia aristocratica aderisca al PCI e ne diventi persino il segretario nazionale. Anche se non è stato un caso isolato, di nobili che in epoca repubblicana hanno avuto la tessera del PCI e di altri partiti di sinistra ce ne sono stati. Comunismo e Aristocrazia sono assolutamente inconciliabili. Vi è incompatibilità tra Aristocrazia e Liberalismo (che è roba borghese), figuriamoci.
Ma la sparata di Salvini non deve sorprendere più di tanto, dato che, come specifica l’articolo, è un ex comunista padano. Quindi in un certo senso ha delle origini “rosse”, come gran parte dei vecchi dirigenti del Carroccio, del resto. Gli stessi Bossi e Maroni sono stati comunisti. E’ evidente che queste sparate sono anche dettate dal fatto di voler acchiappare voti dai delusi del M5S, anche quelli di sinistra che sono anti-PD.
Anche Mussolini come il 90% dei primi fascisti aveva origini rosse (l’unico era il deprecato Cesare Maria De Vecchi inseguito conte di val Cismon -o per i perfidi- conte di val Coglion).Berlinguer fu ‘innestato’ nel Pci, la sua famiglia aveva origini culturali azioniste e in parte anche massoniche.
In merito concordo solo nella conclusione con Veneziani ma non con le sue spiegazioni che stavolta mi sembrano abbastanza banali e superficiali. Salvini ovviamente sbaglia a richiamarsi a Berlinguer ma non per il motivo che Berlinguer era comunista, ma proprio per il motivo che Berlinguer non era affatto un comunista e basta conoscere un pochino di storia delle idee politiche e storia della famiglia Berlinguer per saperlo, su questo ha detto bene Gallarò con cui concordo… Quindi Salvini fa una doppia gaffe in pratica ma tutti lo contestano per il motivo sbagliato, Veneziani compreso richiamandosi a valori che lui ritiene inconciliabili, però poi scrive libri e fa conferenze con Diego Fusaro, quindi qualcosa non mi torna in questo caso, ed anche nei suoi libri traspare un idea molto diversa da quella qui portata avanti… Concludo dicendo che però Salvini dice una cosa giusta nel momento in cui sa bene di rappresentare alcuni ceti popolare che non si sentono più rappresentati dalla sinistra arcobaleno odierna, il problema è che richiamandosi a Berlinguer -ovvero il padre putativo della sinistra liberal che oggi conosciamo,il “Piddino” archetipale- sbaglia e sbaglia due volte, però il senso in se non è sbagliato, il problema è che gente come Zaia e co. e i liberal-liberisti della Lega non rappresentano di certo il Quarto Stato e gli interessi delle classi nazional-popolari…
x Werner: Werner scusami ma Salvini non è mai stato comunista in vista sua , la storiella dell’ex comunista padano è pura fuffa credimi su cui giocano sia lui che i giornali, il suo miglior amico è un dirigente di Forza Nuova con cui sono molto legati fin dai tempi delle superiori, la storia del “comunista padano” nasce dal fatto del Parlamento Padano che doveva rappresentare un pò tutte le posizioni dell’arco politico e Bossi all’epoca chiese al giovane Salvini se potesse interpretare la parte del Partito comunista padano nelle elezione per il suddetto fantomatico parlamento, era solo un trovata del momento insomma Salvini non sa nemmeno cosa sia il comunismo e le parole sul non-comunista Berlinguer lo dimostrano…
p.s. Del resto l’atlantista Salvini poteva giusto richiamarsi a Berlinguer, uno che disse “mi sento piu’ sicuro con l’ombrello della Nato”… Quindi i destri fautori dell’atlantismo occidentalista dovrebbero essere contenti del fatto che Salvini si sia richiamato all’unico “comunista” atlantista(in realtà in buona compagnia con Napolitano, Amendola etc etc)
Salvini in verità andava al Leonkavallo ma non per motivi ideologici. Su Berlinguer c’è da dire che fu l’ultimo capopartito veramente amato dal popolo; mio padre (anticomunista) lavorava nell’edilizia , come artigiano stuccatore ; il giorno dei funerali molti suoi colleghi partirono da Parma per andare a Roma, a loro spese , ai funerali rinunciando alla giornata lavorativa; oggi sarebbe fantascienza.
Gallarò Berlinguer era amato dal popolo per la sua mitizzata “onestà”, ma era più amato dagli anti-comunisti che dai comunisti il perchè a posteriori lo si capisce bene… In fondo oggi cosa sono i 5stalle ed il PD se non proprio dei diretti eredi anche se a livello più basso delle sue idee? Come al solito la storia è scritta dai vincitori e Berlinguer essendo stato un vincente della storia ha goduto sempre di questa celebrazione post-mortem nonostante sia stato prima il tipico grigio burocrate del PCI asservito a qualunque indirizzo di Mosca e dopo sia saltato sul carro della social-democrazia ed abbia traghettato il PCI verso la deriva atlantico-liberale successiva facendo fuori il PSI per prendersi tutta quell’area politica… Per me un politico mediocre che però seppe cogliere lo spirito del tempo e fare le mosse giuste al momento giusto, come lo stesso Almirante del resto e non è un caso che i due si stimarono a vicenda, erano simili per certi aspetti, entrambi segretari in due partiti molto ideologizzati ma che loro portarono su posizioni moderate, moderne, borghesi e quindi apprezzate dai più, entrambi “comunisti” e “fascisti” più per contingenza che per reale convinzione, insomma due figure speculari per tanti motivi… Poi certo ci sarebbe molto altro da dire e da specificare, ma diciamo che entrambi sono secondo me alla base della seconda repubblica ed infatti se andiamo a stringere soprattutto verso la fine combatterono gli stessi nemici ed ebbero gli stessi amici, soprattutto a livello internazionale ma anche nazionale, D’Alema e Fini erano figli loro…
E’ vero , Berlinguer era molto simile ad Almirante; di Berlinguer si vociferava (come per Togliatti) che in realtà fosse stato assassinato. Entrambi erano pedine di un gioco deciso altrove (Berlinguer subì un incidente molto strano anche in Bulgaria). Da qualche parte ho un libro anni cinquanta che conteneva l’appello di Berlinguer alla gioventù missina dicendo che non si doveva far traviare da dirigenti asserviti alla reazione. Molto interessante l’articolo del Pn , peccato che sul cartaceo ospitino Sgarbi, Meluzzi e Sinagra.
