È difficile che sbagli un colpo, Clemente Mastella. Il fiuto e la lunga esperienza fanno sì che l’attuale sindaco di Benevento sia vissuto, dagli addetti ai lavori, come una sorta di affidabile segnale per capire chi potrebbe vincere le elezioni. Ciò vale anche in Campania. Esclusa la parentesi delle ultime elezioni nel 2015, l’ex Guardasigilli non ha mai sbagliato. Nel 2000 schierò l’Udeur con Antonio Bassolino e ottenne l’elezione di tre consiglieri, oltre a più di 200mila voti. Cinque anni dopo rimase accanto all’ex sindaco di Napoli e aumentò quasi del 50% voti e rappresentanza in consiglio regionale: poco più di 292mila voti e cinque consiglieri eletti. Nel 2010, però, scelse di sostenere Stefano Caldoro. Vinse, ma l’Udeur non ripetè quella straordinaria performance, travolto come fu dalle scissioni interne: non confermò che 93mila voti circa grazie a cui però, riuscì a far eleggere due consiglieri.
Per chi suona il Campanile
Quella fu l’ultima volta che gli elettori si videro sulla scheda elettorale il simbolo del Campanile. Ma potrebbero ritrovarselo presto nell’urna. Clemente Mastella, infatti, ha presentato il progetto politico Noi Campani. Si tratta dell’evoluzione, su scala regionale, di quello locale di Noi Sanniti. Con Noi Campani, Mastella sancisce il divorzio col centrodestra e proporrà la riedizione del campanile, azzurro e cinto di un tricolore, alla coalizione a sostegno del governatore uscente, Vincenzo De Luca.
Ma, almeno all’inizio, non sarebbe dovuta andare così. Tutto è cominciato poco meno di un anno fa quando, l’estate scorsa, Mastella accarezza l’idea di candidarsi alla Regione. Ma non ha alcuna intenzione di chiedere l’incoronazione da Roma. L’ex Guardasigilli spinge perché in Campania si celebrino le primarie e col voto si scelga il presidente da opporre all’uscente Vincenzo De Luca. I suoi annunciano la costituzione dei circoli, decine e decine, sul territorio regionale e chiedono a Mara Carfagna, che intanto era stata nominata (con Antonio Tajani) coordinatrice nazionale di Forza Italia, di farsi portavoce e sostenere l’idea della scelta dal basso di un candidato.
I no della Lega
C’è un problema, però. La Lega, dell’ex presidente Udeur, non ne vuol sentire parlare. Anche se la Campania è considerata casella di Forza Italia e ancora non sono sorte complicazioni tra gli alleati, i leghisti si sarebbero da subito opposti anche solo all’idea di sostenere un’eventuale candidatura di Clemente Mastella. E c’è maretta anche tra gli azzurri. L’agitazione arriva fino a Benevento dove la crisi si fa politica. E qualcuno pur sogna di compiere l’efferato atto del parricidio politico. A gennaio la maggioranza consiliare traballa. Al punto da indurre il sindaco a rassegnare le sue dimissioni. Era il 2 febbraio quando, sbottando contro i presunti ricatti dei lillipuziani, aveva deciso di farsi da parte. Secondo i rumors, Mastella avrebbe avuto in mente di ricandidarsi (ancora col centrodestra) per una resa dei conti politica. Ma sul suo nome, anche da sindaco così come era già accaduto per le Regionali, sarebbe piovuto di nuovo l’inesorabile niet della Lega.
Un “amico” inaspettato
Intanto, tra chi aveva preso le difese di Mastella c’era stato, un po’ a sorpresa, proprio il governatore De Luca. Già a gennaio, durante una visita in città, aveva invitato le forze politiche cittadine a trovare un equilibrio, a evitare dimissioni e traumi politici. Inoltre aveva rilanciato, al di là della cortesia istituzionale e dell’ironia nel chiedere la cittadinanza onoraria di Benevento, l’idea di un patto per una Campania policentrica: parole al miele per un democristiano di lungo corso che ha consacrato la sua attività politica alla difesa del Campanile, alla tutela della periferia.
