“L’elemento fondamentale di un film dell’orrore è la singola storia, presa in se stessa”.
Il male primordiale rappresenta la distruzione di tutto ciò che di bello e positivo l’uomo fa? O è qualcosa di più complesso, con cui l’essere umano deve sempre confrontarsi per non veder crollare il suo mondo?
“Il male è la mancanza di empatia, la fine della speranza, la distruzione della nostra umanità. Esiste nel mondo ed esiste al tempo stesso e in una certa misura in ognuno di noi”.
“Il seme della follia”, “The fog” e “Il signore del male”, oltre che “La cosa”, richiamano forti tema- tiche lovecraftiane. Quanto ha pesato l’influenza del grande autore di Providence su di lei? Ritiene che vi sia un fondo di potenze oscure che in qualche modo influenza l’agire umano?
“Io amo H.P. Lovecraft nonostante le sue pecche come scrittore. Ma non credo nel sovrannaturale, ad eccezione che nei film e nella letteratura”.
Un autore a noi caro, Oswald Spengler, intorno al 1920 pubblicò il suo famoso libro “Il tramonto dell’Occidente”, in cui tratteggiava il percorso che fanno tutte le grandi civiltà dalla nascita fino alla morte. Nei suoi film più distopici, come “Fuga da New York”, “Essi vivono”, “Distretto 13” e “Fantasmi da Marte”, possiamo in qualche modo rintracciare elementi di questa critica della civiltà. Lo sviluppo economico e l’ossessione per la sicurezza rischiano di far collassare definitivamente la civiltà occidentale?
“E’ possibile. Tutto ciò che possiamo fare è sperare che l’umanità sopravviva”.
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Metropoli dominate da bande, orde barbariche pronte a distruggere tutto ciò che incontrano sul loro cammino, influenze straniere sulle menti umane e così via, nei suoi film si trova una serie di elementi di dura critica sociale. Il mondo di oggi nasconde il rischio reale di esplodere a causa di conflitti latenti? Possiamo dire che l’abisso di odio e distruzione che si nasconde nell’animo umano può infiammarsi da un momento all’altro in un panorama da “fine della civiltà”?
“Tutto ciò che esponete è possibile. Per quanto attiene il mio lavoro, queste sono solo storie. Queste hanno degli elementi tematici che si riferiscono alla situazione critica in cui versano gli umani”.
Nella sua lunga carriera da regista, musicista e oggi anche fumettista, la complessità della realtà e l’irrazionalità del terrore si incontrano forse per indurre lo spettatore a cambiare punto di vista sul mondo. Possiamo dire che la complessità delle emozioni umane può essere sintetizzata e sublimata attraverso un atto creativo che la renda per così dire universale? Quanto c’è di animale e istintuale nei grandi sentimenti umani?
“Non ritengo sia possibile sintetizzare o semplificare le emozioni umane”.
La paura della morte e dell’ignoto sono state af- frontate dalle varie culture tradizionali in modi specifici attraverso il rito, il mito e la religione. Dal suo punto di vista la tradizione intesa come patrimonio di saggezza, consuetudine e coraggio può in qualche modo fornire all’essere umano quelle sicurezze autentiche che oggi sembrano svanire?
“L’uomo ha sempre raccontato questo genere di storie attorno ai fuochi da campo, dacché ha iniziato a camminare eretto”.
Come vede la storia americana contemporanea e le tensioni che sembrano agitare gli stati uniti, prefigurando forse le tensioni etniche, sociali e religiose che solo ora iniziano a divampare per tutta Europa?
“Gli americani sono unici. Siamo ancorati alla storia ma al tempo stesso abbiamo la volontà di cambiare, di adattarci ad alcuni aspetti della modernità”.
Concludendo la ringraziamo per il suo tempo e la sua disponibilità, è per noi un grande onore e un piacere. Dopo il successo del suo tour, quali progetti dobbiamo aspettarci da John Carpenter?
“Il mio prossimo progetto è di vivere un altro giorno ancora!”
(da Rivista Polemos n.4)