Gli anni più belli di Gabriele Muccino, scritto dal regista con Paolo Costella, dura nove minuti in più del suo modello, C’eravamo tanto amati di Ettore Scola (1974), dal regista scritto con Age & Scarpelli. I tre decenni di Scola (1944-1974) diventano i quasi quattro (1982- 2019) di Muccino, in una diversa, per i tempi, ma analoga vicenda di gioventù e di maturità. Tre amici e una ragazza sono i personaggi principali di una ambiziosa ricapitolazione socio-politica nazionale.
Il più povero del gruppo (Pierfrancesco Favino), cresciuto in un semi-interrato, vuole essere un avvocato democratico, ma diventa sempre più avvocato e sempre meno democratico, fino a sposare la figlia (Nicoletta Romanoff) di un controverso ministro della Sanità (Francesco Acquaroli); il più agiato, alla nascita, del gruppo (Claudio Santamaria), figlio di una coppia hippie, firma sul Messaggero, ma alla moglie (Emma Marrone) ciò non basta; il più sensibile (Kim Rossi Stuart) è figlio di baristi, alleva uccelli, insegna al liceo e devotamente ama Gemma (Micaela Ramazzotti), che lo ricambia, ma devota non è…
Il pubblico fedele al Muccino degli albori ritroverà cognomi, nozze votate al naufragio, fuochi d’artificio, auto lucidissime (ma infine anche una impolverata) tipici dei film che ne decretarono il successo italiano, cui è seguito quello americano. Il pubblico fedele a Scola troverà in Muccino un continuatore, non un epigono, meno amaro e più speranzoso che vivere a qualcosa serva. I suoi attori consolidati degli ultimi vent’anni (Favino, Santamaria) sono maturati come lui e ricambiano la sua fiducia di allora. Altri, come la Romanoff, ritrovano con lui una meritata vetrina. (da Il Messaggero del 31 gennaio 2020)
*Gli anni più belli***1/2 – Commedia, Italia, 129’ – Regia di Gabriele Muccino, con Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria, Francesco Acquaroli