Parlare di comunismo e fascismo, sinistra e destra, credo sia oggi errato, sono dicotomie novecentesche ampiamente superate dalla storia (anche se a qualcuno fa comodo mantenerle, pensiamo ai patetici antifa in assenza di fascismo…).Proprio per questo, però, in assoluto, non è sbagliato, voler guardare a quelle classi lavoratrici abbandonate(a partire dagli anni ’90) dai vecchi partiti comunisti, oggi convertitisi entusiasticamente al liberismo più spinto, al culto dei diritti civili, al terzomondismo più ottuso (ma non privo di finalità strettamente politiche), a organizzazioni sovranazionali come l’UE, al cosmopolitismo (che è cosa diversa dall ‘ internazionalismo), etc.
Sostituendo di fatto il defunto partito comunista sovietico con il partito “liberal” democratico americano.
Ecco forse il riferimento a Berlinguer poteva essere evitato, però il tentativo credo fosse proprio quello di superare certi steccati che, oggi, sono mantenuti strumentalmente.
A Veneziani, però, va ricordato che i vecchi partiti comunisti non erano infatuati di diritti civili ( o perlomeno non tutti, e sicuramente non ai livelli demenziali di oggi).
Il segretario del partito comunista francese Georges Marchais nel 1980, si espresse nettamente contro l’immigrazione clandestina, infatti, non riteneva corretto far entrare nuovi immigrati dal momento che la Francia aveva 2 milioni di disoccupati. E la sua non era una posizione isolata tra i comunisti europei.
Sull’omosessualita, i pregiudizi erano ancora più marcati (senza ricordare Fidel Castro che la considerava una “malattia borghese”e perseguitava i gay) ; Pasolini, venne espulso dal pci con la scusa dell’omosessualità. Del resto i pregiudizi tra i comunisti verso questa tematica erano talmente diffusi, che furono stigmatizzati da Steno nel film ” la patata bollente” del 1979.
Si sbaglia a pensare a dei comunisti votati al culto dei diritti civili come oggi.
A partire dal 1980 nessun partito si è interessato dei diritti dei lavoratori ,infatti la situazione di oggi fa mettere le mani nei capelli. Anche perché la classe politica odierna è composta da nullafacenti storici che nulla sanno del lavoro.
@Stefano
Mi sono attenuto a ciò che è riporta l’articolo, poi per carità non ho motivo per mettere in discussione ciò che scrivi tu.
Esatto Wolf, ma il problema infatti è che qui non si parla di De Benoist e Onfray , o di Preve e Terracciano, ma di Salvini e Berlinguer, insomma il superamento dello schematismo novecentesco si deve fare ma in altro modo, su un altro piano, invece lo si fa sempre sul piano del liberal-democratico, infatti come spiega perfettamente Dugin nella “quarta teoria politica” è proprio il liberalismo assoluto ad aver per primo superato le ideologie attraverso l’unione di tutte le forze della “società aperta”, la destra del mercato e la sinistra del costume secondo la nota formula, mentre le forze della “società chiusa” ancora non riescono ad elaborare una sintesi altrettanto unificante, un nuovo paradigma rivoluzionario anti liberale,insomma ad un liberalismo assoluto e post-ideologico ancora non ci si oppone ancora con un anti-liberalismo allo stesso modo assoluto e per forza di cose post-ideologico… Questo era anche il senso della mia critica. Per questo Salvini che cita Berlinguer lo trovo in fondo normale e perfettamente in linea con lo spirito dei tempi, nella storia invece ci sono state ben altre convergenze da cui prendere spunto…
“Il ventesimo secolo non finirà senza assistere a strane riconciliazioni”
Pierre Drieu La Rochelle
i comunisti erano in malafede volevano soltanto attirare a se la parte migliore dei neofascisti.Infatti quando ebbero finito mollarono al suo destino il Pensiero Nazionale che si avvicinò a Mattei. Mattei che pare finanziasse anche Ernesto Massi e Nazione Sociale. Se non ci fosse stata la bomba di Bascapè , ci sarebbero potuti essere sviluppi interessanti.
Certamente Gallarò concordo pienamente, era una mossa tattica e strumentale come si è visto subito dopo, questo era sottinteso del resto, la cosa che ho sempre trovato incredibile è che certe manovre sono degli anni 50, in pieno dopoguerra, dagli anni 60 in poi sarebbe stato impensabile… comunque vabbè ho riportato solo la vicenda come curiosità storica così come viene ricordata in alcune fonti,vicenda che comunque è significativa in se per inquadrare anche un certo periodo, sarebbe interessante se riesci a ricordarti qual’era il testo degli anni 50 dove avevi letto la notizia, forse non era un libro ma una rivista di quel periodo?
