• Home
  • Il Clan
  • Privacy Policy
  • Contatti
sabato 25 Giugno 2022
No Result
View All Result
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Barbadillo
Home Cultura

Focus (di C.Risè). Il Coronavirus effetto del globalismo. Quando cancelli i confini…

by Claudio Risè
22 Marzo 2020
in Cultura
0
Globalizzazione, brand e mercati

Il coronavirus ha le spalle larghe. Ormai è lui il colpevole di tutto, il Pericolo Pubblico Numero 1 (e ciò è anche vero, oggi). Sarà però difficile liberarci di lui e dei suoi fratelli in giro per il mondo se non ci stampiamo bene in testa che non è il virus che è venuto da noi, ma (come è stato fatto notare dagli scienziati) siamo noi che siamo sconsideratamente andati a prendercelo fino ai sozzi mercati di Wuhan e dintorni. L’abbiamo fatto per far soldi: motivazione in sé legittima, ma non a prezzo della vita di tutti. Non che il Covid-19 non sia cattivo: è un maledetto virus, che non chiede nient’altro che animali o umani che lo ospitino, lo portino a spasso e gli diano da mangiare; finché, se non sono così forti da metterlo fuori combattimento, li uccide. Così facendo, si comporta esattamente come ognuna delle nostre altre dipendenze, dalla droga all’alcool, ai consumi compulsivi, alle diverse perversioni, ai disturbi alimentari e alla depressione per tutto quanto detto prima. Tutte caratteristiche della ricca e infelice epoca della globalizzazione: quella dello sviluppo delle movide fuori di testa scambiate per segno del progresso dai sindaci tipo canottiera “Milano non si ferma”, quando invece è venuto il momento di fermarsi, subito, e stare in casa con una bandana calda intorno alla testa, per aiutarla a tornare al proprio posto e smetterla di dire stupidaggini.
Dai commenti dell’establishment e dei suoi giornali invece, atterriti che l’epidemia possa nuocere alle “magnifiche sorti e progressive” della globalizzazione (che Giacomo Leopardi già intuiva, e beffava ne “La Ginestra”), parrebbe che sia lui, il virus, l’unico problema. Quando sarà passato – si fa credere – saremo a posto, anzi diventeremo più forti. Il Covid-19 sarebbe insomma come un subdolo nemico venuto qui per farci fuori; però nella favola noi vinceremo e sarà festa. Questa però è solo la versione fiabesca, buona per i gonzi, della più grave pandemia della postmodernità. Il virus non è il Nemico Cattivo di cui parlano i giornali (presentandolo come fosse un essere umano): non ha Quartier generali, truppe, strategie; non ha neppure un cervello (anche se potrebbe infilarsi nel nostro per farsi i fatti suoi) e nessuna morale. La presenza del Covid-19 nel mondo occidentale è il risultato automatico di uno stile di vita e modo di produzione che per avidità, fretta, anche ignoranza, ha messo tra parentesi i pericoli che da sempre minacciano l’uomo, il suo corpo e la sua vita.
Questa è la prima vera pandemia globale (dopo l’Aids, che l’aveva preannunciata verso la fine del secolo scorso) e ci mostra perfettamente per quale ragione il modello di sviluppo globalizzato sia un binario morto, da abbandonare al più presto: destabilizzante e omicida com’è porta solo alla morte. L’uomo non è globale, è locale: se lo stacchi dallo spirito e dalla comunione con la sua terra (il “genius loci” così caro a Jung), perde forze e si ammala. Non a caso, nelle ricerche (anche molto recenti) in cui si chiede alle persone a quale unità amministrativa siano più affezionate, la risposta più frequente non è l’Europa o lo Stato, ma la localizzazione più piccola e delimitata: la frazione del paese. Il territorio della nascita è il primo confine, dopo quello biologico del corpo, all’interno del quale si sviluppa la personalità. Senza questo limite preciso e amato non si forma affatto.
