In questi giorni il dibattito pubblico italiano è incentrato sul cosiddetto “Meccanismo Europeo di Stabilità” (MES). Tutti i grandi canali d’informazione mainstream, ovviamente, si sono ben guardati dallo spiegare cosa sia realmente. Rartificato nel 2012, il trattato, è stato presentato agli occhi dell’opinione pubblica sotto l’etichetta di” Fondo Salva-Stati”, creato con il “nobile” scopo di aiutare i sottoscrittori che si trovino in difficoltà economica e finanziaria.
Come funziona? L’Italia si impegna a versare 125 miliardi e, in caso di pericolo default, entrerà in funzione il “Fondo Salva-Stati”. Il meccanismo prevede il prestito di somme di denaro – investite dall’Italia, nonché dagli altri partner europei fino ad un ammontare massimo di 700 miliardi – dietro pagamento di un interesse. Il MES, inoltre, potrà decidere unilateralmente l’aumento della quota da versare al fondo senza l’obbligo di fornire alcun rendiconto sull’effettività del suo utilizzo. Si tratta di un sistema conosciuto in quanto già adottato da un’altra istituzione internazionale, il Fondo Monetario Internazionale, ed in quanto tale il MES si appresta a prenderne le veci in Europa.
Insomma, la vita economica e sociale di un’intera comunità nazionale sarà totalmente decisa dai burocrati dell’alta finanza, i quali avranno mani libere nel dilettarsi ad applicare misure volte a portare sul lastrico il popolo italiano così come accadde non poco tempo fa nella vicina Grecia. Quest’ultima, fu completamente depauperata delle proprie ricchezze al fine di mettere in salvo le banche francesi e tedesche. Di recente, non a caso, due banche tedesche (Deutsche Bank e Commerzbank) si trovano in stato di agonia tra tassi negativi e tagli ai dipendenti. Ciò rappresenta una delle possibili chiavi di lettura relative all’esigenza di rimodellare il “Fondo Salva-Stati”.
Approvare incondizionatamente la riforma del MES, pertanto, significherebbe adottare l’ennesimo piano di “riforme strutturali” le quali, nella buona sostanza dei fatti, si tradurranno: nell’adozione di una politica economica improntata all’aumento delle tasse; nel taglio alla spesa pubblica; nell’attacco diretto ai risparmi dei cittadini; nelle privatizzazioni con conseguente svendita del patrimonio pubblico italiano.
La questione MES, riapre sostanzialmente il discorso sul tema della sovranità. La situazione è molto seria poiché da un lato assistiamo all’ennesima violazione del principio di sovranità popolare in quanto vengono accettati, supinamente e senza alcun dibattito parlamentare, i diktat provenienti da Bruxelles; dall’altro riaffiora la necessità di riportare in auge il primato della politica. È palesemente chiaro che senza sovranità monetaria non può sussistere la sovranità politica. Il “caso MES”, con la complicità di una classe politica dirigente inadeguata e completamente asservita, ne è la prova provata. L’auspicio è che l’11 dicembre, giorno in cui il Parlamento sarà chiamato a pronunciarsi, le forze politiche mettano in campo un briciolo di orgoglio nazionale bloccando l’avanzata del MES in barba sia agli usurai euroinomani sia ad ogni servile manovra politica volta ad impedire ogni possibilità di futuri emendamenti al testo del trattato. (da Stanza101)
La sovranità noi l’abbiamo persa nel 1940, non nel 1943. Da quando dovemmo chiedere soccorso ai tedeschi contro i greci (!) ed in Nord Africa, poi pagandoli con lingottoni d’oro per difendere la Sicilia… Tutto il resto è fuffa. Si tratta ora di difendere il nostro interesse nazionale residuale, non di rivendicare superate ed inesistenti sovranità monetarie e politiche, alle quali abbiamo abdicato da quasi 80 anni…
Dal 1941, pardon….
Per non essere pignoli, il 14 dicembre 1940 Hitler decide l’intervento nei Balcani per non farci perdere del tutto la faccia e per mantenere una parvenza di superiorità militare all’Asse.
“Quest’ultima, fu completamente depauperata delle proprie ricchezze al fine di mettere in salvo le banche francesi e tedesche”: forse sarebbe bene rileggere prima di pubblicare…