Da tutta la Sicilia, e anche da molte città d’Italia, si sono dati appuntamento. Domani, si sa, non è un giorno come gli altri. È l’anniversario – il ventunesimo – di quel 19 luglio che ha scolpito in un’intera generazione uno spartiacque, un momento di choc che ha scatenato poi l’impegno politico invece dell’immobilismo e della rassegnazione. La morte, nell’attentato vigliacco e mafioso, di Paolo Borsellino (assieme agli uomini della sua scorta) ha rappresentato infatti uno dei momenti più bui del dopoguerra. Ma allo stesso tempo l’inizio di una nuova storia: di una Sicilia diversa, che è emersa proprio grazie agli insegnamenti del giudice di Palermo.
Non solo i siciliani, e specialmente la giovane destra che – allora fuori dalle istituzioni – guardava a “Paolo” come l’esempio di uomo delle istituzioni da ammirare e da cui prendere spunto. Ma in tutta Italia l’eco delle parole di Borsellino creò “contagio”. Giorgia Meloni, ad esempio, è stata fra quei “ragazzi” che decise di impegnarsi in politica proprio dopo aver visto le immagini di via D’Amelio. E come lei tanti altri, a destra come a sinistra.
Questo, possiamo dirlo, è il grande portato della vicenda e della “trasmissione” di Paolo Borsellino: essere diventato – dopo essere stato servitore della Nazione, non di una fazione soltanto – esempio e riferimento per tutti. Merce rarissima, nel Paese dell’eterna guerra civile. Anche per questo motivo non si può non accogliere come un piccolo segnale incoraggiante il fatto che domani la “fiaccolata” – il più grande appuntamento popolare, nato dai ragazzi del Fronte della Gioventù sedici anni fa – arriverà un’altra volta fino in via D’Amelio senza nessuno che cercherà di impedirne l’ingresso.
Alla fine, infatti, si è giunti all’accordo tra i promotori della fiaccolata e le “Agende rosse”, in primo luogo con Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, che ha ricevuto in dono dai ragazzi di “Comunità ‘92” la maglietta commemorativa. Quest’anno, insomma, via D’Amelio sarà di nuovo tutti, pur nella “diversità” di stili, linguaggi e – perché no – visioni del Paese.