Sento già le obiezioni indignate: ma ormai siamo tutti cosmopoliti, cittadini del mondo! In realtà, anche se qualcuno cerca ancora di vendercela per buona come se fosse una novità straordinaria, quella del cittadino del mondo è una vecchia utopia tardo illuminista, già morta più di un secolo fa, quando con la prima guerra mondiale i paesi europei si assalirono improvvisamente come belve. Freud smascherò presto (nelle Considerazioni attuali sulla guerra e la morte) come i “comportamenti civili” (oggi: “politicamente corretti”) che avevano preceduto il conflitto coprendo i loro “fini egoistici”, fossero soprattutto frutto di ipocrisia. “La nostra attuale civiltà la favorisce … anzi si potrebbe ipotizzare che essa sia stata edificata proprio sull’ipocrisia e sarebbe costretta a cambiare solo quando gli uomini cominciassero a vivere secondo la propria verità psicologica”. Passare dall’egoismo ipocrita alla verità non è pero facilissimo.
Purtroppo sono spesso le epidemie (come anche le guerre) che rimettendo con forza in circolazione la morte, bandita dalle ipocrisie tranquillizzanti delle “società civilizzate”, costringono gli uomini a riscoprire la propria “verità”, e li obbligano ad uscire per forza dalle convenzioni imposte dagli egoismi dominanti nell’epoca. Così, dopo le morti e la sospensione della vita richiesta dalla lotta al virus, anche l’egoismo della Germania e paesi del nord dovrà probabilmente piegare la testa di fronte alla necessità di rimettere in moto l’economia europea. Ma intanto il rigorismo interessato su cui (malgrado l’opposizione di autorevolissimi economisti) fu fondata l’anacronistica proibizione di disavanzi nell’Unione Europea ha fatto i suoi danni e i suoi morti, lasciando mano libera a uno sviluppo caotico e miope, privo di autentici riferimenti umani. Come lo Sguardo Selvatico ha infatti già cominciato a raccontare, l’arrivo del virus non è un bizzarro incidente, ma un aspetto strutturale di questo tipo di sviluppo. Quando togli i confini agli uomini, non puoi aspettarti che li rispettino i virus.
Attenzione: l’elogio del confine non è razzismo, è umanità. È un diritto di ogni popolo quello al proprio territorio e alla propria lingua, e di regolarlo come meglio crede (come ha fatto il Regno Unito con la Brexit). Ed è anche un comando divino quello che impone all’uomo di rispettare questi limiti e non infrangerli volendo diventare come Dio e raggiungere il cielo come vuole fare quel popolo che (come racconta il libro biblico Genesi, 11, 1-9) costruisce l’altissima torre di Babele, che arriva fino al cielo. È proprio per impedire questa azione presuntuosa e blasfema che Dio rende incomprensibile la lingua del popolo che si crede “onnipotente”, disperdendone gli uomini in giro per il mondo. Lo sviluppo umano non nasce da un inflazionato e confuso “assalto al cielo” e alla divinità, ma dalla capacità di ogni nazione di nutrire un saldo rapporto con la propria terra e cultura. Come la rivista teologica internazionale Concilium ha dimostrato prima delle successive infatuazioni globaliste, non c’è perciò contraddizione tra la fedeltà alla propria terra e storia e l’universalismo religioso, cristiano. Chi ha i piedi saldi sulla propria terra riconosce istintivamente la dignità del rapporto dell’altro con la sua (molto più dell’affarista cosmopolita, che è spesso un pericolo per se stesso e per gli altri, come mostrano le pandemie). Ed è pronto ad aiutarlo a restarci, al contrario di chi lo apprezza solo come emigrante obbligatorio. Occorre però riconoscere le cose come stanno. Senza ascoltare altre leggende ipocrite. (da La Verità, 15 marzo 2020)

