Papa Francesco cambia idea sui corrotti. O meglio, garantisce anche a loro una quota di misericordia divina, dopo che in passato aveva rampognato pesantemente una categoria ritenuta irredimibile. Ecco le parole del vescovo di Roma: “Tutti appartengono a Dio: i più brutti peccatori, la gente più malvagia, i dirigenti più corrotti sono figli di Dio”. Lo ha detto il Papa nell’udienza generale sottolineando che la preghiera vera è quella che intercede e non condanna. “Pensiamo a Mose'” che e’ stato “intercessore”, “ponte” tra il suo popolo e Dio “quando ci viene voglia di condannare qualcuno. Arrabbiarsi fa bene, e’ un po’ di salute, ma condannare mai”. Insomma, il Santo Padre lima gli accenti populisti della sua predicazione e apre spiragli. Parlando del processo interiore che porta alla corruzione, in precedenti uscite, aveva spiegato che fosse lo stesso movimento che ha portato nei racconti evangelici sacerdoti, procuratori e sostenitori di Barabba a decretare la morte di Gesù. Un movimento ricondotto all’atteggiamento spirituale di chi diventa legge a se stesso. Che Bergoglio sia entrato in contraddizione con i suo stessi convincimenti pare difficile. La speranza è che le due uscite si possano risolvere entro un medesimo messaggio da consegnare integralmente ai fedeli.
Ormai il kompagno Bergoglio ne spara una dopo l’altra, non so come facciano la maggioranza dei cattolici a non rendersi conto dello stato miserevole a cui la “mafia di San Gallo” sta riducendo la Chiesa Cattolica, di certo se ancora esiste un Katechon non si trova nel cattolicesimo ed il solo Benedetto XVI ormai cacciato anche da Roma può poco o nulla con le sparute truppe a lui fedeli, di certo Viganò e co. hanno provato adesso a lanciare qualche segnale ma il gioco va ben oltre il Vaticano stesso come si è visto…
Forse i corrotti sì, ma don Lasagna non lo salva nessuno!
Lo sponsor dell’ovvio teologico.