Togliatti è sempre stato lo zerbino di Mosca, con Stalin e dopo Stalin.
Smettiamola con corbellerie, tipo i comunisti imitarono i fascisti del 1919! Nel 1919 la Rivoluzione comunista aveva vinto in Russia, il Fascismo aveva un ‘Covo’ in piazza San Sepolcro e poi dovette virare a destra per non scomparire… Certo che Togliatti cercò un’intesa in chiave anti-nordamericana con qualche reduce saloino dopo la WWII. Ma il gioco era talmente scoperto (e limitatissimo nelle trasognate adesioni) che neppure vale la pena perderci del tempo…
Ma figuriamoci se nel ’64 qualcuno dell’URSS voleva far fuori Togliatti, loro fedelissimo lacchè…
Dell’avvelenamento di Togliatti se n’è sempre parlato, anche in ambienti Pci, ma oramai è passato troppo tempo . Su Mattei e Pensiero Nazionale ho le annate (incomplete) di Pn fine anni 50 ed è evidente il rapporto (credo ne parli anche Buchignani); su Massi e Mattei ne parla lo stesso Massi in Nazione Sociale , un’antologia con annessa intervista pubblicata nel 1990 dall’Isc.Massi dice che Mattei era un fascista.
Gallarò. In Italia chi contava era al 90% massone. Forse più. Compresi quasi tutti i socialisti e tutti i Quadrumviri… De Vecchi era un monarchico piemontese conservatore. Mussolini ne aveva pochissima stima, ma in fondo era meno coglione di quanto la sua figura baffuta, il suo gesticolare, le sue improvvisazioni da Capital Fracassa lasciassero intuire…
Certo, ma la massoneria prima boicottò poi cagionò la caduta del Fascismo. Il maresciallo Badoglio , artefice della disfatta di Caporetto, essendo 33° grado del Rito scozzese , non fu toccato dall’inchiesta anzi diventò maresciallo d’Italia. Mussolini fu molto superficiale nel perseguire la setta e nel1943 ne pagò le conseguenze.
Mattei fascista? Andava in contromarcia durante la RSI?
Gallarò. Non semplificare troppo. La realtà fu più complessa… È sempre più complessa…
Caro Tullio condivido come al solito il tuo intervento ed il tuo punto di vista a parte forse il giudizio su Almirante su cui anch’io sono molto critico. Le parole sulla “rispettosa attenzione” non sono mie ovviamente ma di Giano Accame, ho solo riportato la citazione che si riferiva all’attività del gruppo di Ruinas, giusto per precisare ovviamente, anche Rauti disse di aver partecipato agli incontri organizzati in quel frangente e riporta le tue stesse osservazioni praticamente https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/01/18/rauti-berlinguer-perfido-incontro.html…
Come sempre un abbraccio Tullio.
Tullio, non è un'”imprecisata ” sinistra giovanile” ; così si chiamava l’organizzazione dei giovani militanti del Pds. Sono stato lì un paio d’anni e, seppure ,ovviamente ,è una scelta che non rifarei, posso solo parlare bene delle persone che ho conosciuto li . Non c’è alcuna nostalgia ideologica per quei tempi, ma se qualcuno mi identifica come epigono di vari personaggi del passato missino, ovvio faccia presente di non appartenere a quella storia .
I progressisti credo abbiano superato l’interpretazione lineare della Storia, adesso a loro fa ampiamente più comodo quella ciclica, dove un pericolo fascismo è costantemente presente e lo si combatte con il bando dalla società civile di tutti coloro accusati di essere “fascisti”(non necessariamente i fascisti veri, ma tutti coloro che non condividono i loro deliri politicamente corretti).Alla fine questa è la base teorica da dove muove Popper, i cui scritti sono estremamente influenti nella sinistra progressista post comunista, secondo cui tutti coloro che sono nemici della società aperta vanno eliminati senza misericordia. Personaggi vari, come ad esempio (qui in Italia) Umberto Eco hanno dato ulteriori basi teoriche agli assunti di Popper ; nello specifico il filologo alessandrino, postulando la presenza di un Ur Fascismo eterno, ha di fatto avallato una visione ciclica della storia, dove il babau fascismo è eternamente presente, altro che superamento delle dicotomie novecentesche…
Per combattere il progressismo internazionale, occorre invece realmente cambiare le carte in gioco, in quanto rievocando costantemente e con nostalgia un passato fascista si farebbe solo il loro gioco (e non rispecchierebbe neanche la situazione attuale, dove il vero scontro è tra globalisti e antiglobalisti), intrappolati in dibattiti puramente autoreferenziali.