@barbadilloit

Claudio Risè

Claudio Risè

Claudio Risè su Barbadillo.it

Tags: Barbadilloclaudio risèconfinicoronavirusfrontiereglobalizzazionemercati

Related Posts

Il silenzio del solstizio

Il silenzio del solstizio

21 Giugno 2022
Cultura. Pasolini, le contraddizioni di un inaspettato conservatore

Pasolini tradito. Sparse riflessioni sul pasolinismo

21 Giugno 2022

IlRacconto. “Il silenzio di Giovanni” come insegnamento per l’oggi

Siracusa. Ifigenia in Tauride di Jacopo Gassmann: barbarie, fughe e red carpet

Annotazioni brevi sul percorso Iconografico del Volto di Cristo

Il Grande Risveglio secondo Dugin

Premio Acqui Ambiente XIV edizione: la premiazione il 2 luglio a Villa Ottolenghi

Leonardo Sinisgalli e la crisi della “funzione” del poeta

L’Aquila rievoca il 598esimo anniversario della Battaglia di Bazzano

Più letti

  • L’intervista.  Goikoetxea: “Il fallo su Maradona? La mia croce”

    L’intervista. Goikoetxea: “Il fallo su Maradona? La mia croce”

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Segnalibro. “Eurasia” e l’attuale ciclo politico dell’Europa

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Difesa. La memoria del cordiale in bustina (simbolo di un’Italia che non c’è più)

    33 shares
    Share 33 Tweet 0
  • Il caso. Arriva Rosiko il gioco da tavola di guerra tra i quartieri di Roma

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Statistiche. Tutti i colori delle maglie del calcio italiano: prevale il rosso

    0 shares
    Share 0 Tweet 0

Seguici su Facebook

Siti amici

  • 10 righe dai libri
  • Appennini di Gian Luca Diamanti
  • Arianna Editrice
  • Associazione Eumeswil Firenze
  • Calcio e statistiche
  • Diretta.it
  • Eclettica edizioni
  • Finanza Sexy
  • Hamelin Prog – Progressive Rock Magazine
  • Il blog di Roberto Perrone
  • Il diario del gigante Paolo Isotta
  • L'eminente dignità del provvisorio
  • linkiesta
  • melascrivo
  • Polémia
  • Rivista Visio
  • SilviaValerio.it
  • Storia in rete
Facebook Twitter Instagram

“All’orizzonte di quell’oceano ci sarebbe stata sempre un’altra isola, per riparsi durante un tifone, o per riposarsi e amare”.
Hugo Pratt

Barbadillo è un laboratorio di idee nel mare del web che, a differenza d’altri, non naviga a vista. Aspira ad essere un hub non conformista, un approdo libero nel quale raccogliere pensieri e parole e dove donne e uomini in marcia possono fermarsi a discutere insieme di politica, ecologia, musica, film, calcio, calci, pugni e rivoluzione.

Ultimi articoli

Il caso. Nostalgia Urss: un russo su due “rivaluta” Lenin

Le radici storiche del conflitto tra Russia e Ucraina

24 Giugno 2022
Il conflitto Ucraina-Russia visto da Canfora e Borgonovo

Il conflitto Ucraina-Russia visto da Canfora e Borgonovo

24 Giugno 2022
Nello Musumeci

Sicilia. Il passo di lato di Musumeci. Ora è pronto a non ricandidarsi

23 Giugno 2022

Ultimi commenti

  • Guidobono su Viaggio nell’Argentina da Peron al radicalismo
  • Guidobono su Viaggio nell’Argentina da Peron al radicalismo
  • Guidobono su Ucraina. Il triangolo che esclude l’Europa, impoverita dalle sue sanzioni
  • Guidobono su Ucraina. Il triangolo che esclude l’Europa, impoverita dalle sue sanzioni
  • Guidobono su Aspide. L’anima mediterranea immortale di Alba de Céspedes
  • Guidobono su Focus. La costituzione ucraina, l’Unione europea e la Nato
  • Guidobono su Focus. La costituzione ucraina, l’Unione europea e la Nato

with by amdotcom

No Result
View All Result
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Questo sito utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione. Se continui nella navigazione acconsenti all'uso dei cookie.OkLeggi di più