Marco Valle, Giorgio Ballario e Piero Visani con in mano il volume di Idrovolante dedicato a SpaggiariL’ultima bizzarria di Piero Visani, che non si proclamava cristiano e non ha mai risparmiato critiche alle religioni in generale, è stata di morire nel giorno di Pasqua. Certo una strana casualità, visto che da un paio di settimane era ricoverato in ospedale a Torino, in coma, dopo un ictus che l’aveva colpito a fine marzo.
Se ne va così, a settant’anni non ancora compiuti, uno dei principali protagonisti della cosiddetta Nuova Destra che all’inizio degli anni Ottanta ha scosso il sonnolento panorama politico della destra post-fascista ma anche le certezze di una sinistra intellettuale che, suo malgrado, in quel periodo cominciò a fare i conti con chi, dall’altra sponda, rispondeva con le armi della cultura invece di proporre una trita e becera cultura delle armi.
Della ND Piero Visani è stato uno dei principali animatori, con Marco Tarchi, Stenio Solinas, Giuseppe Del Ninno, Umberto Croppi, Maurizio Cabona, Peppe Nanni. E forse, sia detto con il massimo rispetto per tutti gli altri, anche uno dei più originali: così distante dalla militanza ex missina, dalla cultura del cattolicesimo di destra, dalle sirene della retorica nazionalista. Visani, in questo senso, è sempre stato un eccentrico, di formazione anglosassone (ha vissuto a lungo nell’amata Edimburgo), con una solida cultura classica innestata su una formazione di scienza della politica e polemologia. Non è un caso, probabilmente, che sia stato anche uno tra i primi ad abbandonare l’esperienza di ND, considerando ormai chiuso il suo ciclo più proficuo.
Fatta salva una parentesi alla metà degli anni Novanta, quando si candidò senza successo alle elezioni regionali del Piemonte per Alleanza Nazionale, Piero Visani non ha più bazzicato gli ambienti della politica. Una persona come lui, profondamente preparata dal punto di vista professionale e culturale e naturalmente aristocratica nella concezione dei rapporti umani, mal tollerava le forme di selezione dei partiti, dove il leccapiedi più fedele e spregiudicato sopravanza con facilità le persone di maggior spessore intellettuale. E dove la banalizzazione dello slogan prevale sulla profondità delle analisi.
Per molti anni Visani ha lavorato come consulente del ministero della Difesa, dello stato maggiore della Marina Militare e in seguito della presidenza della Repubblica all’epoca di Cossiga, prima di aprire una società di studi strategici che lavorava soprattutto per aziende private con analisi internazionali di tipo economico e strategico. Sempre in questo anni ha svolto un’intensa attività giornalistica scrivendo per La Gazzetta Ticinese, Il Giornale, La Gazzetta di Parma, Il Sole 24 Ore, il Secolo d’Italia, L’Indipendente e Linea.
Accantonato l’impegno politico, Piero Visani non ha però mai abbandonato le amicizie coltivate nel corso degli anni: poche, selezionate, com’era nel suo costume. E in tempi più recenti aveva riallacciato molti contatti con il mondo disperso degli anni Ottanta grazie ai social, soprattutto Facebook, dove spesso distillava piccole ma profonde pillole analitiche nel campo della strategia e della politica internazionale. Nel 2018 aveva pubblicato con Oaks Editrice la prima parte della “Storia della guerra dall’antichità al Novecento”, di cui aveva da poco terminato la seconda parte che, ci auguriamo, verrà pubblicata a breve.
Lascia il figlio Umberto e la moglie Patrizia, ai quali vanno le nostre condoglianze.
Mi sia concesso un piccolo ricordo personale. Ho conosciuto Piero Visani, ormai quasi quarant’anni, fa dopo una conferenza al liceo classico Massimo d’Azeglio di Torino (che era stato anche il suo). Rompendo una consolidata e “democratica” tradizione antifascista, che all’epoca impediva a chiunque fosse più a destra della Dc di poter avere accesso al più prestigioso liceo dell’intellighentsia subalpina, un gruppo di studenti era riuscito a organizzare un incontro pubblico in aula magna con due esponenti della Nuova Destra (Marco Tarchi e, appunto, Piero Visani) e due intellettuali di sinistra, Giorgio Galli e Costanzo Preve.
Da quel giorno, con pochi altri studenti del d’Azeglio, cominciammo a frequentare Piero, che allora aveva poco più di trent’anni ed era l’unico di ND che abitasse a Torino. In seguito quella frequentazione si è inevitabilmente diradata, ma non si è mai interrotta. Tanto da poter vantare di esser uno dei pochi ad avere una foto di Visani, persona oltremodo schiva e poco incline ai selfie, sorridente, dopo un pranzo in piazza Vittorio insieme con Marco Valle e Augusto Grandi (che non si vede perché è colui che ha scattato la foto). Ciao Piero, buon viaggio ovunque tu sia diretto. Ci mancherai, non ti dimenticheremo.
Il mio ricordo personale va ai tempi della sua collaborazione con il quindicinale Linea di cui eravamo , inevitabilmente, gli “strilloni” in terra sabauda. Poi ,come dici giustamente, solo Fb fece riallacciare i contatti
Una piccola correzione Giorgio.
A Torino, per lo meno per gli anni di frequentazione universitaria, si poteva annoverare nella ND anche Francesco Tomatis che da buon fuori sede aveva un alloggio che era la base per notturne dissertazioni.
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