L’Italia descritta come patria dell’accoglienza registra in queste ore una serie di porte sbattute in faccia ai suoi cittadini, siano turisti o imprenditori. Francia, Austria, Israele… L’elenco dei paesi che scelgono misure di controllo severe nei confronti degli ingressi dall’Italia aumenta di ora in ora. Un contrappasso bello e buono per i buonisti e i progressisti.
La crisi del coronavirus, elemento scatenante di questa fase imprevedibile, costringe anche i globalisti, però, a soffermarsi sul valore delle frontiere, sul controllo dei confini. Anche i mondialisti più ottusi scoprono che tenere in sicurezza i confini agevola la difesa della salute dei cittadini. E’ un sentimento di buon senso. Oltre le ideologie. Ma c’è voluta questa crisi sanitaria per far demordere, o mettere in sordina, i santoni immigrazionisti.
L’opposto della xenofobia non è il “liberi tutti” delle centrali del pensiero progressista, ma una accoglienza fondata sulla dignità degli esseri umani (e di chi fugge dalle guerre) che incontra i diritti dei cittadini patrioti. Questa è la linea che sembra unire Macron, Kurz e Salvini. Non c’è più sovranismo o mondialismo, ma la riscoperta del valore sacrale dei confini unita alla difesa della sicurezza dei cittadini. Un ragionamento semplice che i popoli – ispirati da un principio autentico di autotutela – hanno compreso prima delle classi dirigenti illuminate…