Su questo concordo con l’analisi di Wolf, in fondo l’antifascismo odierno non avendo più appigli si basa quasi esclusivamente su questa visione popperiana che infatti non è più la visione del vecchio antifascismo comunista ideologico, ma una visione liberal e post-ideologica come ho già detto, fondamentalmente trasversale alle forze politiche… Oggi viviamo in un nuovo demo-totalitarismo secondo me ancor peggiore perchè più subdolo e panoptico di qualsiasi altra forma dittatoriale del passato, come abbiamo detto tante volte anche con Catilina il marxismo ha vinto , ma sotto la forma del liberalismo assoluto e politicamente corretto come previsto da Augusto Del Noce… Comunque vabbè l’analisi richiederebbe ovviamente tante specificazioni e puntualizzazioni, per quanto mi riguarda rimando agli ultimi lavori di De Benoist che colgono perfettamente la matrice antropologica dell’attuale demo-liberalismo totalitario, bio-politico e psico-politico ed adesso ormai anche terapeutico…
Gallarò. La caduta del fascismo non la provocò la massoneria, ma la sconfitta militare senza attenuanti, preceduta da un’alleanza sbagliata e da un’entrata in guerra senza necessità.
Giuli?
L’articolo di Veneziani su Salvini e Berlinguer ha suscitato un alto numero di vivaci commenti, come quello mio sul gatto mangiato da un richiedente asilo. Sarei tentato di cavarmela con una battuta, osservando che a quanto pare per mobilitare i lettori è necessario parlare di animali o di comunisti, ma le questioni sollevate mi paiono piuttosto importanti. Credo che Veneziani abbia avuto ragione a criticare Salvini, la cui mossa è chiaramente strumentale, volta a cattivarsi le simpatie di quell’elettorato proletario, o sottoproletario, che si sente (giustamente) tradito dalle sinistre. Si tratta però di un elettorato in prevalenza “under 50”, cui il nome di Berlinguer dice ormai ben poco.
Riguardo alla questione dei rapporti fra il Pci e il (neo)fascismo, la questione è più complessa. Togliatti, che fu il politico più cinico, ma anche più intelligente, dell’Italia repubblicana, capì almeno tre cose: che in un paese cattolico non si poteva andare al governo con una politica anticlericale, e votò l’articolo 7 della Costituzione, scandalizzando molti dei suoi parlamentari; che mettersi contro gli ufficiali avrebbe avuto conseguenze disastrose come negli anni ’20, e mise da parte l’antimilitarismo del socialismo massimalista; e che in una nazione in cui il regime aveva raggiunto punte altissime di consenso non era possibile epurare il 90 per cento dei funzionari pubblici, e varò la famosa amnistia. Accantonando l’antifascismo livoroso e moralistico degli azionisti e di parte del partito socialista (non tanto di un Nenni, quanto di un Pertini), cooptò all’interno del partito buona parte dei quadri intellettuali, politici e, con Di Vittorio, sindacali fascisti. Anche perché, è onesto dirlo, il Pci a differenza del partito d’azione, che era un esercito di ufficiali senza truppa, era un esercito di tanti soldati semplici (mezzadri, braccianti, operai), ma con pochi quadri qualificati. L’operazione “Pensiero nazionale” – la rivista di Stanis Ruinas, pseudonimo di Giovanni Antonio De Rosas, finanziata a lungo dal Pci, e il tentativo di traghettare molti giovani reduci della Rsi nel partito, in nome dell’opposizione alla borghesia e al Patto Atlantico – rientrano in questa logica. Senza di essa regioni come la Toscana o l’Emilia Romagna, un tempo le più fasciste, non sarebbero divenute le regioni “rosse” per eccellenza. Vorrei aggiungere che la stessa nascita del Msi non fu impedita, nonostante la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, proprio per evitare che il partito comunista potesse raccogliere troppi fascisti di sinistra rimasti senza rappresentanza politica. È una tematica complessa, su cui rimane fondamentale il saggio di Giovanni Parlato Fascisti senza Mussolini (Il Mulino, Bologna 2006).
Questa fase si concluse col 1960, quando con la sua istituzionale doppiezza il Pci rispolverò l’antifascismo per far cadere il governo Tambroni, dopo avere fino a pochi mesi prima governato con il Msi in Sicilia nelle giunte Milazzo.
Quanto a Berlinguer e ad Almirante, fra loro esisteva senz’altro un’empatia legata a reciproca stima e penso che fra i momenti più alti della storia della prima repubblica siano stati l’omaggio di Almirante alla salma di Berlinguer, nel 1984, e quattro anni dopo la presenza di Pajetta e di Nilde Jotti ai funerali del segretario del Msi. Era il segno di un passato che voleva passare, e che paradossalmente proprio la crisi della prima repubblica e la caduta del muro di Berlino hanno riproposto negli ultimi decenni.
p.s. quanto a Veneziani, non credo che scriva sulla “Verità” per non morire di fame. Ha la sua decorosa pensione da giornalista. Rinunciò a suo tempo a una lucrosa collaborazione al “GIornale” perché non si riconosceva nel berlusconismo dell’ultima ora, e bisogna dargliene onestamente atto.
E’alquanto strano che non si e’ aggiunto alla lunga lista di EX un certo Giorgio Napolitano e si potrebbe continuare.Evidentemente e’ molto meglio raschiare nel museo delle dicerie per poter creare sostanzialmente ambiguita’ ed alleviare certe responsablita’ ai comunisti che fondamentalmente hanno governato L’ITALIA negli ultimi cinquant’anni e i risultati si vedono.Simultaneamente si vuole discreditare la destra vera SOCIALE ALMIRANTIANA che finalmente ha rotto pregiudizi , meschinita’ e sopratutto falsita’ e che si sta avviando con il supporto popolare a governare finalmente la nostra terra,Paese. Tra non molto mi sa che si dira’ che i veri fascisti sono i centri sociali!!!
