Un altro libro, un altro viaggio. Non epico, eroico e avventuroso come quello di “Trillirì” di Mario Carli, non rappresentativo di un intero popolo e di un fenomeno storico ben preciso come quello di “Sepp” di Carrillo, ma al contrario poetico, magico, femminile, singolare ed intimo (e, d’altra parte, di “universale” Nada conosce solo il “pasticcio” di una sua famosa canzone…): così è “Il mio cuore umano”, prima, breve ma intensa raccolta di “memorie di una ragazza perbene” dell’anticonformista – ma non troppo – Nada Malanima, cantante famosa come “Nada”.
Il volumetto, esteticamente essenziale ma elegante, uscito per la prima volta ormai dieci anni fa e poi seguito da altri tre, ripercorre le vicende familiari dei Malanima, famiglia contadina del livornese, viste attraverso gli occhi di una Nada ancora bambina, ma cresciuta anzitempo a causa della forte depressione della madre e della sua infanzia solitaria, trascorsa più spesso tra i libri di una canonica polverosa che a giocare nei verdi prati della Toscana.
Contrariamente a quanto possa sembrare di primo acchito, il racconto è sincero, potente e a volte malinconico, ma mai davvero triste, nemmeno quando affronta tematiche crude e aneddoti di paese assai cruenti – tra le prime fra tutte spicca il rapporto con la morte e la sofferenza (assai attuale, in tempo di pandemia globale!), tra i secondi l’omicidio del fratello del nonno e poi il crime passionnel ai danni del suo amante compiuto, di fronte a tutti, da Bianca, la bella locandiera del paese.
Da leggere (a qualsiasi età!) ascoltando vecchi dischi di Guccini, e, ovviamente, di Nada.
https://www.youtube.com/watch?v=vk69MwiRhLE
*”Il mio cuore umano” di Nada Malanima (Edizioni di Atlantide, Roma, 133 pp., 20 euro)