Tutti conoscono il Mario Carli eroico e bellicoso, quello di “Arditismo” e de “Il mio cuore tra i reticolati”. Parecchi conoscono il Carli fiumano, quello dei diari di “Con d’Annunzio a Fiume”. Quasi nessuno però ricorda il Carli mondano, quello di “Trillirì” e di “Antisnobismo”.
Volendo astenermi, per palese conflitto d’interessi, dal parlare ai pochi che mi leggeranno del secondo, mi sono dedicata alla lettura del primo (“Trillirì”, Aga Editrice, Cusano Milanino, 2013), scorrevole romanzo erotico e d’avventura dei primi anni ’20, ambientato a cavallo tra la Milano elegante delle sale da tè e dei caffè e la scatenata “festa mobile” della Fiume italiana.
La storia
La trama è, come spesso avviene per i romanzi dell’epoca, relativamente semplice: il protagonista, Bruno Landeschi, è un aviatore e uno scrittore di successo che nonostante un nutrito numero di frequentazioni galanti non ha ancora incontrato la donna giusta. Un giorno, per puro caso, un’amica gli presenta l’ingenua e bamboleggiante Teresa Lery, allora appena maggiorenne, e lui la rinomina immediatamente, onomatopeicamente, “Trillirì”, facendo di lei una sua creazione artistica, una sorta di figlia-amante, protagonista di una fantasia incestuosa non poco pruriginosa (soprattutto per gli standard dell’epoca!). I due amanti organizzano una “fuitina”, aspramente condannata dalla di lei sorella ma non dalla legge e dai tribunali italiani, e, dopo un breve periodo di felicità a due vissuta a Milano, si recano rocambolescamente a Fiume, dove Bruno, accolto come un fratello da un Comandante ancora sfavillante di fascino e da Guido Keller, collega aviatore, viene mano a mano sempre più assorbito dagli entusiasmi e dagli ardori della “Città di Vita”. Segue del dramma, un po’ di amore e di guerra, musica, qualche “colpo di mano”, e poi altro dramma, inframmezzati da acuti e ironici schizzi sulle personalità più in vista durante la “festa della Rivoluzione”.
L’unico romanzo fiumano
“Trillirì”, infatti, è l’unico vero e proprio romanzo fiumano scritto da qualcuno che a Fiume c’è stato, e ha quindi il duplice valore di lettura rilassante e sollazzevole – bene prezioso in questi tempi di reclusione forzata – e di documento storico (con buona pace dei pur piacevoli romanzi fiumani di Gabriele Marconi e Orlando Donfrancesco, rispettivamente “Le stelle danzanti” e “Sulla cima del mondo”).
Sottofondo e bicchiere in mano
Da leggere ascoltando il nuovo vinile degli IANVA e sorseggiando Sangue Morlacco.