Sottoscrivo pienamente questo lucido ed equilibrato intervento di Enrico Nistri, una sintesi perfetta della questione.
Giuseppe Parlato, non Giovanni. Salutoni.
Il MSI faceva molto più comodo al PCI che alla DC. Infatti sottraeva voti ai democristiani (perchè, parliamoci chiaro, i fascisti di sinistra erano ben pochi, per lo più intellettuali e giornalisti alla ricerca della classica pagnotta), praticamente nessuno ai comunisti. Che poi il PCI abbia svolto campagne di arruolamento è vero, ma con scarsi risultati. Al Nord, dopo gli eccidi della Liberazione, quasi nessun fascista sopravvissuto era disposto a cambiare bando. Diverso forse il sud, per le vicende della WWII…
Gallarò. A destra ci sono idee, a volte pure troppe! Altrimenti perchè ci troveremmo qui a scrivere aggratis?
Veneziani è un talento assoluto. Se non fosse stato un giovane missino, segretario del Fronte della Gioventù di Bisceglie in provincia di Bari, laureato con contestazione a Bari (tesi su Evola), per i mezzi e la produzione sterminata di libri, saggi e scritti sarebbe diventato un accademico o un direttore di una grande quotidiano. E’ “solo” un editorialista e uno scrittore, con spazi conquistati con le sue ricerche e la sua capacità di leggere il presente. E può ben dire di essere un uomo libero.
La sua produzione è essenziale anche per capire il nostro tempo. Quali sarebbero gli “altri” intellettuali in grado di decifrare meglio e con maggiore intensità la nostra contemporaneità?
L’uomo libero fu consigliere di amministrazione in Rai negli anni del famoso editto bulgaro del berlusca, Finì poi a scrivere sul Giornale di Feltri e Sallusti (di proprietà di Paolo Berlusconi ) e ora scrive sul giornaletto di Belpietro.Il valore di un intellettuale non si giudica dal numero di libri scritti ma dalla qualità del suo pensiero e dall’incidenza sulla società.I libri di Veneziani (insieme a Vespa) intasano le librerie remainder e i mercatini delle pulci e vengono venduti a due-tre euro , se non ci credete ve ne invio quanti volete.Nomi di intellettuali ? Ida Magli,Ceronetti o Severino tanto per fare i nomi di tre recentemente scomparsi, oppure Claudio Mutti,Buttafuoco,Tarchi .
Ida Magli ha scritto per anni sia su Repubblica che sul Giornale
Ceronetti per anni sulla Stampa
Tutti venduti per qualche libro in più?
Se poi vogliamo considerare lo spessore del pensiero e collegarlo alla capacità di incisione allora siamo nel corto circuito più completo Ed aggiungo purtroppo, visto i risultati non solamente elettorali , che ci fanno vivere come esuli nel nostro tempo (almeno per quello che mi riguarda) Non nobilitiamo le antipatie personali con altro E’ stato, da sempre, un grosso limite della nostra area
Ahhh la democrazia del web….
Non capisco, anche se lo conosco da molto tempo, il valore del ‘fuoco amico’. Mi fa ridere che si critichi la supposta ‘mancanza di originalità’ di Veneziani. Tutti, ovunque, da sempre, nella filosofia come nella letteratura e in tutte le altre discipline, utilizzano materiali di altri, perchè il sapere è un codice comune, aperto, libero all’innovazione ed alla critica ecc. ma…pure chiuso, altrimenti non sarebbe un codice! Noi tutti, a partire dal linguaggio, utilizziamo materiali creati da altri. Veneziani ha scritto cose importanti e non mi pare proprio il caso di metterlo alla berlina, come intellettuale e come uomo, o d’inserirlo in un’assurda competizione con Severino, Tarchi o Buttafuoco o altri, anche perchè Veneziani è essenzialmente un giornalista, e di spessore, non un accademico. Se i suoi libri finiscono a volte con i reminder vuol dire che qualcuno l’ha pubblicato e molti l’han comunque letto e che è in ottima compagnia. Peggio rosicare al bar sparando sentenze nel mucchio e condannare quasi tutti magari perchè non sono ‘trappisti della politica’ (magari adorando Pasolini ed ogni altro comunista di ieri, come se loro lo fossero stati…)..
Salvini: siamo gli eredi dei valori di Berlinguer.
Pronta la risposta del PD: chi è Berlinguer?
“Editto Bulgaro”: ma è (era) normale che la TV pubblica, di Stato, faccia apertamente, quotidianamente, propaganda politica accesa e radicale contro il Presidente del Consiglio ed il suo partito, espressione di un voto libero e democratico?
Salvini sarà l’erede ideale di Berlinguer: io, idealmente, dei quarantamila quadri, impiegati, lavoratori che nel 1980 sfilarono per Torino dopo un comizio di Berlinguer ai cancelli di Mirafiori e dissero, finalmente, basta! Basta con le prepotenze dell’estremismo sindacale di sinistra, basta con l’arroganza del PCI di ieri, basta con il PD di oggi. Basta con Berlinguer e basta con i suoi sbiaditi eredi e continuatori…
I valori del PCI sono anche, o ancora, i valori degli assassini dell’aprile e maggio 1945, contro un avversario disarmato che si era arreso, a volte ausiliarie sedicenni come Marilena Grill a Torino?