Nel frattempo, Mastella ha ritrovato la quadra (anche perché intanto Forza Italia aveva minacciato epurazioni e promesso veti alle candidature su chiunque avesse continuato a fargli la guerra) e ha ritirato le dimissioni da sindaco di Benevento. Il rapporto tra De Luca e Mastella si è andato, dunque, consolidandosi. Sembra passato un secolo, e non dieci anni, da quel comizio in piazza del Plebiscito in cui, il 20 marzo del 2010, l’ex sindaco di Salerno –al tempo per la prima volta candidato alla guida della Regione Campania – aveva riservato contumelie non da poco agli ex diccì (Mastella, sì ma pure De Mita e Cirino Pomicino) che ora si ritrova tutti al suo fianco nella battaglia della riconferma.
“Salvini Messia? Io seguo altra religione”
Se Mastella ha perdonato a De Luca, di certo non lascerà passare sotto traccia le accuse di Matteo Salvini. Alla Lega ha tante cose da rimproverare: l’idiosincrasia tra lui e l’ex Carroccio si potrebbe dire ideologica. E dopo aver incassato gli strali del Capitano, il sindaco di Benevento non le ha certo mandate a dire: “Salvini sembra avere un’ossessione verso di me e di coloro i quali hanno cultura e stile democristiano. L’ho conosciuto da eurodeputato, non mi è parso un’aquila allora e non cambio idea oggi”. E poi ha calato l’asso: “Se lui è l’alternativa in Campania? Salvini, uno che ci detestava, è chi non fidandosi dei meridionali ha commissariato il suo partito con gente solo del Nord”. E quindi ha sentenziato: “Se lui è il Messia per la Campania, io preferisco seguire un’altra religione politica”.
Alea iacta est. Solo il voto ci potrà dire se il fiuto da vecchio democristiano di Clemente Mastella abbia funzionato ancora una volta oppure se si sia inceppato. Fatto sta che sarà interessante vedere come andrà a finire la sfida nella sfida delle Regionali campane: la Lega, che al Nord è nata e cresciuta nelle periferie, riuscirà a far breccia nei centri lontani dalle città e nei borghi di provincia dove intere generazioni si sono succedute senza mai tradire il ceto politico di riferimento?
Focus regionali Campania: le puntate precedenti
Campania, la Lega stoppa l’azzurro Caldoro. Le altre opzioni del centrodestra
É vero che il Sannita porta voti, ma é altrettanto vero che senza di lui in coalizione la Lega può guadagnarci in credibilità. Stiamo parlando del tipico democristiano che pur di essere sempre al potere stringe patti con cani e porci: come dimenticarsi del suo appoggio a Prodi alle politiche del 2006, e l’ingresso in una coalizione che comprendeva anche Bertinotti e Diliberto, cioè l’estrema sinistra. Poi per problemi suoi giudiziari, dopo un anno e mezzo ha fatto cadere quel ggoverno, certamente un fatto meritorio, ma sarebbe stato meglio se non avesse mai fatto parte di quell’armata Brancaleone che fu il centrosinistra 14 anni fa.
Politicamente inaffidabile, meglio farne a meno…
Ma la logica del nostro sud assistenzialista e prebendario non premia la coerenza, la credibilità…
Mastella con Casini è la quintessenza dell’arrivismo ondivago del politicamente inaffidabile.Lo dimostra ancora una volta, essendo stato raccattato dall’oblio marginalizzante del suo status politico dal centro destra,proponendolo supportandolo con forza per l’investitura a sindaco di Benevento.Ora tradisce ancora una volta andando con De Luca.Sapendo benissimo che De Luca è morfologicamente molto più di destra di Salvini.Mi chiedo è mai possibile che G Vasso non se ne sia accorto!!??