È un po’ paradossale che tocchi ad un liberal-conservatore come il sottoscritto ricordare i crimini del PCI, gli assassinati innocenti della RSI, mentre un Salvini si riconosce nei valori di Berlinguer…
Impossibile collaborare con chi non abiura, non condanna, non si dissocia neppure, nulla ammette delle proprie pagine oscure (i comunisti), ma pretende l’abiura assoluta altrui, come nel caso di Stanis Ruinas… Sarebbe forse l’ora di capire che nulla accomuna la destra italiana (in senso storico, con tutte le sue sfumature) con l’ANPI e via dicendo. Mai.
Quelli della Rsi non erano dei poveri ragazzi, erano soldati che andavano in guerra , nella gran parte dei casi volontari.Io ne ho conosciuti tanti, non li ho mai sentiti i fare vittimismo.Tra l’altro la resistenza non era solo comunista: Ettore Muti fu ammazzato dai carabinieri,Edgardo Sogno fu candidato con Alleanza Nazionale.Per quanto riguarda l’editto bulgaro fu l’occasione per dimostrare la pochezza di questa destra che se la faceva sotto di fronte alle idiozie di Luttazzi. Rimane il fatto che Veneziani, a parte il giornaletto di Belpietro non se lo fila nessuno.
Gallarò. Certo, i morti ammazzati (non poveri ragazzi, ma coraggiosi innocenti come Marilena Grill) non ti raccontavano…
Gallarò. La Resistenza certamente non fu solo comunista, ma gli assassini d’innocenti sì.
“I valori del PCI sono anche, o ancora, i valori degli assassini dell’aprile e maggio 1945, contro un avversario disarmato che si era arreso, a volte ausiliarie sedicenni come Marilena Grill a Torino?”: esatto. Oppure pensiamo alla piccola Giuseppina Ghersi, stuprata e uccisa a soli 13 anni dai partigiani comunisti di me**a perché accusata di essere “fascista”. Figlia di commercianti ortofrutticoli che non ebbero neanche la tessera del PNF.
Salvini, come Bossi (quando, ad esempio nel ’95, consigliava i suoi legajoli ad andare a prendere i fascisti di AN a casa, uno per uno, essendo poi condannato per tale ‘invito’ nel ’99), Maroni ed altri dirigenti leghisti è politicamente nato comunista, quindi non vedo motivo di stupore nell’apprendere che, dopo varie giravolte, rimane fedele a quelle scelte giovanili. Semmai è la destra (o le varie destre) a doverne trarre le debite conseguenze circa la sua impossibilità di essere il leader del centrodestra, assolutamente incompatibile con tale ruolo e con i valori che si suppone esistano tuttora a destra.
Ettore Muti di cos’era colpevole?
Sono perfettamente d’accordo con Guidobono riguardo l’infamia comunista,ma come si fa’ ancora negare l’evidenza documentatissima ,sinistra che è ancora arroccata al potere fregandosene se il paese sta’ affondando nei debiti e alla berlina del modo intero e come al solito contro la maggioranza della popolazione nonostante stiano manipolizzanto tutti i mezzi di comunicazione.Ma di cosa si parla!! Ma la si vede la realtà nel sociale oppure si continua credere di poter cambiare tutto con i soliti chiacchiricci che ormai sono senza costrutto,insipidi, addormenti..
La guerra civile non coinvolse Fascisti contro comunisti ma Fascisti contro antifascisti : in questa categoria rientravano i monarchici , i carabinieri, i comunisti, i socialisti, i cattolici ,il Partito d’Azione ecc. Nel dopoguerra i farabutti che guidarono il Msi arrivarono a sostituire nella canzone dedicata a Ettore Muti la strofa originale (‘col sangue dei carabinieri gli laverem la bara’ con ‘ con il sangue dei comunisti gli laverem la bara’).
Gallaro’, ma è mai possibile che sé si è ridotti politicamente in queste condizioni è colpa principalmente della destra?? Ma quando mai ha Potuto governare veramente.Tu dimentichi che dietro al PCI c’era il gigante russo con soldi mezzi intelligence praticamente era la Russia che si serviva del PCI per arrogarsi l’Italia.La stessa cosa per i bianchi con gli usa.la RSI era per un briciolo D’onore perso .Ma cosa poteva fare il MSI in quella realtà.La politica è complicata sofisticata e alle volte contraddittoria ma è il fine che conta ,se te lo permettono.Ti consiglio anch’io dei libri frutto di ricerche è testimonianze documentate,che sono ” UNA PATRIA VENDUTA, I CONDOTTIERI DELLA DISFATTA, LA FABRICA DALLA SCONFITTA” DI PIERO BARONI, che non è mai stato fascista e soprattutto puoi ascoltare le sue interviste in rete..Dovresti ascoltare anche le interviste ad Antonio Pantano sempre in rete ed i suoi libri su Ezra Pound, per es…Ezra Pound E la republica sociale Italiana..Credo che tu creda a pettegolezzi o dicerie propagandistiche fabbricate ad arte ed il comunismo è sempre stato un maestro nel propagandare falsità.
I libri di Antonio Pantano ce li ho , lui con questa destra non ha nulla a che vedere a quello che mi risulta. Quello che imputo ai dirigenti del Msi è di essersi venduti al regime democratico e di essersi arricchiti alle spese di una base che conosceva o la galera o l’ospedale. Sai quanti ne ho conosciuti io di vecchi militanti che hanno subito, botte, galera e ostracismo, mentre i dirigenti anche a livello locale frequentavano i circoli bene? Per me comunismo e democrazia sono la stessa cosa, come sono la stessa cosa Edgardo Sogno e Longo, Pacciardi e Pertini.
Gallarò. Si continua a scrivere di Antonio Parlato, rispettabilissimo politico del MSI, deceduto anni fa, ma i libri fondamentali sul fascismo e MSI sono di Giuseppe Parlato, ordinario di storia contemporanea alla Unint, della quale è stato pure rettore, e, tra altre cose, Presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma.
Gallarò. Per te è, e sempre è stato, tutto lo stesso? Ed allora di che ti preoccupi? Perchè ti affanni a scrivere?…Se comunismo e democrazia sono la stessa cosa, ma perchè non hai preso anni fa (o forse sì, non lo so) la tessera del PCI e successive incarnazioni (o piccole eresie)? Dici di avere i libri di Parlato (forse nello scaffale) e non conosci neppure il suo nome? Lo confondi con Antonio Parlato, politico ed avvocato napoletano, deceduto nel 2010, che fu anche Sottosegretario, di AN? Ci stai prendendo in giro tutti? Ti diverti?
Antonio Pantano (figlio del prefetto della Rsi di Alessandria, sul cui periodico scriveva Ezra Pound) non Antonio Parlato (ex rautiano napoletano poi volato in An) . Io ho avuto come tessere la Fiamma tricolore di Rauti, Il circolo Corridoni, CasaPound .
OK. Pantano, Pound, complotti massonici senza fine, storia teleguidata… Forse, oso suggerire, sarebbe bene integrare con testi di De Felice, Giuseppe Parlato, Francesco Perfetti ed altri…
Muti colpevole di che, non so, non era uno stinco di santo, ma era un guerriero, non un politico. Di certo Badoglio chi lo fece Capo di Stato Maggiore, Comandante in capo della guerra d’Abissinia, duca di Addis Abeba, Vicerè d’Etiopia, Governatore e molte altre cose? Qualcuna sarà stata iniziativa di V.E.III (la nomina a Senatore), ma le cariche più prestigiose, prima del ’43, gli vennero tutte date da Mussolini.
GUIDOBONO, ANTONIO PANTANO NON PARLA SOLO DI EZRA POUND MA SI E’ DOCUMENTATO E SPIEGA nei dettagli DELLE MOLTISSIME PORCHERIE E MENZOGNE PERPETRATE contro il fascismo E spuderatamente manipolate per finalità che sappiamo.Quello che trovo molto interessante è il punto che fa’ PIERO BARONI SUI TRADIMENTI PERPETRATI CONTRO IL PROPRIO PAESE COMINCIATI GIÀ PRIMA DELLA GUERRA E VERGOGNOSAMENTE CONTINUATI DURANTE E DOPO. TUTTE DOCUMENTATE, E NON È MAI STATO FASCISTA .SE VUOI ASCOLTALO SULLA RETE LE SUE ACCURATE RICERCHE TI ASSICURA CHE NE VALE VERAMENTE LA PENA.. C’È DA RIMANERNA ALLIBITI
Guarda Fernando che nel dopoguerra ci pensò già Trizzino con il famosissimo Navi e Poltrone, peccato però che a tradire non furono i comunisti ma i vertici militari in particolare la Marina e l’Esercito legati a doppio filo massonico agli inglesi.Lo sbarco in Sicilia fu propiziato dalla Massoneria che usò la mafia ; per non parlare della resa di Pantelleria o di Augusta senza combattere; oppure dei rifornimenti per il Nordafrica, con le navi tutte puntualmente affondate.
Ma qual’e’ il problema !! Si vede che era un’anima candida !.. Certamente il cittadino russo di nome Togliatti era un’altra cosa.Mi ricordo negli anni 60 in televisione Paietta dire ,in aereo ho incontrato un prete che mi ha detto dovevate ucciderli tutti i Fascisti…
La Marina ebbe i suoi traditori e le sue colpe, ma Mussolini per primo, dopo l’attacco a Taranto, aveva ordinato di salvaguardare la flotta il più possibile, per poterla mettere sul piatto delle trattative che lui ingenuo, considerava sempre possibili, non avendo capito che gli anglo-americani perseguivano solo la resa incondizionata ed erano disposti a bombardare pesantemente Roma, altro che quartiere di San Lorenzo e solo piloti cattolici perchè “non si sbagliassero” e colpissero il Vaticano…. Quando finalmente lo capì lasciò che l’OdG Grandi facesse il suo corso con una opposizione di facciata…
Le navi le affondavano perchè gli inglesi decifravano i nostri messaggi!
Lo so bene chi assassinò Muti, ma con questo che cosa vuoi dimostrare? Che non muove foglia che Massoneria non voglia? Forse anche Muti era massone, come Italo Balbo ecc.
Gallarò. Di Emilio Gentile, defeliciano di sinistra, non mi piace molto l’enfasi esagerata sul ‘progetto totalitario’ del fascismo.
Fernando. Non amo personalmente quel filone storico che lascia intuire che senza i ‘tradimenti’ la sorte dell’Italia, della guerra, del Fascismo sarebbero stati diversi. Un po’ come chi scrive che senza Canaris gli aristocratici e generali del 20 Luglio ’44 la Germania avrebbe vinto la guerra. Non è vero.
I militari erano quasi tutti massoni. Ma essere massone non vuol dire appartenere ad un’organizzazione strutturata e gerarchica.
Guidobono non essere prevenuto ascolta cosa dice Baroni le armi sbagliate deliberatamente ed inadeguate,il comandante della marina in contatto con gli inglesi, il radar già scoperto ma non capito dagli alti comandi, la clausola nella specificità della resa incondizionata c’è scritto non devono essere perseguitati i militari fautori d’aver supportato la causa degli alleati,etc,etc.Questo non vuol dire che si avrebbe vinto,ma almeno di potersi battere con onore…Tutto documentato.
Fernando. I tradimenti ci furono, le incapacità ci furono (ma a partire da Mussolini che non dotò la Marina di portaerei per non dispiacere l’Aviazione, Arma fascista, costruendo belle e quasi inutili corazzate), gli errori ci furono, ma non tali da cambiare il corso della guerra. Ci hanno sconfitto su tutti i fronti. Le nostre scalcagnate divisioni, con le pezze da piedi e senza neppure i calzini, si arrendevano spesso in massa! Dilagava la sfiducia a tutti i livelli. Specialmente nelle indifese città bombardate… Ti racconto un episodio familiare. Da bambino rovistando tra i libri di mio padre trovai una grammatica tedesca ed un dizionario italiano-tedesco. E lì vicino una grammatica inglese ed un dizionario italo-inglese. Avrò avuto 8 anni. Quando chiesi a mio padre quando aveva studiato le due lingue mi rispose: “Vedi, fino al ’41 pensavamo che la Germania avrebbe vinto la guerra e quindi ci preparavamo al dopo. Ma il dopo, a partire dal 1941, è stata la certezza che l’America avrebbe vinto, era solo questione di tempo, e ci preparavamo alla dominazione americana”. Forse mio padre non era un idealista, anzi certamente non lo era, ma era una persona di solido buon senso e praticità, come la maggioranza degli italiani. Era superficialmente fascista fino a quando il fascismo dava cose agli italiani, il dopolavoro, gli sport, le escursioni ecc. Ma quando si trattava di rimetterci le penne per imperi immaginari e le ubbie di un capo che era uscito di senno, l’italianità profonda, l’arte di sopravvivere coltivata durante secoli, emergevano… Da giovane ero severo con lo scetticismo disfattista di mio padre, ora da vecchio lo capisco. La politica deve servire il popolo, non il contrario…
Fernando. Se battersi con onore significa far la fine dei tedeschi, forse è meglio fare i vigliacconi alla Alberto Sordi… salvare la pellaccia… notoriamente consegnata in esemplare unico e non ripetibile….
La vigliaccheria non è mai un valore
Mio padre, penna bianca della Cuneense, si trovò in guerra da afascista Ne uscì mutilato e con una medaglia d’argento al valore. Lo ringrazierò per sempre per l’esempio che ci ha dato
Il coraggio non ha colore
Guidobono, non sono per nulla d’accordo su questo tuo ultimo.Credo che tu stia pagando perticolarmente la lontananza dall’Italia in questa fase particolare della tua vita.Anch’io vivo da moltissimi anni lontano dalla mia terra e non per cercare lavoro,in Italia c’è sempre stato e c’è né ancora per chi veramente vuole ma per motivi che puoi immaginare.Ebbene negli ultimi 10 anni ritorno per un mese o due e mi deprime moltissimo vedere di come è diventata e nessuno si muove,ci si diverte di venialita’ mentre il Paese sta’ letteralmente affondando.Potrei menzionarti una moltitudine di nefandezze viste e non raccontate.Personalmente mi sono proposto per le prossime politiche( il meno che possa fare) sarò al fianco di Fratelli d’Italia per la campagna elettorale a mie spese per minimo un mese come ai vecchi tempi anni 60/70 e me né strafotto del resto..
Fernando. Ormai penso che la guerra (e tutta la parafernalia che da sempre l’accompagna) è giustificata dalla difesa della tua terra, della tua gente, della tua famiglia, della Heimat, insomma. Ma nella WWI e WWII noi italiani siamo entrati per arraffare qualcosa, con qualche teorico e discutibile ‘diritto storico’, andando a bucarci vicendevolmente la pancia con gente che era come noi, stesso colore, stesso dio, stessa cultura in fondo… Ma perchè? Per quale onore? Per rovinare comunque la nostra economia, oltre a tutto il resto?
…e adesso che bisognerebbe forse apprestarci a combattere per difendere la nostra Heimat residuale, già abbiamo abdicato ad ogni ipotesi che non sia la resa…
Fernando. Conta con il mio voto…
La guerra è oggi l’igiene del mondo al contrario: muoiono i valorosi, gli ingenui, gli idealisti e sopravvivono gli imboscati…
Guidobono,ti ringrazio, non so come è la tendenza dalle tue parti fra gli Italiani d’origine,per mia esperienza ho un’opinione negativa e cerco di evitarli.Ho sempre considerato le battaglie di Tremaglia una grossa ingenuità, infatti si sono visti i risultati..
Anch’io, purtroppo, non frequento, tranne un paio di amici, gli italiani di quaggiù, adesso che non devo più farlo ‘per debito d’ufficio’.
Scongiurai Tremaglia di desistere dalla sua battaglia, che i tempi eran mutati, che sarebbe, il voto all’estero, diventato riserva d’imbroglioni, mafiosi, o politici locali, nella migliore delle ipotesi, che si prestava ai brogli ecc…. Inutile, per poco non mi arrivò un ceffone!